Da La Repubblica del 21/11/2004

Il miracolo italiano: leader di governo e di opposizione

di Ilvo Diamanti

È un Paese singolare, l´Italia. Dove nessuno si rassegna a governare. Anche quando sta al governo. Lo stesso premier, Silvio Berlusconi. Appare, da tempo, insofferente. Tanto più dopo le elezioni di giugno. Si sente ostacolato, frenato, neutralizzato. E non fa nulla per nasconderlo. Perché il tempo passa e le promesse fatte restano tali. Le tasse: si è impegnato a ridurle, davanti a milioni di italiani. Nella sede istituzionale più autorevole di questa Repubblica. Il salotto di Bruno Vespa. E oggi, dopo tre anni e mezzo dall´annuncio, a diciotto mesi dalle prossime elezioni, ancora non c´è riuscito. Non per propria colpa, lamenta Berlusconi, che, avesse potuto, le avrebbe ridotte dopo pochi mesi. Ma per la congiura degli eventi globali. L´attacco alle torri gemelle, la lotta al terrorismo, la stagnazione dei mercati, l´instabilità finanziaria. E perché, in Italia, nemici insidiosi ostacolano, con successo, il progetto di liberare gli italiani dal fisco. Per questo, nei giorni scorsi, il premier ha lanciato l´ennesimo ultimatum. Minacciando di sciogliere le Camere e di andare al voto. Subito. E da solo. Con il suo partito, che nell´ultimo anno è divenuto, più che nel passato, la sua ombra. Berlusconi e Forza Italia. Contro i conservatori, i nemici delle riforme. L´opposizione reale. Che, però, non sta nel centrosinistra, troppo debole, in Parlamento, per potersi opporre seriamente. Si annida, invece, tra i suoi (presunti) alleati. Udc e An. Ex-democristiani ed ex-fascisti. Statalisti. Attenti, fin troppo, ai costi "sociali". Agli impegni europei. Ai vincoli finanziari e di bilancio. L´opposizione che gli impedisce di governare. Sta al governo. Insieme a lui. Lo stringe d´assedio.

Il premier, d´altronde, l´ha detto altre volte, spazientito. È difficile decidere e fare quando non si è sovrani assoluti. Ma Forza Italia, alle europee di giugno, ha raggiunto a malapena il 20% dei voti. Meno della metà dei voti della coalizione. E oggi i sondaggi stimano in ulteriore calo la Cdl e, soprattutto, Fi. Un declino logorante. Che Berlusconi soffre. E non intende accettare. Vorrebbe, per questo, reagire. Rimettersi in piedi, con un colpo di reni dei suoi. Datemi la maggioranza assoluta dei voti, ha invocato, poche settimane fa. Così non dovrò piegarmi ai ricatti e ai compromessi. E potrò rispettare il mio patto, con gli italiani. Scherzava, da battutista consumato qual è. Ma non troppo. È che non ci riesce proprio, Berlusconi, a governare, in queste condizioni frustranti. Negoziando ogni giorno con l´opposizione che sta al governo. Con Fini e Follini. Follini e Fini. Costretto, perfino, a defilarsi, a trattenersi, a parlare poco e piano, per non urtare la suscettibilità degli alleati-oppositori. Berlusconi, invece, è uomo d´azione. Protagonista. Gli interessano le grandi scelte e le grandi questioni. Perfino l´Italia sembra andargli stretta, ora che si è abituato a interloquire con i potenti del mondo. PUTIN e BLAIR. Ma soprattutto BUSH. A cui dà del tu. Con cui scherza e discute dei destini del globo. Lui, come può adattarsi, a perdere tante energie e tanto tempo nelle mediazioni infinite con follini e con fini? I quali non si accontentano degli incarichi che egli è disposto a riconoscere loro. Vorrebbero condizionare le sue scelte, la sua linea. E non capiscono, non vogliono capire che siamo in una "Repubblica personale"; nella "Repubblica del premier". Non si rendono conto, fini e follini, che gli italiani si aspettano che lui, Berlusconi, mantenga le promesse fatte tre anni fa; e abbassi loro le tasse. Che, altrimenti, lo puniranno. E con lui perderanno le elezioni anche gli altri inquilini della sua Casa, che oggi pretendono di farla da padroni. Per questo, Berlusconi, minaccia la crisi immediata. Per ridurre a ragione i "veri oppositori" attestati nella maggioranza. E per questo parla, Berlusconi, non da un uomo di governo. Ma come un uomo di opposizione. Perché, in fondo, lungo la via alle riforme annunciate, procede da solo. Contro tutti. E non finge: davvero "si sente" solo. Così, si spazientisce, si lamenta, polemizza. Contro coloro che non vogliono il cambiamento. E solidarizza, pubblicamente, con gli italiani, costretti a pagare le tasse, tante tasse, troppe tasse. Per colpa delle sinistre stataliste. Ma soprattutto dei conservatori che stanno al governo. Berlusconi: condivide la frustrazione dei cittadini, dei ceti medi impoveriti. E riconosce, ammette, che l´evasione fiscale, in queste condizioni, è comprensibile. Quasi legittima. Parla, Berlusconi, come uomo di lotta. Che, insieme agli italiani tartassati, combatte l´iniquità dello Stato, le inadempienze del governo. Parla, Berlusconi, e minaccia. La crisi. Come è solita fare la Lega Nord. L´unico partito di cui egli si fidi veramente. L´unico partito a non averlo abbandonato nella lotta contro l´ingiustizia della Giustizia. L´unico alleato fedele. Tanto più oggi, che Bossi è una presenza lontana; e l´ideologo creativo del "blocco nordista", Giulio Tremonti, è fuori gioco. Sacrificato, per soddisfare le pretese dei conservatori. La Lega. Usa un linguaggio d´opposizione. Contro Roma, il Sud, l´Unione Europea. Partito di lotta "nel" governo. L´opposizione del Nord che sta a Roma per contrastare meglio i piani dei conservatori e dei centralisti romani e del Sud. Gli uomini di Fini e di Follini.

