Da Corriere della Sera del 06/04/2005

In volo sul fiume umano che è più largo del Tevere

I fedeli scompaiono in tanti rivoli, poi si ricompongono in una colonna colossale verso Piazza San Pietro

di Giovanni Bianconi

ROMA - La prima coda che s’incontra, arrivando su Roma dal cielo, non è di uomini ma di pullman. Almeno cento torpedoni sono allineati nelle strade che circondano la stazione della metropolitana dell’Anagnina, periferia sud-est: un serpente di lamiera intorno al quale sciamano dei puntini che sono uomini e donne giunti nella città eterna - che in questi giorni è la città del Papa - per dare l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II. Da qui scompaiono, s’infilano sotto terra per prendere la metropolitana che li porterà dalle parti del Vaticano. I pullman restano ad aspettarli. Poco più in là, un altro segno dei preparativi al Grande Funerale col quale il mondo darà l’addio al papa «Grande», come l’ha chiamato il cardinale Sodano. Nella spianata verde dove nell’Anno Santo 2000 Karol Wojtyla incontrò i Papa boys in quello che fu l’evento più di massa di tutto il Giubileo, ecco la macchia blu della cittadella che tornerà a ospitare molti di quei giovani. Centocinque tende allineate che - sommate alle 650 di Castelnuovo di Porto - garantiranno 6.500 posti letto. L’elicottero dei Vigili del fuoco «Drago 55», gira e rigira sulla tendopoli, per vedere che tutto sia pronto. Poi punta verso la città: Fidene, Saxa Rubra, lo stadio Olimpico.

Anche qui, come al Flaminio che visto da quassù è vicinissimo, si potrebbe decidere di raccogliere i pellegrini se le presenze dovessero superare le previsioni. Ma questo riguarda l’emergenza che verrà. Adesso, finché non si arriva sulla zona del Vaticano, Roma non sembra accusare il colpo delle centinaia di migliaia di persone che si stanno riversando in città. Anche intorno alla stazione Termini il traffico scorre abbastanza normalmente, sono le prime ore del pomeriggio, ma non è qui che i pellegrini spuntano da sottoterra per andare dal Papa. La città appare quella di sempre, col fiume che la taglia in due e le macchie di verde ad alternarsi coi blocchi di palazzi e le costruzioni che adesso diventano monumentali: il Colosseo, il Foro romano, il vecchio palazzo di giustizia. E il cupolone di San Pietro.

L’elicottero si avvicina alla zona superprotetta e finalmente, tra gli alberi, gli autobus e i mezzi bianchi e blu di polizia e carabinieri che sostano dalle parti di piazza Risorgimento, ecco comparire dal sottosuolo i fedeli giunti a pochi passi dallo scopo del loro pellegrinaggio: la basilica dove potranno vedere la salma di Giovanni Paolo II. Pochi passi ma molte ore d’attesa, perché le immagini che giungono da un altro elicottero al quale è permesso abbassarsi fin sopra il colonnato mostrano le migliaia e migliaia di persone praticamente ferme nella coda che le porterà fin dentro San Pietro.

Dalla stazione della metropolitana il flusso è continuo, l’elicottero vira e si piazza alle spalle del Cupolone. Quella specie di sorgente di uomini e donne che riemergono dai sotterranei della città adesso è sulla sinistra, e quasi la folla si disperde nelle strade che conducono verso il Vaticano. E’ quel che resta del vecchio Borgo, costruzioni vicinissime una all’altra, vicoli stretti riempiti dai rivoli di gente che s’immettono come tanti affluenti in quello che pochi metri più in là diventa un grande fiume. Questa era un tempo la parte popolare della Roma papalina, ai confini dei «Prati», ancora abitata da molti preti, monsignori e suore. E quei percorsi così angusti ora quasi proteggono dalla vista dall’alto - anche se l’elicottero scende il più possibile - il flusso silenzioso che da tutti gli angoli si dirige verso San Pietro. Silenzioso e ordinato, nonostante la quantità. Quando da borgo Angelico la folla entra in via del Mascherino, poi attraversa altri vicoli e spunta su borgo Sant’Angelo, improvvisamente è costretta a bloccarsi. Perché da lì in poi il fiume si trasforma nel muro di una diga. L’elicottero si alza e compare l’immagine di una U rovesciata: un braccio è nel borgo, il tratto d’unione è in via Traspontina e l’altro braccio - più lungo e più largo, perché qui l’architettura del Ventennio ha spianato tutto per realizzare il grande accesso a San Pietro - in via della Conciliazione. E chissà quando ci arriveranno, nella dirittura d’arrivo verso la basilica, quelli che stanno ancora nei vicoli e a borgo Sant’Angelo.

Ad aspettarli ci sono le grandi braccia del colonnato che viste da qui, col sole lieve che illumina senza accecare e in un’atmosfera solenne anche in aria, sembrano più accoglienti del solito. A regolare lo scorrere del fiume che a tratti s’interrompe e poi riprende, c’è un varco di addetti alle forze dell’ordine che bloccano i pellegrini proprio all’inizio della via. Aspettano che il corteo verso la basilica si muova e lasci un po’ di spazio, e solo allora fanno entrare qualche altro centinaio di persone. Poi richiudono. Tutto questo si può vedere, sempre dall’alto, attraverso le 22 telecamere che la polizia e lo Stato Vaticano hanno piazzato nelle strade intorno a San Pietro, e dunque anche in quelle dove si snoda il serpente umano. In tempo reale rimandano le immagini nella sala operativa della Questura, e mantengono le registrazioni digitali per 48 ore.

All’ultimo piano del palazzo della polizia decine di schermi trasmettono quello che avviene nelle principali strade della città, ma adesso tutta l’attenzione è concentrata sulle vie che avvolgono il Vaticano. La telecamera numero 7 fa vedere l’ingresso del rettilineo che porta alla basilica, nel quale ora s’immette un gruppo di suore vestite di bianco e col velo nero, che seguono uno striscione giallo dov’è scritto un grande «Grazie» rivolto a Giovanni Paolo II. Davanti alla chiesa di Santa Maria in Traspontina le sorelle sono costrette a bloccarsi, ora la fila è ferma, e tutto quel che possono fare è guardare il maxi-schermo montato sulla destra che trasmette le immagini dell’interno di San Pietro. In attesa di arrivarci.

Il Grande Fratello che sorveglia il pellegrinaggio che anticipa il Grande Funerale del Papa già chiamato «grande» scruta anche nelle strade laterali, dove ci sono i posti di pronto soccorsi: un piccolo ospedale montato in una traversa di via della Conciliazione, 4 presidi dei Vigili del fuoco, ambulanze e forze dell’ordine pronte a ogni evenienza. Nella sala operativa durante il pomeriggio, le uniche emergenze segnalate riguardano qualche malore - soprattutto di bambini - e un unico «codice rosso» per una persona svenuta, ricoverata ma tornata subito in sé.

Alla sala operativa dicono che tutta l’area coperta dalla coda che si snoda e davanti al colonnato si divide in due per l’accesso alla basilica, contiene all’incirca 120.000 persone. Tante ce ne sono dunque, adesso, in fila. Mezz’ora dopo il loro ingresso in via della Conciliazione, le suore che stanno dietro lo striscione hanno percorso non più di cento metri. L’elicottero che può sorvolare San Pietro si rialza e s’allontana. Il fiume umano che si snoda tra i tetti della Roma rinascimentale e scorre verso il Papa adesso appare più lungo di prima. E più maestoso del Tevere che, proprio lì accanto, scorre verso il mare.

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