Da La Stampa del 27/11/2004

Dal carcere Barghuti si candida alle elezioni

Al Fatah si trova una nuova ingombrante candidatura oltre a quella di Abu Mazen. Il presidente israeliano: se me lo chiedono, esaminerò la grazia

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Dalla cella del carcere di Beer Sheva dove sconta in totale isolamento cinque ergastoli comminatigli dal tribunale di Tel Aviv, il leader di al Fatah in Cisgiordania Marwan Barghuti ieri ha fatto sapere - attraverso intermediari - di essere interessato a candidarsi alla carica di presidente dell'Autorità palestinese, ossia di successore del Raiss Yasser Arafat.

La notizia, divulgata da un dirigente di al-Fatah di Betlemme (e finora non confermata dal legale di Barghuti, Jawad Boulos), è giunta alcune ore prima della riunione a Ramallah del Consiglio rivoluzionario di al Fatah: una seduta convocata per convalidare la scelta di candidato alla presidenza dell'Anp di Abu Mazen, il nuovo leader dell’Olp. La candidatura di Barghuti - se confermata - avrebbe l'effetto di spaccare al-Fatah, che sarebbe così costretto a presentarsi con due candidati al voto del 9 gennaio per le elezioni presidenziali. Il principale movimento politico palestinese si presenta in queste settimane altamente riottoso: le decisioni del Comitato centrale devono essere convalidate dal Consiglio rivoluzionario, ma anche la Commissione suprema vuole avere voce in capitolo nella scelta del candidato alla presidenza.

La stessa Commissione suprema è tuttavia spaccata fra i sostenitori di Abu Mazen e quelli di Barghuti, mentre la sezione libanese di al-Fatah ha fatto sapere ieri di preferire Abu Mazen. Tutte queste istituzioni sono a loro volta contestate da militanti di base che esigono - ormai da diversi anni - la convocazione del sesto congresso del partito. In questo contesto, Israele mantiene un atteggiamento prudente. «Se i palestinesi chiederanno una amnistia per Barghuti, la prenderò in esame», ha detto ieri il capo di Stato israeliano Moshe Katsav, senza impegnarsi a niente di più.

Fonti politiche palestinesi aggiungono che dietro le quinte la liberazione di Barghuti viene perorata dalla diplomazia europea: non in alternativa ad Abu Mazen, bensì come una pedina importante per rafforzare il suo controllo del potere. Ieri il ministro degli Esteri britannico Jack Straw ha avuto con Abu Mazen un lungo colloquio al termine del quale ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Arafat. Poco dopo, il suo incontro con Ariel Sharon è saltato: il premier, è stato reso noto, ha perso la voce e non è in grado di ricevere ospiti.

A irritare ulteriormente il governo israeliano è sopraggiunto Javeir Solana, il responsabile della politica estera europea, che ha detto alla Bbc: «Ho avuto contatti diretti con Hamas, non negli ultimi giorni. Non erano incontri lunghi. Il loro scopo era di chiarire da che parte sta la comunità internazionale». In seguito alla reazione adirata di Gerusalemme, l’ufficio di Solana ha precisato che il ministro «non ha avuto contatti diretti con Hamas».

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