Da Corriere della Sera del 02/12/2004
Finanziaria, governo verso il voto di fiducia
Fisco, oggi vertice Siniscalco-categorie: salta la revisione automatica degli studi di settore
di Mario Sensini
ROMA - Si allunga l’ombra del voto di fiducia sull’emendamento del governo alla Finanziaria con il taglio delle tasse. Una decisione formale non c’è ancora, ieri i ministri Maurizio Gasparri e Antonio Marzano hanno escluso che il Consiglio dei ministri ne abbia già parlato, ma gli indizi in questo senso si moltiplicano. Il più evidente lo ha fornito ieri il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas, affermando in Senato, dove è in corso l’esame della Finanziaria, che l’emendamento del governo è «immodificabile». Verso la fiducia spingono anche i tempi stretti d’esame, visto che la Finanziaria dovrà tornare alla Camera per la terza lettura il 21 dicembre, con i deputati che minacciano di rinviarlo ancora al Senato se questo non dovesse recepire i loro emendamenti, bloccati nel corso del primo esame. E spingono anche le numerose richieste di modifica del pacchetto fiscale arrivate anche dalla stessa maggioranza, con la Lega Nord che insiste per avere più fondi a disposizione degli sgravi Irap per le imprese.
TASSE BLINDATE - «L’emendamento è quello e quello resta» ha detto ieri Vegas ai senatori della Commissione Bilancio. «Quella è la riforma definitiva. Diciamo che può essere modificata solo con la stessa procedura, cioè con il passaggio e l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri. Si può forse migliorare, ma non in questa fase. Del resto - ha aggiunto Vegas abbandonandosi a una citazione dantesca - non si può disvoler ciò che si vuole». Tradotto in pratica significa che nessuno dei 220 sub-emendamenti alla riforma fiscale presentati al Senato potrà essere accolto dal governo. Nonostante la Lega insista sull’Irap.
Il relatore della Finanziaria, Paolo Franco, ha ribadito ancora ieri la richiesta di nuovi sgravi con una franchigia che favorisca le piccole e medie imprese. Mentre il ministro Roberto Calderoli, interpellato sulla blindatura dell’emendamento, ribatteva sibillinamente: «Ma quale maxi-emendamento? Siete sicuri che sia proprio quello? A me, più che maxi, sembra un emendamento medio».
STUDI SETTORE MENO AUTOMATICI - Il governo lavora anche sulla revisione delle norme contenute nella Finanziaria sugli studi di settore per gli autonomi, da cui sono attesi per il 2005 3,8 miliardi di euro. Oggi il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, incontrerà i presidenti delle categorie interessate agli studi per tirare le somme dei tavoli tecnici avviati per la revisione «concordata» delle regole. Il governo si è impegnato ad eliminare quanto meno l’aggiornamento automatico annuale degli studi sulla base di indici che l’Istat ha tra l’altro già detto di non poter elaborare. Il problema è quello di non pregiudicare il gettito. Al Senato è stato bocciato in Commissione un emendamento del leghista Francesco Moro che eliminava l’indicizzazione, con un costo previsto di 2 miliardi nel 2005. Secondo l’opposizione basta meno, poco più di un miliardo, ma comunque troppo per un bilancio senza risorse.
Talmente scarse che la riforma della previdenza integrativa, che doveva partire da gennaio con il Tfr nei fondi pensione, slitterà almeno fino a giugno. Anche se il ministro Maroni avrebbe avuto assicurazione da Siniscalco che arriveranno con un altro emendamento a breve, mancano i soldi per coprire l’operazione. Ovvero gli incentivi fiscali sul Tfr devoluto ai fondi, e le compensazioni per le imprese, cui verrebbe sottratta una forma di finanziamento alternativo a buon mercato. Intanto, con il rinvio a giugno, sei mesi di maggiori potenziali costi per il bilancio, sono stati risparmiati.
TASSE BLINDATE - «L’emendamento è quello e quello resta» ha detto ieri Vegas ai senatori della Commissione Bilancio. «Quella è la riforma definitiva. Diciamo che può essere modificata solo con la stessa procedura, cioè con il passaggio e l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri. Si può forse migliorare, ma non in questa fase. Del resto - ha aggiunto Vegas abbandonandosi a una citazione dantesca - non si può disvoler ciò che si vuole». Tradotto in pratica significa che nessuno dei 220 sub-emendamenti alla riforma fiscale presentati al Senato potrà essere accolto dal governo. Nonostante la Lega insista sull’Irap.
Il relatore della Finanziaria, Paolo Franco, ha ribadito ancora ieri la richiesta di nuovi sgravi con una franchigia che favorisca le piccole e medie imprese. Mentre il ministro Roberto Calderoli, interpellato sulla blindatura dell’emendamento, ribatteva sibillinamente: «Ma quale maxi-emendamento? Siete sicuri che sia proprio quello? A me, più che maxi, sembra un emendamento medio».
STUDI SETTORE MENO AUTOMATICI - Il governo lavora anche sulla revisione delle norme contenute nella Finanziaria sugli studi di settore per gli autonomi, da cui sono attesi per il 2005 3,8 miliardi di euro. Oggi il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, incontrerà i presidenti delle categorie interessate agli studi per tirare le somme dei tavoli tecnici avviati per la revisione «concordata» delle regole. Il governo si è impegnato ad eliminare quanto meno l’aggiornamento automatico annuale degli studi sulla base di indici che l’Istat ha tra l’altro già detto di non poter elaborare. Il problema è quello di non pregiudicare il gettito. Al Senato è stato bocciato in Commissione un emendamento del leghista Francesco Moro che eliminava l’indicizzazione, con un costo previsto di 2 miliardi nel 2005. Secondo l’opposizione basta meno, poco più di un miliardo, ma comunque troppo per un bilancio senza risorse.
Talmente scarse che la riforma della previdenza integrativa, che doveva partire da gennaio con il Tfr nei fondi pensione, slitterà almeno fino a giugno. Anche se il ministro Maroni avrebbe avuto assicurazione da Siniscalco che arriveranno con un altro emendamento a breve, mancano i soldi per coprire l’operazione. Ovvero gli incentivi fiscali sul Tfr devoluto ai fondi, e le compensazioni per le imprese, cui verrebbe sottratta una forma di finanziamento alternativo a buon mercato. Intanto, con il rinvio a giugno, sei mesi di maggiori potenziali costi per il bilancio, sono stati risparmiati.
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