È uno strano paese, il nostro. Una strana Repubblica. In cui nessuno accetta le responsabilità, il linguaggio, il ruolo del governo. L´opposizione di centrosinistra, che non riesce a essere governo-ombra. Si accontenta di stare all´ombra del governo, sperando che continui a farsi male da solo. Il premier, "costretto" a contrastare gli alleati-oppositori. L´Udc e An, che cercano di contrastare la monarchia assoluta del premier; e si oppongono alle provocazioni degli alleati leghisti. La Lega che, a Roma, si oppone ai post-fascisti e ai neo-democristiani. Mentre prosegue, sul territorio, la mobilitazione "contro": la minaccia dell´immigrazione; il degrado della famiglia e delle istituzioni tradizionali; omosessuali e islamici. Contro.

Minaccia, per questo, Berlusconi, elezioni subito. Anche se nessuno, davvero, nella Casa delle libertà, ci pensa davvero. A partire dal premier. Perché è una fase sfavorevole, al centrodestra, dal punto di vista degli orientamenti elettorali. E perché nessuno può pensare di vincere "divisi". Visto che il sistema elettorale premia le coalizioni larghe ed eterogenee. E, fino ad oggi, ogni "defezione", nell´uno e nell´altro schieramento, ha prodotto, come conseguenza, la sconfitta: del centrodestra, nel 1996; del centrosinistra, nel 2001.

Per cui è improbabile, a dir poco, che si vada ad elezioni prima della scadenza naturale. Che, d´altra parte, è vicina. Dopodomani. Subito dopo le elezioni regionali della prossima primavera. Troveranno un nuovo accordo, gli alleati-nemici, sulle tasse e su altre questioni. Un´intesa instabile, debole. Che lascerà tutti insoddisfatti e liberi di continuare il conflitto. Come ora. Più di ora. Tanto più quanto più vicine saranno le elezioni. Dove ciascuno correrà con gli altri, per sé e contro gli altri. Per questo è probabile che la voglia di opposizione, in questo paese, si allarghi, dilaghi, fino a contagiare gli uomini del governo e della maggioranza. Perché in un sistema maggioritario personalizzato, come il nostro, le elezioni tendono a riassumersi in un referendum pro o contro chi governa. E allora, chi, nel centrodestra, sarà disposto a farsi "giudicare" in base allo stato dell´economia, dei servizi, della del costo e della qualità della vita? Chi, nella Cdl, vorrà farsi giudicare in base alle "promesse" del 2001? In base al contratto con gli italiani siglato da Berlusconi? Nessuno. Tanto meno Berlusconi. Per cui la voglia di opposizione crescerà e continuerà. Per debolezza, irresponsabilità. Per inseguire e assecondare una società abituata, da sempre, a pensarsi lontana dallo stato e dai partiti. Tutti all´opposizione. Magari per finta. Fino al voto del 2006.

Un altro primato, per Berlusconi. L´unico leader di governo a guidare l´opposizione.

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