Da La Stampa del 17/12/2004
Via libera ad un pacchetto di interventi da 28,5 miliardi di euro, nel prossimo anno deficit al 2,7%
Siniscalco: Finanziaria imponente e strutturale
In Senato passa la fiducia. Oggi Berlusconi torna all’attacco del Patto di stabilità
di Roberto Giovannini
ROMA - La Finanziaria 2005 passa il giro di boa del Senato. Con 166 voti a favore e 111 contrari, il governo incassa la (scontata) fiducia sulla manovra economica 2005, che adesso si dirige verso Montecitorio per quella che presumibilmente sarà la lettura definitiva. Il governo non ha certo intenzione di riaprire la discussione sulle mediazioni tanto faticosamente individuate a Palazzo Madama, e ha già fatto capire che al primo segnale di difficoltà anche alla Camera si ricorrerà alla tagliola della fiducia. L’opposizione, però, annuncia una battaglia ostruzionistica (contestando merito e i metodi parlamentari seguiti dalla Cdl), ed è probabile che il voto finale sul pacchetto economico arrivi tra Natale e Capodanno.
La manovra che esce dal Senato è radicalmente diversa da quella approvata a Montecitorio: a parte la lunghezza e il profluvio di microprovvedimenti più o meno «importanti» di cui è stato farcito il maxiemendamento finale del governo, a cambiare del tutto il provvedimento è stato l’inserimento (faticoso e travagliato, come si ricorderà) della riforma fiscale voluta da Berlusconi. Così, adesso il pacchetto complessivo di interventi pesa (teoricamente) 28,5 miliardi di euro, di cui 24,1 di correzione dei conti pubblici per il 2005, che dovrebbero permettere di mantenere l’anno venturo il rapporto deficit/pil al 2,7%.
I tagli all’Irpef hanno di fatto costretto però a inserire, oltre a qualche intervento ulteriore di taglio alla spesa, anche nuovi aggravi del prelievo fiscale. E così, complessivamente, a fronte di tagli tributari per 5,7 miliardi di euro (Irpef, Irap, agricoltura) dal 2005 arriveranno 8,2 miliardi di incremento delle tasse: 3,8 con la rivalutazione degli studi di settore, 1,1 con la stangata sui bolli e le tasse governative, 500 milioni su tabacchi, più tassazione degli immobili affittati, riscossione e Tarsu. Ci sono poi due incognite: sul versante Ici, con le conseguenze della revisione degli estimi catastali e l’inserimento dei capannoni industriali, su quello Irpef con il rischio di sfondamento della spesa sanitaria da parte delle Regioni. E non sono mancati i dubbi - a cominciare da quelli espressi dalla Commissione Europea - sulla reale efficacia della manovra.
Tutte obiezioni che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi respinge al mittente. Da Bruxelles, il premier parla di «svolta epocale», poiché «si va invece che da uno Stato che aumenta continuamente le sue spese ad uno che cerca di diminuire le sue spese e soprattutto i suoi sprechi per costare di meno ai cittadini, il primo passo di un grande cammino verso uno Stato che riduce l'invadenza e aumenta la libertà economica dei cittadini». Berlusconi inoltre insiste sulla necessità di modificare il patto di Stabilità Ue, che impone il rispetto di tetti di indebitamento. Se ne discuterà formalmente a marzo, ma già oggi il premier ne parlerà con i colleghi, rilanciando la proposta (su cui però sembra esserci poco consenso) di far uscire le spese per infrastrutture dal computo del deficit, «una proposta ragionevole» che «reputo - ha detto - indispensabile per portare l'economia europea fuori dalla stagnazione».
E analogo giudizio estremamente positivo ha espresso in Aula al Senato il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, che nelle ultime settimane ha dovuto fare i conti con molte critiche a una manovra su cui la Cdl è pesantemente intervenuta nel nome della «collegialità». La Finanziaria non solo non è una stangata, ma è «quantitativamente imponente e strutturale, e guidata da due principi chiave: la stabilità dei conti e una minore invasività dello Stato nell'economia e nella vita dei cittadini». Una manovra che è partita da un quadro economico difficile che però migliorerà, poiché la crescita 2004 sarà maggiore dell’1,2% previsto, e arriverà all’1,4%.
