Da La Stampa del 31/12/2004
Originale su http://carta.lastampa.it/carta/edicola/nav/view.asp?user=20501&ses...

Israele, Peres numero due del governo

Resta aperta la questione dell’ingresso del partito ortodosso «Fronte della Torah» una coalizione irrequieta di 5 deputati rabbini senza il cui sostegno il premier non avrà maggioranza stabile

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Dopo mesi di alti e bassi, la sofferta saga della costituzione di un governo congiunto fra Likud e laburisti è forse giunta ieri finalmente alle battute finali. Shimon Peres ha rinunciato alla nomina di vicepremier (carica già occupata da Ehud Olmert, un dirigente del Likud) per quella di «sostituto del premier».

In termini pratici, la differenza fra le due funzioni non è eccessiva. In ogni caso il premier Ariel Sharon non si è ancora sbilanciato sulle prerogative che saranno assegnate a Peres, che dovrebbe coordinare gli aspetti legati al ritiro israeliano da Gaza: da un lato i contatti con la Banca mondiale e con i Paesi donatori, e dall'altro l'assorbimento in Israele di ottomila coloni costretti a lasciare le proprie case nel contesto della politica di disimpegno dai palestinesi.

Ieri Peres si è detto sicuro che riceverà una lettera di garanzia che conferma il suo status di «ministro importante», il cui peso nel governo supererà quello di qualsiasi altro dirigente del Likud fatta eccezione per Sharon. In realtà i laburisti - che portano nella coalizione solo una ventina di deputati, ossia la metà dei deputati del Likud - resteranno in posizione subalterna, con incarichi ministeriali secondari.

Resta inoltre aperta l’inclusione nel governo del partito ortodosso Fronte della Torah: una coalizione irrequieta di cinque deputati-rabbini (influenzati da correnti contrastanti), senza il cui sostegno Sharon non avrà una stabile maggioranza alla Knesset. Nel tentativo di ostacolare il ritiro da Gaza, correnti rabbiniche nazionalistiche cercano in questi giorni di sgretolare il Fronte della Torah.

Ad accrescere il loro allarme è giunta ieri una intervista al Jerusalem Post in cui il vicepremier Olmert (Likud) spiegava che dopo il ritiro da Gaza e dal nord della Cisgiordania (giugno 2005) ne seguirà un altro ben più profondo all'interno della Cisgiordania. Nel giro di poche ore Sharon e lo stesso Olmert hanno accusato il giornale di aver frainteso il ministro. Ma ancora pochi mesi fa un consigliere di Sharon, Dov Weisglass, aveva detto al quotidiano Haaretz che degli attuali 240 mila coloni, solo 190 mila hanno davvero la certezza di restare comunque nelle loro case.

Olmert ha anche espresso scetticismo circa la possibilità di raggiungere una intesa politica con il prevedibile successore di Yasser Arafat, il pragmatico Abu Mazen.

Ieri, con molto coraggio, Abu Mazen è entrato nella «gabbia dei leoni» quando ha deciso di tenere un comizio nel campo profughi di Jenin (Cisgiordania): uno dei luoghi più ribollenti della Cisgiordania, dove lo stesso Arafat non era entrato quando ancora disponeva di libertà di movimento.

Ma la visita di Abu Mazen è andata molto bene. Aveva per prudenza chiesto il permesso di ingresso a Zacaria Zbeidi, il leader locale delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. E Zbeidi - che secondo Israele è un organizzatore di stragi e di attentati suicidi, ed accetta finanziamenti anche dai guerriglieri filoiraniani Hezbollah - gli ha fatto trovare un tappeto rosso. Dopo aver condotto un lungo tour nelle maggiori capitali arabe, Abu Mazen prosegue così la propria campagna elettorale passando nelle varie città cisgiordane. Sul suo abito da uomo d'affari indossa sempre più di frequente una sciarpa dell'intifada bianco-nera. Non proprio la keffya di Arafat, ma quasi.

Nel frattempo a Khan Yunes (Gaza) il braccio armato di Hamas ha ingaggiato ieri duri combattimenti con l'esercito israeliano, impegnato in una strenua lotta contro i mortai palestinesi. Una decina i morti islamici, fra cui il comandante locale di Hamas Yihya Juma Abu Bakra. Hamas ha nuovamente assicurato che la lotta armata ad oltranza resta l'unica opzione valida per il popolo palestinese.

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