Da La Repubblica del 10/03/2005

I giovani di Confindustria: entro il 2015 si perderanno 3 milioni di lavoratori attivi, il problema si può risolvere con gli extracomunitari

Gli industriali chiedono più immigrati "Il sistema delle quote non funziona"

Anna Maria Artoni: "Ormai ci troviamo di fronte ad una grande emergenza"
Pezzotta: "La legge Bossi-Fini va cambiata perché la sua filosofia non integra"

di Luisa Grion

ROMA - C´è bisogno di loro, molto bisogno. La presenza di lavoratori immigrati, in Italia, negli ultimi anni è aumentata in modo esponenziale, ma ciò non è bastato a coprire l´offerta di lavoro che arriva dalle aziende. Le imprese fanno notare che l´Italia da qui al 2015 - visto l´invecchiamento della popolazione - potrebbe perdere 3 milioni e mezzo di lavoratori attivi. Il problema, specialmente quello delle «quote», va affrontato con urgenza, altrimenti si rischia che il sistema vada in tilt.

L´allarme arriva dai Giovani della Confindustria che - partendo dai dati forniti da una ricerca della Luiss - hanno elaborato un loro «piano d´attacco». Le cifre parlano chiaro: facendo il punto sul 2003, le assunzioni di lavoratori immigrati che le imprese avevano messo in conto erano più o meno 224 mila, quasi 177 mila (quindi il 79 per cento del totale) non hanno avuto risposta. Nonostante negli ultimi anni le «quote», cioè gli ingressi autorizzati per motivi di lavoro, siano aumentati dai 58 mila del biennio 1998-99 ai 79.500 del triennio 2002-04 tutte le regioni - il Nord est e il Sud in particolare- soffrono per la mancata copertura dei posti di lavoro. Che fare?

Anna Maria Artoni, presidente dei giovani della Confindustria sottolinea il mix esplosivo legato alla bassa natalità da una parte e all´invecchiamento della popolazione dall´altra. «Ci troviamo di fronte ad una emergenza - ha detto - per uscirne dobbiamo seguire due strade parallele. Incentivare la natalità, ma i risultati non saranno immediati, e far leva sulla immigrazione». Il sistema delle quote, dunque, «è inadeguato, non tiene conto delle esigenze delle imprese e delle famiglie». Va «rivisto completamente». Una proposta sulla quale si sono trovati d´accordo praticamente tutti: sindacato, opposizione, maggioranza. Savino Pezzotta, leader della Cisl, afferma che «meno immigrati lasceremo entrare, più clandestini e più lavoro nero avremo. La Bossi-Fini, certo, va cambiata, non solo per le quote, ma anche per la filosofia che l´ha dettata: non integra, ma lascia trasparire la paura verso chi arriva». Stessa linea per Fassino, segretario dei Ds che chiede una «sessione parlamentare per adottare i provvedimenti che l´esperienza consiglia» e che su questo trova il pieno accordo con Tabacci (Udc). Ma la proposta non dispiace nemmeno al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini convinto «che una regolamentazione più attenta dei flussi migratori giochi un ruolo positivo sul piano della costruzione della società multietnica, multiculturale e multi religiosa con cui Italia e Europa si stanno misurando».

Revisione delle quote a parte i Giovani di Confindustria lanciano altre sei proposte per fare dell´immigrazione una risorsa: lasciare spazio alla chiamata diretta e nominativa dei lavoratori da parte delle imprese; utilizzare meglio le capacità di chi entra, magari accordandosi con i paesi d´origine per costruire le «mappe» dei profili professionali presenti sul territorio; attrarre i talenti facilitando, per esempio, la permanenza in Italia dei ricercatori extracomunitari; sanzionare in modo più severo la presenza di clandestini, ma allo stesso modo garantire più diritti ai regolari (il voto in primis); semplificare le procedure per ottenere i permessi di soggiorno e soprattutto - vista l´importanza del fenomeno - definire in tempi brevi una strategia europea.

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