Da La Repubblica del 23/12/2004

Parigi abbraccia i suoi reporter

Gli ostaggi in Francia: "Anche Baldoni nella nostra prigione"

"Siamo rimasti scandalizzati di fronte all´atteggiamento del deputato Didier Julia: ha giocato con le nostre vite, merita solo disprezzo"
Stanno bene. Hanno viaggiato con il ministro degli esteri e il capo degli 007

di Giampiero Martinotti

PARIGI - E´ finita nelle braccia delle due madri in lacrime, sotto lo sguardo paterno e sorridente di Jacques Chirac: Christian Chesnot e Georges Malbrunot sono arrivati ieri sera a Parigi e tutto il paese li ha accolti con un sospiro di sollievo. Sorridenti, apparentemente in buona salute, i due giornalisti sono arrivati alle sei e mezzo del pomeriggio, sotto una pioggia battente, di fronte a un battaglione di cameramen, fotografi, ministri e militari. Ad attenderli c´era anche il loro autista siriano, rapito anche lui e ritrovato a Falluja dagli americani il 12 novembre. I due hanno rivelato di aver incrociato il tragico destino di Enzo Baldoni: nei primi quindici giorni di prigionia, erano in un casolare in cui venivano rinchiusi tutti gli occidentali rapiti sulle strade. Fra loro anche Baldoni, come ha detto Chesnot: «E´ diventato difficile lavorare in Iraq. E´ stato ucciso un giornalista italiano che si trovava nel nostro stesso casolare». Nei prossimi giorni, forse, i due potranno raccontare qualcosa di più sul nostro connazionale assassinato.

Chesnot e Malbrunot, dopo la loro liberazione martedì pomeriggio, sono stati tenuti in un luogo sicuro a Bagdad, forse nell´ambasciata francese, più probabilmente in un locale dell´aeroporto, protetto dai soldati americani. Ieri mattina un Hercules C-130 dell´aviazione militare francese, che si trovava ad Amman, è atterrato nella capitale irachena per riportare i due in patria. Subito dopo il decollo, Chirac si è rivolto al paese, per salutare il loro rilascio. L´aereo è atterrato a Cipro, nel piccolo aeroporto di Paphos, dove lo attendeva un altro aereo militare, un Falcon 900. A bordo c´erano il ministro degli Esteri, Michel Barnier, il capo del controspionaggio, un medico. Quattro ore e l´arrivo all´aeroporto militare di Villacoublay, a pochi chilometri dalla capitale. I due ex ostaggi sono stati presi in consegna dagli uomini del controspionaggio: dopo una rapida visita medica, i due sono stati interrogati sulle circostanze del rapimento e sulla lunga detenzione. Solo oggi potranno raggiungere le loro case.

Finita felicemente una prigionia durata 124 giorni, restano i misteri e le incertezze sulle condizioni del rilascio. Jean-Pierre Raffarin è stato categorico: «Non è stato pagato nessun riscatto, i due giornalisti sono stati liberati senza condizioni». Eppure, questa versione non convince: al di là della soddisfazione unanime per il ritorno in patria di Chesnot e Malbrunot, la stampa s´interroga, anche se nessuno polemizza.

Il più schietto è stato senz´altro il leader centrista, François Bayrou. Il suo commento è stato disinvolto: «Il primo ministro ci ha detto un certo numero di cose e in particolare che non era stato richiesto, né pagato, alcun riscatto e che i negoziati erano sempre avvenuti attraverso intermediari. Ma so fare la differenza tra quel che un primo ministro può dire e quel che è obbligato a tener segreto. Considero legittimo e perfino prudente il fatto di tenere al riparo un certo numero di cose». Liberare ostaggi in Iraq senza contropartite, basandosi solo sulla posizione politica della Francia, sembra infatti impossibile. A Bagdad, la popolazione ricorda costantemente ai rari occidentali che si avventurano in strada, che la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta è stata ottenuta grazie al versamento di una somma compresa fra i due e i quattro milioni di dollari. Il pagamento di un riscatto per Chesnot e Malbrunot è considerato verosimile da Le Monde, anche se il quotidiano ha a disposizione solo qualche indizio: il rilascio sarebbe stato complicato proprio dalla trattativa sulla somma da versare e questa ipotesi è stata avvalorata da un anonimo «alto responsabile politico».

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