Da Corriere della Sera del 29/11/2004
Congresso-show a Parigi. Il neopresidente vuole marcare la differenza con il passato. Oggi le dimissioni dal governo
Sarkozy al timone della nuova destra
In Francia i neogollisti scelgono il leader: 85 per cento dei voti al ministro dell’Economia
di Massimo Nava
PARIGI - Tifo da stadio, megaschermi, auguri firmati dalle stelle dello spettacolo, ovazioni. Abituati al clima austero delle assise golliste, il congresso che incorona Nicolas Sarkozy alla guida del partito rompe la tradizione. È un «Sarko show» all'americana, un applausometro per quarantamila militanti giunti da tutta la Francia, una festa più che un confronto di programmi, poiché tutto era già deciso e tutto adesso è nelle mani della nuova stella della politica francese. La scritta 85,1, la percentuale dei votanti per Sarkozy, campeggia sul palco e manda in visibilio le truppe che sventolano bandiere, intonano la Marsigliese e scandiscono: «Nicolas, Nicolas». In platea, il primo ministro Raffarin, la moglie di Chirac Bernardette, ministri e parlamentari applaudono e incassano l'avvenimento come un segno di un destino che sembra inchinarsi alle ambizioni del nuovo leader e al rullo compressore della politica-spettacolo. Anche le casse del partito, come il destino, si sono piegate a Sarko superstar: cinque milioni di euro per uno spettacolo che doveva stupire come una convention americana o come un congresso di Forza Italia, dove tutto è luminoso contorno all'incoronazione.
Sarkozy si è fatto precedere da personalità francesi e internazionali che hanno decantato in video le sue doti, il suo carisma, la sua determinazione: l'ex capo del governo spagnolo Aznar, la presidente della Cdu tedesca Angela Merkel, Jean Reno e Alain Delon, campioni dello sport, volti della televisione, lo scrittore Elie Wiesel.
Personalità non scelte a caso, ma punti di riferimento per cominciare a far capire direzione dell'astro nascente e il suo progetto per la Francia.
Il congresso straordinario dell'Ump (cartello elettorale trasformato in «unione per un movimento popolare») nasceva da una doppia esigenza: sostituire il delfino designato di Chirac, Alain Juppé, travolto da guai giudiziari, e ridare identità a un partito uscito malconcio dagli appuntamenti elettorali. In pochi mesi, Nicolas Sarkozy è riuscito a impadronirsene, con una straordinaria campagna di comunicazione che ha tirato dalla sua parte i giornali, l'establishment economico e buona parte dei quadri e dei deputati e che ha tolto di mezzo pretendenti ed avversari.
Alla fine, anche Jacques Chirac ha dato via libera all'ex pupillo diventato il più temibile avversario per la corsa all'Eliseo.
L'incoronazione ha nascosto divergenze e rivalità. Persino Bernardette Chirac ha dato il bacio benaugurate a Sarkozy e il presidente ha inviato un caloroso messaggio. Tutti si giurano lealtà e fedeltà. Ma ieri, con la stella di Sarkozy, non è ancora nato un nuovo partito per una nuova destra, bensì una nuova diarchia nel potere francese, dove tradizionalmente il partito risponde alle direttive del presidente. Sarkozy userà il partito per le sue ambizioni presidenziali. E il programma per convincere i francesi che lui può essere il condottiero di una nuova Francia. Che è un po' diversa da quella che piace a Chirac.
Da domani cominciano grandi manovre, molto meno spettacolari. Sarkozy lascerà il ministero dell'Economia. Per il successore si fanno diversi nomi, da Philippe Douste Blasy al patron della Telekom, Thierry Breton, ma il rimpasto è condizionato dalla tenuta del premier Raffarin e dalle scelte di Chirac per la sostituzione. Le elezioni presidenziali sono lontane (2007) eppure vicine per la politica francese. Come negli ultimi trent’anni, la destra insegue l'unità, ma la partita dell'Eliseo si gioca ancora sulla divisione e sulle rivalità personali. Chirac contro Balladour, Chirac contro Barré, Chirac contro Giscard, oggi Chirac contro Sarkozy. Chi la spunterà?
Sarkozy si è fatto precedere da personalità francesi e internazionali che hanno decantato in video le sue doti, il suo carisma, la sua determinazione: l'ex capo del governo spagnolo Aznar, la presidente della Cdu tedesca Angela Merkel, Jean Reno e Alain Delon, campioni dello sport, volti della televisione, lo scrittore Elie Wiesel.
Personalità non scelte a caso, ma punti di riferimento per cominciare a far capire direzione dell'astro nascente e il suo progetto per la Francia.
Il congresso straordinario dell'Ump (cartello elettorale trasformato in «unione per un movimento popolare») nasceva da una doppia esigenza: sostituire il delfino designato di Chirac, Alain Juppé, travolto da guai giudiziari, e ridare identità a un partito uscito malconcio dagli appuntamenti elettorali. In pochi mesi, Nicolas Sarkozy è riuscito a impadronirsene, con una straordinaria campagna di comunicazione che ha tirato dalla sua parte i giornali, l'establishment economico e buona parte dei quadri e dei deputati e che ha tolto di mezzo pretendenti ed avversari.
Alla fine, anche Jacques Chirac ha dato via libera all'ex pupillo diventato il più temibile avversario per la corsa all'Eliseo.
L'incoronazione ha nascosto divergenze e rivalità. Persino Bernardette Chirac ha dato il bacio benaugurate a Sarkozy e il presidente ha inviato un caloroso messaggio. Tutti si giurano lealtà e fedeltà. Ma ieri, con la stella di Sarkozy, non è ancora nato un nuovo partito per una nuova destra, bensì una nuova diarchia nel potere francese, dove tradizionalmente il partito risponde alle direttive del presidente. Sarkozy userà il partito per le sue ambizioni presidenziali. E il programma per convincere i francesi che lui può essere il condottiero di una nuova Francia. Che è un po' diversa da quella che piace a Chirac.
Da domani cominciano grandi manovre, molto meno spettacolari. Sarkozy lascerà il ministero dell'Economia. Per il successore si fanno diversi nomi, da Philippe Douste Blasy al patron della Telekom, Thierry Breton, ma il rimpasto è condizionato dalla tenuta del premier Raffarin e dalle scelte di Chirac per la sostituzione. Le elezioni presidenziali sono lontane (2007) eppure vicine per la politica francese. Come negli ultimi trent’anni, la destra insegue l'unità, ma la partita dell'Eliseo si gioca ancora sulla divisione e sulle rivalità personali. Chirac contro Balladour, Chirac contro Barré, Chirac contro Giscard, oggi Chirac contro Sarkozy. Chi la spunterà?
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