Da Corriere della Sera del 21/10/2003
Il segretario al Tesoro: da noi è già primavera, siamo per un dollaro forte
Snow: America in ripresa, i tassi saliranno. Ma per Bush «nessun diktat ai mercati»
di Ennio Caretto
BANGKOK - Tassi prossimi a salire negli Stati Uniti. In un'intervista al Times di Londra, il ministro del Tesoro americano John Snow dichiara che sarebbe «frustrato e preoccupato se i tassi d'interesse in America non salissero». Aggiunge che c'è stato un grosso equivoco sulle sue dichiarazioni sul dollaro: auspicavo una maggiore flessibilità dei cambi per stimolare le economie, spiega, non per pilotare al ribasso la moneta Usa. Stupiti - la sua uscita è inattesa e in apparenza incomprensibile - gli altri 20 leader dell'Apec (la Cooperazione economica in Asia e nel Pacifico) riuniti a Bangkok si chiedono se Bush, il profeta dei tagli alle tasse, del ribasso degli interessi e del deprezzamento del dollaro, inverta la marcia, e se ciò non avrà effetti negativi sull’economia globale. Nei cambi, la divisa statunitense schizza in alto nei confronti dell'euro (da 1,1729 a 1,1660) e dello yen, sia pure per poco, mentre in America cadono i titoli del Tesoro a breve.
Chiamata a spiegare il giallo, la Casa Bianca precisa che non c’è stata «nessuna indicazione di linea politica» e proclama che Snow parlava dei tassi a lunga scadenza determinati dai mercati, non di quelli a breve stabiliti dalla Riserva federale. Una spiegazione che non convince tuttavia tutti i 20 interlocutori di Bush: secondo molti di loro, Snow ha voluto segnalare che entro la fine dell'anno la Fed rialzerà gli interessi, attualmente all'1%. E' anche l'interpretazione del Times : il ministro prepara gli elettori Usa ad andare al voto nel 2004 con interessi elevati. Anche perché spinti al rialzo dal deficit federale; il Tesoro ha comunicato ieri che nell’anno fiscale chiuso a settembre 2003 il disavanzo ha toccato il record di 374 miliardi di dollari. E il prossimo sarà superiore.
In realtà, Snow sembra anticipare una svolta. Malgrado la flessione a sorpresa ieri dell’indice anticipatore del Conference Board (meno 0,2 punti a settembre), il ministro sottolinea che gli interessi elevati indicano che l'economia è forte. Pronostica la creazione di 2 milioni di posti: «Da noi è scoppiata la primavera, il Pil quest'anno aumenterà del 4%». Nega che la Riserva federale non rialzi mai i tassi in un periodo elettorale, «è un mito». Ma a Bangkok solo alcuni ritengono che la svolta di Snow sia davvero dovuta alla crescita americana: sarebbe così forte - forse anche il 6-7% nell'ultimo trimestre - da rendere necessaria una stretta al credito. Altri pensano che il ministro voglia correggere gli squilibri delle famiglie indebitate dalla corsa ai consumi.
Il fatto, commenta l'economista Allen Sinai, «è che esiste una sfasatura tra il ciclo dell'America, che come minimo è ormai uscita dal ristagno economico, e quello della Ue, che ne è ancora ostaggio». Lo conferma il Dow Jones, che ignora il rischio di un rialzo degli interessi e chiude a »0,58%. Nella bozza del comunicato dell'Apec, che concluderà i lavori oggi, «l'allarme rialzo interessi», come lo chiama Sinai, comunque non figura. L'accento è sul rilancio del «round» negoziale del Wto, l'Organizzazione mondiale dei commerci e sul primato del «sistema multilaterale degli scambi» rispetto agli accordi bilaterali.
Chiamata a spiegare il giallo, la Casa Bianca precisa che non c’è stata «nessuna indicazione di linea politica» e proclama che Snow parlava dei tassi a lunga scadenza determinati dai mercati, non di quelli a breve stabiliti dalla Riserva federale. Una spiegazione che non convince tuttavia tutti i 20 interlocutori di Bush: secondo molti di loro, Snow ha voluto segnalare che entro la fine dell'anno la Fed rialzerà gli interessi, attualmente all'1%. E' anche l'interpretazione del Times : il ministro prepara gli elettori Usa ad andare al voto nel 2004 con interessi elevati. Anche perché spinti al rialzo dal deficit federale; il Tesoro ha comunicato ieri che nell’anno fiscale chiuso a settembre 2003 il disavanzo ha toccato il record di 374 miliardi di dollari. E il prossimo sarà superiore.
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