Da Corriere della Sera del 29/12/2004

Resta la stretta sulle pensioni dei dipendenti Banco Napoli e Sicilia

Finanziaria, sì alla fiducia

Oggi il varo definitivo in Senato della manovra 2005

di Mario Sensini

ROMA - Ottenuto il via libera della Camera, grazie alla fiducia accordata al governo con 330 voti favorevoli e 144 contrari, la Finanziaria 2005 potrebbe essere approvata definitivamente dal Senato oggi stesso, ancora una volta con la fiducia. Un’improvvisa accelerazione chiude dunque l’iter della Finanziaria più tormentata degli ultimi anni. Il cammino è stato tanto sofferto e confuso (vedi la vicenda degli ultimi emendamenti) che mentre l’opposizione, irritata dal continuo ricorso alla fiducia, denuncia lo svuotamento dei poteri del Parlamento, la stessa maggioranza si è ormai convinta della necessità di una riforma radicale della stessa legge finanziaria.


VERSO LA RIFORMA - «Dopo venticinque anni ha ormai bisogno di un lifting » ha ammesso il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas, l’uomo che per il governo segue l’iter della Finanziaria in Parlamento. «Bisognerebbe trasferire alcune misure come le spese dei singoli ministeri nella legge di bilancio che l’accompagna, e lasciare in Finanziaria solo i grandi flussi di spesa» ha aggiunto Vegas, mentre Guido Crosetto, di Forza Italia, ha annunciato per gennaio la presentazione di un apposito disegno di legge.


CRITICHE DALLA LEGA - «La Finanziaria fatta così è una fatica immane, non è utile e non permette al governo di tenere i conti sotto controllo» ha osservato ieri il ministro del Welfare Roberto Maroni. «Spero che si metta mano alla riforma perché un’altra manovra così non sarebbe utile» ha aggiunto Maroni.

Anche in Aula, nel corso del dibattito, la Lega non ha lesinato critiche. «Ieri la Finanziaria ha subito nuove modifiche di puro dettaglio, ed è riprovevole che si voti in terza e non definitiva lettura il 28 dicembre, con la possibilità non così remota di andare all’esercizio provvisorio. Con altre maggioranze e altre presidenze della Camera questo non sarebbe mai successo» ha detto Dario Galli.

Dure anche le critiche dell’opposizione. «Il governo chiede la fiducia per la diciassettesima volta negli ultimi dodici mesi, nonostante i 90 voti di vantaggio che ha alla Camera e i 50 del Senato. Questo uso eccessivo della fiducia sta cambiando la natura del Parlamento, provocando il rischio di uno scivolamento silenzioso verso una Repubblica maggioritaria. Il Parlamento appare sostituito da una maggioranza sempre più spesso trattata come puro braccio operativo del presidente del Consiglio e da un’opposizione priva del diritto di interlocuzione. Vi siete comportati come se foste figli di un Dio maggiore» ha concluso il capogruppo dei Ds, Luciano Violante.


L’ULTIMO GIALLO - Qualche perplessità sull’atteggiamento del governo emerge anche nella maggioranza. Gaspare Giudice, deputato di Forza Italia, contesta ad esempio la scarsa trasparenza della decisione presa all’ultimo istante di cassare le norme sulle pensioni a favore dei dipendenti del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia. Erano state inserite in Senato per ripristinare le perequazioni sulle pensioni integrative eliminate dalla legge Amato-Ciampi nel ’90 solo per quelle due banche, prima che nel ’98 cadessero per tutti. Una sanatoria per quegli otto anni, che è stata tuttavia cancellata dal governo nell’ultimo passaggio in Commissione Bilancio, insieme ad altri tre commi, perché «input esterni ne hanno segnalato la presunta incostituzionalità» aveva spiegato Vegas facendo riferimento indiretto al Quirinale. «Niente di tutto questo» protesta Giudice. «È stata solo una vittoria della lobby delle banche, cui la norma sarebbe costata alcuni milioni di euro. Non posso accettare che questa operazione venga mascherata». Gli emendamenti del Senato cassati dalla Camera eliminavano anche il comma 55 della legge sulla riforma delle pensioni. «Questa sì incostituzionale - dice Giudice - perché con la scusa di chiudere il contenzioso rovescia le sentenze della Cassazione a sezioni riunite che invece davano ragione ai dipendenti delle due banche». «In una partita che non lo riguarda, perché le norme non incidono sulla finanza pubblica, il governo ha scelto di appoggiare le banche contro i pensionati» aggiunge Franco Salza, presidente delle Associazioni dei pensionati del settore creditizio.

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