Da Il Messaggero del 18/11/2004

Pranzo burrascoso tra i due leader. Poi in nottata, dopo un vertice da Casini, la prima bozza dell’accordo

Berlusconi-Fini, schiarita sui tagli Irpef

Il Cavaliere: passi avanti. Ma aveva minacciato: giù le tasse dal 2005 o niente Esteri

di Mario Ajello

ROMA - Un pranzo andato male, e la maionese impazzita su quel tavolo - attorno al quale sono seduti Berlusconi e Fini - dilaga per tutta la giornata a Montecitorio. Dove lo spettro della crisi di governo si affaccia nell’Aula, percorre il Transatlantico, diventa l’incubo dei ripetuti e agitatissimi e molteplici capannelli e vertici piccoli e grandi (La Russa e Gasparri vanno da Fini, Follini e Baccini con Casini, i deputati di An in riunioni-fiume...) nei quali tutti incontrano tutti per capire in quale direzione si sta andando, nessuno lo sa ma ognuno capisce che si sta andando verso il peggio. Nella notte la schiarita con Berlusconi che esce dal vertice con Fini, Siniscalco e Baldassarri spiegando che sull’Irpef «sono stati fatti grossi passi avanti», di «andare a dormire più tranquillo» e che oggi Fini verrà nominato ministro degli Esteri. Manca il via libera di Udc e Lega ma dopo una giornata di scontri, l’intesa potrebbe essere vicina.

Nel pranzo di ieri della maionese impazzita, Berlusconi ha posto a Fini in termini ultimativi la necessità della riduzione dell’Irpef, nel 2005. Legandola, di fatto, alla nomina del vice-premier a ministro degli esteri. Fini ribadisce le proprie perplessità sul taglio fiscale. Berlusconi non demorde nel suo intento. Come minimo, il risultato è lo stallo. E la bagarre in Parlamento: dove il Polo si ritrova con una Finanziaria che non si riesce a fare e un rimpasto che sembra venir meno. Anche se «la nomina di Fini agli esteri domani (oggi, ndr) ci sarà»: così almeno sostiene La Russa in mezzo alle voci di chi come Tabacci (Udc) già dice che «questa maggioranza dura ancora poche ore» e di chi (lo stesso La Russa nel primo pomeriggio) aveva confermato le difficoltà: «Nè intesa nè rottura». Ovvero: uno sfarinamento che non riesce a sfarinarsi.

In serata, quasi in corteo, irrompono in Transatlantico (reduci da una delle tante riunioni che si accavallano) una ventina di deputati di An. Li guida Gasparri (che non perde l’ottimismo) e anche La Russa è della compagnia. Vanno verso l’Aula, per le votazioni sulla Finanziaria, e ’Gnazio ridendo proclama con un gioco di parole: «Via le truppe dall’Irap!». Forse traducibile così: Fini vada all’estero e del taglio delle tasse se ne parlerà in seguito, magari pure molto ma molto in seguito... Se così fosse, sarebbe la prima volta che il Venditore per Eccellenza prende un bidone da qualcuno. E ad escludere la possibilità, è poco dopo lo stesso Berlusconi. Il quale all’ora di cena arriva alla Camera, per incontrare Casini, e rilancia le sue carte: «Sono sempre più convinto che bisogna fare subito il taglio dell’Irpef. E’ la prima tappa verso una riduzione delle richieste dello Stato verso i cittadini. E’ da lì che di deve cominciare. E stiamo appunto lavorando in tale direzione». I deputati del Polo, appena incrociano un giornalista, gli domandano: che cosa sta accadendo? Nessuno di loro lo sa. Malgieri (di An) ha intanto organizzato per stamane un convegno intitolato «Quale futuro per il centro-destra». E fioccano le auto-ironie: «C’è ancora un futuro per il centro-destra?», «C’è ancora il centro-destra?». E via sorridendo amaramente. «C’è un atmosfera di spaesamento», ammette Buontempo. Il forzista Cicchitto ostenta tranquillità: «La maggioranza sta discutendo in modo trasparente quale politica fiscale è più efficace». La Russa assicura che «sulle tasse siamo in alto mare». Il quadro cambia ogni nano-secondo, mandando in altalena i cuori polisti: pessimismo, ottimismo, di nuovo incubo del tutti a casa, riecco un raggio di luce, che si spegne e poi si riaccende velocità vertigionosa e a rischio tilt. Ma Berlusconi è impassibile. Intorno alle dieci della sera, uscendo dall’incontro con Casini terminato con un abbraccio, annuncia: «Io sono sempre ottimista».

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