Da Punto Informatico del 08/03/2005
Originale su http://punto-informatico.it/p.asp?i=51821

UE, passano i brevetti sul software

L'Italia non si è opposta come invece han fatto Spagna, Danimarca, Polonia e Portogallo: il Consiglio dei ministri UE ha adottato la direttiva. Le residue speranze, poche e remote, si concentrano sul Parlamento europeo

Bruxelles - L'Europa con ogni probabilità adotterà presto la direttiva per i brevetti sul software, che introduce nel Vecchio Continente la brevettazione selvaggia "all'americana", perché così ha deciso il Consiglio dei ministri UE riunitosi ieri nella capitale belga. Una decisione che non ha tenuto in minimo conto la massiccia mobilitazione che negli ultimi due anni si è sviluppata contro questa direttiva in tutta Europa.

Non solo. La decisione del Consiglio è il frutto del plateale bypass di due diverse decisioni già prese dal Parlamento europeo di Strasburgo: la prima con cui la direttiva era stata sostanzialmente rivista e la seconda, che chiedeva un azzeramento dell'iter e una più ampia e pacata discussione su un tema centrale per lo sviluppo delle società e delle economie dei paesi europei.

Nonostante le molte parole spese in Italia sull'argomento in questi mesi, il Governo italiano ha scelto di non opporsi con tutto il proprio peso alla clamorosa decisione del Consiglio, preferendo invece astenersi. Lo ha invece fatto la Spagna dopoché Danimarca, Polonia e Portogallo non erano riuscite nell'intento di impedire il voto con un espediente procedurale. Proprio in Danimarca nei giorni scorsi una mozione parlamentare aveva di fatto obbligato l'Esecutivo a schierarsi contro l'approvazione della direttiva da parte del Consiglio. Punto Informatico ha chiesto un commento al ministro Lucio Stanca che, mentre scriviamo, non è ancora giunto.

A causa della sostanziale inazione dei più importanti paesi della UE, dunque, entro breve tempo diventerà efficace una direttiva che, come più volte detto, renderà brevettabili singole porzioni di codice, l'alfabeto dell'informatica come ha detto qualcuno, consegnando l'intero mercato dello sviluppo nelle mani di quelle imprese che potranno permettersi di gestire e tutelare legalmente ampi portfolio di brevetti, imprese perlopiù americane.

Le ultime speranze risiedono nell'Europarlamento. Questo dovrà infatti approvare in seconda lettura la direttiva in via definitiva. Perché ciò non avvenga, dovrebbe costituirsi una maggioranza qualificata, assai ampia, capace di imporre modifiche sostanziali al testo e scongiurare l'avvento dei brevetti sul software. Ma è una eventualità remota ed è ancora più raro che ciò avvenga.

A fronte della centralità del software nello sviluppo della Società dell'Informazione e del mercato dei servizi, nonché evidentemente delle economie locali europee, appare quantomeno curioso che, come ha riferito Florian Muller di NoSoftwarePatents.org, alcuni ministri europei si sarebbero "giustificati" spiegando che il voto è stato dato per ragioni istituzionali. Se il Consiglio non avesse approvato, questa la tesi, si sarebbe creato un precedente nel processo decisionale europeo capace di rallentare future decisioni.

Sulla questione è intervenuto anche Fiorello Cortiana, il senatore dei Verdi da tempo impegnato nella campagna contro i brevetti, secondo cui il voto di ieri appalesa "tutti i limiti delle istituzioni europee: il Parlamento ha chiesto a chiare lettere di riavviare la discussione sul testo, e Commissione e Consiglio hanno ritenuto che fossero chiacchiere da bar, non risoluzioni del Parlamento Europeo. Siamo arrivati al ridicolo, poi, quando il Parlamento ha chiesto di audire Barroso e lui ha risposto che non aveva tempo".

"Ora - continua Cortiana - i due milioni di cittadini europei che hanno chiesto di non accettare che il software, cioè il linguaggio della Società dell’Informazione, fosse brevettabile, le migliaia di piccole e medie imprese che hanno preso posizione, le centinaia di parlamentari Europei e degli Stati Membri devono mettere in atto tutte le iniziative possibili affinchè si raggiunga la maggioranza qualificata nella seconda lettura del Parlamento, bloccando definitivamente questo tentativo che andrebbe a solo vantaggio delle grandi multinazionali asiatiche e americane e metterebbe in grandissima difficoltà il tessuto di medie imprese europee".

Sulla questione è intervenuto anche Stefano Maffulli della Free Software Foundation Europe secondo cui "la presidenza lussemburghese si dovrà assumere la responsabilità politica dell'aver ignorato la richiesta di un dibattito approfondito da parte di vari parlamenti nazionali (Germania, Paesi Bassi, Danimarca) e di vari ministri tra cui quello del nostro Ministro Stanca".

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