Da Corriere della Sera del 12/01/2005

Voci dalla terrasanta: "Sharon parla come Rabin"

L’arcivescovo emerito di Milano non crede a interventi dall’esterno

di Aldo Cazzullo

GERUSALEMME - Dice dalla residenza sul monte degli Ulivi il nunzio Pietro Sambi che quanto accade gli pare incredibile: «Sharon parla come Rabin. E cristiani ed ebrei non sono mai stati così vicini come ora». Dice nel convento presso il Santo Sepolcro il nuovo custode di Terrasanta Pierbattista Pizzaballa: «Io tra gli ebrei mi sono formato, devo a loro quel che sono e penso che non solo i palestinesi ma pure gli israeliani siano pronti a un'altra stagione». Un'eco di cose nuove, i segni di una speranza oltrepassano anche le mura dell'Istituto biblico pontificio, all'ombra della porta di Jaffa, dove Carlo Maria Martini è curvo sulla copia del codice vaticano greco 1209, il più antico manoscritto greco della Bibbia, di cui sta scrivendo un'introduzione critica.

Racconta l'arcivescovo emerito di Milano di essere affascinato da san Gerolamo, che aveva abbandonato il mondo per dedicarsi alla traduzione della Bibbia e «talora si addormentava con il capo sulle Sacre scritture». Martini non dà interviste politiche, si limita «alla preghiera e all’intercessione, che significa mettersi in mezzo ai contendenti, senza propendere né per l’uno né per l’altro, perché a tutti sia dato di capire anche le ragioni dell’altro». Ma avverte con chiarezza che qualcosa è cambiato. «Vedo piccole linee di pace. Segnali di riconciliazione. Prove che il dialogo è ancora possibile». Il cardinale non crede all’ineluttabilità della separazione tra i due popoli. «Gli accordi di Ginevra hanno dimostrato che le parti possono confrontarsi». E le elezioni palestinesi sono un segnale incoraggiante: «La percentuale di votanti è stata alta, e ha premiato un moderato, l’unico che gli israeliani considerino un interlocutore. Resta da vedere se avrà una forte leadership».

Martini non crede a interventi dall'esterno, a mediazioni, a formule elaborate altrove. «Sono loro, le parti in causa, che devono trovare la via d'uscita. Loro è il compito, loro è la grazia. Qualcosa però è già accaduto: si è capito che la violenza è un vicolo cieco, come ha detto il Papa, che produce solo altra violenza. Le genti di Terrasanta sono stanche. Vedo nella vita di ogni giorno storie di riconciliazione, di rispetto reciproco, di ascolto, che non arrivano alla superficie della politica ma considero preziose. Spero che i pellegrini non abbiano più paura, che tornino numerosi, a respirare questo clima». Il cardinale cita il «Parent’s Circle», associazione di famiglie ebree e arabe accomunate dall'aver perso un figlio in questi anni di terrorismo e guerra. «Si incontrano, si parlano, mettono in comune il dolore. E sono ascoltate, perché il lutto dà loro una grande credibilità».

E' tempo d'incontro anche per due comunità divise ancora negli anni scorsi da pregiudizi e incomprensioni, cristiani ed ebrei. «Noi dobbiamo essere equivicini ai popoli di questa terra» dice Martini, che dopo una vita passata a leggere l'ebraico antico sta imparando l'ebraico moderno. C'è da parte dei cristiani maggiore apertura e comprensione verso le ragioni di Israele e il pluralismo del mondo ebraico, nota il cardinale; un'attenzione ricambiata. «Per secoli gli ebrei hanno considerato Gesù nulla più di un falso messia. Oggi molti sono interessati alla sua figura. Qui in Israele c'è una vivace comunità di ebrei messianici, convinti che Cristo sia il messia. E ci sono comunità di cristiani di lingua ebraica», piccole ma rafforzate dall'arrivo di immigrati dall'Est europeo che vanno riscoprendo le loro radici e che Martini descrive mentre entrano incerti in chiesa il sabato a chiedere dei santi e della Vergine.

Proprio tra i cristiani di lingua ebraica si è formato padre Pizzaballa (che è davvero parente del portiere dell'Atalanta). L'hanno eletto i 400 confratelli francescani che vegliano sui luoghi santi; ma il Vaticano ha avuto l'ultima parola e l'ha spesa per un uomo che dovrà rendere meno aspro il rapporto con Israele, da sempre freddo con il patriarca Sabbah, filopalestinese. «Dobbiamo guardare agli israeliani con la mente libera da preconcetti e paure, con libertà. E' un bene ad esempio che si sia consolidata qui una forte comunità di neocatecumenali, attenta al rapporto con la cultura giudaica. E' il nostro modo di contribuire alla nuova stagione che si apre. Conosco Abu Mazen, abbiano cenato e preso la messa insieme la notte di Natale: ha meno carisma di Arafat, ma è più affidabile». Il custode di Terrasanta dice di essersi «stancato della retorica delle pace. Pace è una parola bruciata. Ho visto un'amara vignetta su un giornale israeliano: che noia questa pace! La pace non si fa in pochi giorni; va costruita. Fermando il terrorismo e le armi. Insegnando la tolleranza nelle scuole. Cogliendo le opportunità: è evidente che al momento ebrei e arabi non possono vivere insieme, ma possono vivere uniti, trovando forme di collaborazione perché tutti abbiano l'acqua e possano pregare nei propri santuari».

Pregare e vivere non è facile per i cristiani. La roccaforte della comunità, Betlemme, è impoverita dal crollo del turismo. Il nunzio, monsignor Sambi, calcola che dall'inizio della seconda Intifada in tremila siano partiti per l'America o l'Europa. I cristiani erano il 20% della popolazione della Palestina dopo la seconda guerra mondiale, ora sono dieci volte meno. Sambi era qui come segretario durante la guerra del Kippur, 7 anni fa è tornato come ambasciatore del Papa. «Sono cauto, ma vedo ragioni di ottimismo. Sharon è un uomo trasformato e finalmente ha di fronte un realista come Abu Mazen. I due hanno difficoltà parallele: i coloni che non intendono andarsene e invitano i soldati alla disobbedienza, i terroristi che non vogliono disarmare». La storica opportunità può essere colta, conclude Martini prima di tornare al manoscritto, «a patto si capisca che la pace ha un prezzo, implica una rinuncia. Io posso solo pregare, per Gerusalemme e per noi; perché Gerusalemme e il suo crogiolo di fedi e di popoli è il nostro futuro; è il pettine dove i nodi della storia si incastrano e si sciolgono».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Secret British document accuses Israel
FO paper says international laws are being violated and peace jeopardised
di Chris McGreal su The Guardian del 25/11/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0