Da La Stampa del 17/01/2005

Tra moda e scienza la guerra alle leggi della biologia

Invecchiare

I trucchi e le terapie che ingannano il tempo

di Gianluca Nicoletti

La vecchiaia è uno spettro inquietante, una parola impronunciabile e bandita, una fatale condanna per chi non si può permettere di cancellarne i fatali segni esteriori. L'umanità che appartiene al mondo più civilizzato soffre per la sovrapproduzione di vecchi... già dire «vecchi» suona male, è quasi un insulto, un profondo segno di inciviltà. Guai a pronunciare in maniera così esplicita il sintomo con cui la natura ci scrive addosso il conto del tempo che è passato. Terza età già è meglio, anni d'argento ancor di più, se all'eufemismo si vuol aggiungere un additivo poetico.

Oggi più che mai ci spaventa tanto invecchiare: certo, un pochino ha sempre inquietato anche l'umanità del passato, ma diciamo che diventar vecchi era nel mondo antico quasi una rarità e i pochi che ci arrivavano erano degni di attenzione e venerazione. Assistiamo in questi tempi a un inesorabile esorcismo nei confronti della decadenza fisica, quasi si trattasse di una vergognosa malattia. Siamo abbacinati dallo splendore dei corpi perfetti, che solo il foto ritocco può partorire quotidianamente in copertine, calendari e simili, il resto della stirpe umana sottoposta alle naturali intemperie dell'età andrebbe forse, nella odierna logica del mercato delle apparenze, portata al macero?
L'utopia più corteggiata oggigiorno è quella della mummificazione, l'intervento drastico sulla carne per impedirne la corruzione, ogni centimetro di epidermide può essere sapientemente trattato e reso inossidabile, immobilizzato in uno stato intermedio di esistenza che ne conservi lucentezza e colore, oltre ogni barriera del tempo.

Ogni muscolo o cartilagine o tessuto molle può essere escisso, ridotto, aspirato, sostituito. La corsa alla conservazione di un fantasmatico aspetto giovanile ha generato una nuova razza mutante e questa viene quotidianamente certificata dalla metamorfosi dei personaggi del mondo dei famosi e sorridenti. Esseri che furono quello che noi siamo, ma repentinamente da un giorno all'altro hanno cambiato volto, non sono più loro, si cancellano i segni distintivi del tempo trascorso sulla Terra, acquisiscono i nuovi tratti somatici di chi vive nel limbo dei senza età, entrano a far parte della nuova specie dei post-umani dagli zigomi a palla dalle guance lucide, dalle labbra tumefatte.

Nessuno invecchia più dei grandi della nostra piccola storia, il grigiore delle chiome è tollerato solo se orpello modaiolo da ostentare con la spocchia di chi pensa che ancor più facciano emergere nel contrasto la virginea perfezione del corpo rifatto. Lo «sciampino» colorante è la minima necessità anche per gli uomini che hanno sempre dato poca importanza all'artificio estetico, viene «consigliato» nel mondo del lavoro, e loro cedono perché non ne possono più del confronto con l'eterno corvino o il mogano fiammeggiante delle capigliature dei settantenni televisivi. Nel mondo della pubblicità lo stesso esorcismo lambisce il grottesco. Le penose inabilità che conseguono al passar degli anni sono sottoposte a gioiose riletture che raggiungono punte fantasanitarie: le dentiere sono graziosi oggettini che è un piacere tenere saldamente incollate alle gengive con l'adesivo miracoloso a prova di tango con la rosa in bocca (nella sala polifunzionale del centro anziani?), la triste incontinenza ha oramai baluardi talmente perfetti che ogni sgradevole emanazione sarà eternamente sigillata dal multistrato in cotone idrofilo che ci permetterebbe comunque, anche se decrepiti, una vita ginnica e spericolata.

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