Da Corriere della Sera del 17/12/2004

Il Polo minimizza il conflitto con il Colle

di Massimo Franco

Probabilmente, la decisione era stata presa da giorni; e il governo la prevedeva. Sapeva che il Quirinale non aveva intenzione di far finta di niente sulla riforma della giustizia; che Carlo Azeglio Ciampi l’avrebbe rinviata alle Camere sospettando alcuni articoli di «palese inconstituzionalità». Ma la linea di difesa del centrodestra appare quella di minimizzare i rilievi presidenziali. In fondo, sul rinvio della legge Gasparri sulle tv, esattamente un anno fa, Silvio Berlusconi aveva interrotto per mesi i rapporti col capo dello Stato. Questa volta, la risposta del premier potrebbe prefigurare uno scontro istituzionale; ma non è così scontato. E’ vero che Berlusconi replica alla notizia del rinvio sostenendo che la riforma «è buona anche se un po’ all’acqua di rose». E aggiunge che la giustizia andrebbe cambiata ancora più a fondo; anche se «la via delle riforme è molto difficile, perché quando vai a incidere su privilegi e sprechi, hai contro tutti coloro che sono toccati». Il contorno delle reazioni governative, però, contraddice la sensazione di una guerra fra Palazzo Chigi e Quirinale.

Il tentativo del centrodestra, semmai, è di sopire; di spiegare che la sostanza della legge regge e che Ciampi, in fondo, avrebbe «tagliato un ramo, non l’albero», nella metafora del ministro leghista della Giustizia, Roberto Castelli. Per questo, l’opposizione invece sottolinea che il Quirinale «ha impedito saggiamente la violazione della Costituzione», nelle parole di Francesco Rutelli, presidente della Margherita. I diessini insistono sullo «schiaffo alla Casa delle Libertà».

E la accusano di interpretare in modo riduttivo le motivazioni di Ciampi solo per attutirne l’effetto politico. E’ una conferma indiretta del tentativo di non aprire un conflitto con il presidente della Repubblica. Sono da modificare «solo punti marginali», ripete Castelli. E all’unisono con palazzo Chigi annuncia che a febbraio saranno apportate le modifiche alla nuova legge e si procederà all’approvazione. In realtà, i rilievi presidenziali toccano direttamente lo stesso ruolo del ministro della Giustizia.

Il Quirinale boccia il testo sulle «linee della politica giudiziaria» comunicate al Parlamento dal governo all’inizio dell’anno. Per questo, il berlusconiano Giuseppe Gargani imputa a Ciampi di essersi comportato da «professore troppo severo». L’opposizione, invece, lo approva tentando perfino di forzare politicamente l’intento del rinvio. Ma il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, azzarda una posizione equilibrata: lodando le «puntuali e severe indicazioni» del capo dello Stato; ma chiedendo che riprenda il dialogo in Parlamento.

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