Da Corriere della Sera del 11/01/2005

Bush invita Abu Mazen alla Casa Bianca

Pressioni su Israele: «Fate i passi necessari». Il presidente palestinese: «Tendiamo la mano della pace al vicino»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - L'elezione di Abu Mazen, in cui scorge l'inizio della democratizzazione della Palestina, ha ieri spinto il presidente Bush a premere per la prima volta su Israele affinché vada incontro al nemico. Bush ha telefonato al neoeletto presidente palestinese per complimentarsi, dopo aver pubblicamente annunciato di volerlo invitare alla Casa Bianca: «Sarò felice di riceverlo - ha detto - se vorrà venire». Parole che hanno in pratica offerto una mediazione per la ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi.

«Mentre è essenziale che l’Autorità palestinese combatta chi ancora vuole distruggere Israele - ha rilevato - lo è anche che il governo israeliano si ritiri dai territori che si è impegnato a lasciare, e che appoggi la crescita di uno Stato della Palestina con un sistema sanitario e un'economia che rispondano ai bisogni della sua gente».

Dall’altra parte dell’Atlantico, Abu Mazen ha fatto eco all'appello di Bush ribadendo l'impegno al negoziato. «Noi tendiamo la mano ai nostri vicini e speriamo che rispondano positivamente», ha dichiarato in un breve colloquio con gli osservatori internazionali. «Siamo pronti a riprendere il processo di pace sulla base della road map ». Né Bush né Mazen hanno avanzato nuove proposte o fissato date. Ma Bush soprattutto è parso deciso a cogliere quella che chiama «la storica opportunità» offerta dal dopo Arafat. Il presidente Usa si è professato «molto incoraggiato dalla maggioranza» ottenuta da Mazen e lo ha esortato a consolidare i sistemi di sicurezza contro il terrorismo. E ha invitato Israele - cosa che non aveva mai fatto quand’era vivo Arafat - «a compiere i passi necessari affinché i due Stati convivano fianco a fianco».

Il mutamento di strategia conferma che Bush ha un suo piano d’azione per il Medio Oriente. Il capo della Casa Bianca si augura che il cambio della guardia in Palestina segni una svolta irreversibile. Per il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi l’elezione di Abu Mazen «suscita molte speranze». Anche il presidente del Consiglio Berlusconi ha espresso il totale appoggio al dialogo, mentre il ministro degli Esteri Fini ha definito lo scenario «il più favorevole alla pace degli ultimi dieci anni». Ma Bush intende accelerare la svolta contribuendo alle riforme interne e al rilancio economico della Palestina da un lato - sarebbe pronto a versare subito 200 milioni di dollari d’aiuti -, mentre dall’altro vuole indurre Israele a una serie di compromessi. «Questo è un mese straordinario - ha sostenuto, riferendosi anche alle imminenti elezioni in Iraq - come repubblicano e democratico penso che le democrazie non si combattano tra di loro».

Il ritorno al ruolo di mediatore è reso più facile per Bush dalla fiducia che nutre nei confronti di Abu Mazen, incontrato già due volte (a metà del 2003, alla Casa Bianca e ad Aqaba, in Giordania, quando fu premier): «È un uomo con cui si può lavorare, lo dice anche il premier israeliano Sharon» osserva. Bush si rende conto che il presidente palestinese è chiamato a trovare un rischioso equilibrio tra le varie fazioni, ma proprio per questo vuole che Ue, Onu e Russia, gli altri membri del Quartetto della road map , vengano coinvolti nello sviluppo politico, economico e sociale della Palestina. Ne discuterà a Bruxelles, durante una visita alla Nato e all’Ue, durante la visita del 20-22 febbraio. Non è escluso tuttavia che prima mandi da Abu Mazen e da Sharon il nuovo segretario di Stato Condoleezza Rice, e che li riceva poi alla Casa Bianca, non si sa se separatamente o se assieme.

Nel secondo mandato Bush ha un sogno: quello del Grande Medio Oriente in prevalenza democratico, in pace, unito in una zona di libero scambio. È un sogno che scaturisce più dall'ideologia che dalla realtà. Ma il rilancio del dialogo tra israeliani e palestinesi rappresenterebbe un importante passo in quella direzione.

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