Con la Finanziaria - afferma Siniscalco - «la spesa pubblica complessiva scende di oltre 12 miliardi rispetto al tendenziale e si assesta al 47,4% del Pil 2005 contro il 48,4% del 2004». «La spesa corrente - prosegue - comprensiva degli interessi si assesta al 44% del pil 2005 contro il 44,9% del 2004», e la pressione fiscale scende dal 41,8% del 2004 al 41,2% del 2005.. Guardando ai conti, il condono edilizio «sta producendo il gettito previsto», ma ora «la stagione di condoni e finita». Il bilancio beneficia inoltre di «cessioni di attivi valide per il deficit pari a 7 miliardi».
La manovra che esce dal Senato è radicalmente diversa da quella approvata a Montecitorio: a parte la lunghezza e il profluvio di microprovvedimenti più o meno «importanti» di cui è stato farcito il maxiemendamento finale del governo, a cambiare del tutto il provvedimento è stato l’inserimento (faticoso e travagliato, come si ricorderà) della riforma fiscale voluta da Berlusconi. Così, adesso il pacchetto complessivo di interventi pesa (teoricamente) 28,5 miliardi di euro, di cui 24,1 di correzione dei conti pubblici per il 2005, che dovrebbero permettere di mantenere l’anno venturo il rapporto deficit/pil al 2,7%.
I tagli all’Irpef hanno di fatto costretto però a inserire, oltre a qualche intervento ulteriore di taglio alla spesa, anche nuovi aggravi del prelievo fiscale. E così, complessivamente, a fronte di tagli tributari per 5,7 miliardi di euro (Irpef, Irap, agricoltura) dal 2005 arriveranno 8,2 miliardi di incremento delle tasse: 3,8 con la rivalutazione degli studi di settore, 1,1 con la stangata sui bolli e le tasse governative, 500 milioni su tabacchi, più tassazione degli immobili affittati, riscossione e Tarsu. Ci sono poi due incognite: sul versante Ici, con le conseguenze della revisione degli estimi catastali e l’inserimento dei capannoni industriali, su quello Irpef con il rischio di sfondamento della spesa sanitaria da parte delle Regioni. E non sono mancati i dubbi - a cominciare da quelli espressi dalla Commissione Europea - sulla reale efficacia della manovra.
Tutte obiezioni che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi respinge al mittente. Da Bruxelles, il premier parla di «svolta epocale», poiché «si va invece che da uno Stato che aumenta continuamente le sue spese ad uno che cerca di diminuire le sue spese e soprattutto i suoi sprechi per costare di meno ai cittadini, il primo passo di un grande cammino verso uno Stato che riduce l'invadenza e aumenta la libertà economica dei cittadini». Berlusconi inoltre insiste sulla necessità di modificare il patto di Stabilità Ue, che impone il rispetto di tetti di indebitamento. Se ne discuterà formalmente a marzo, ma già oggi il premier ne parlerà con i colleghi, rilanciando la proposta (su cui però sembra esserci poco consenso) di far uscire le spese per infrastrutture dal computo del deficit, «una proposta ragionevole» che «reputo - ha detto - indispensabile per portare l'economia europea fuori dalla stagnazione».
E analogo giudizio estremamente positivo ha espresso in Aula al Senato il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, che nelle ultime settimane ha dovuto fare i conti con molte critiche a una manovra su cui la Cdl è pesantemente intervenuta nel nome della «collegialità». La Finanziaria non solo non è una stangata, ma è «quantitativamente imponente e strutturale, e guidata da due principi chiave: la stabilità dei conti e una minore invasività dello Stato nell'economia e nella vita dei cittadini». Una manovra che è partita da un quadro economico difficile che però migliorerà, poiché la crescita 2004 sarà maggiore dell’1,2% previsto, e arriverà all’1,4%.
Con la Finanziaria - afferma Siniscalco - «la spesa pubblica complessiva scende di oltre 12 miliardi rispetto al tendenziale e si assesta al 47,4% del Pil 2005 contro il 48,4% del 2004». «La spesa corrente - prosegue - comprensiva degli interessi si assesta al 44% del pil 2005 contro il 44,9% del 2004», e la pressione fiscale scende dal 41,8% del 2004 al 41,2% del 2005.. Guardando ai conti, il condono edilizio «sta producendo il gettito previsto», ma ora «la stagione di condoni e finita». Il bilancio beneficia inoltre di «cessioni di attivi valide per il deficit pari a 7 miliardi».
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