Da Il Messaggero del 15/04/2005
Gasparri: «Il duopolio? Resta com’è, anzi non esiste»
«Ora spero che le tv di Silvio rimangano in mani italiane. Ha fatto bene a vendere, la sinistra non lo vedrà col piattino»
di Mario Ajello
ROMA Ministro Gasparri, Berlusconi ha deciso di vendere il 17 per cento di Mediaset, anche dietro pressioni politiche?
«Non credo che il premier agisca sulle proprie aziende, per far contenti Fini, La Russa o Gasparri. Io stesso, quando mi si chiese che cosa pensavo dell’eventualità di una vendita di Mediaset, risposi: è come domandare a un tifoso del Milan che cosa pensa dello scioglimento dell’Inter».
Insomma, lei è contentissimo?
«Voglio dire che , essendo il conflitto di interessi un argomento polemico che mi viene sempre avanzato nei dibattiti, più viene alleggerito e più io come ministro delle comunicazioni invece di parlare sempre delle stesse cose posso passare ad altri argomenti».
Come è nata, secondo lei, la decisione di vendere?
«Io non lo so. Non so se influiscano, sulla scelta di Berlusconi, decisioni di vita e di famiglia. Ma giudico molto positivamente questa iniziativa. Va, appunto, nella direzione di ridurre il conflitto di interessi».
Finalmente?
«Parlano le cifre e dicono che, adesso, Mediaset è contendibile sul mercato. Anche se l’azionista di riferimento resta la famiglia Berlusconi».
Siccome è contendibile, se la possono comprare pure gli stranieri?
«E’ il mercato, bellezza!».
E a lei, piacerebbe Mediaset in mani forestiere?
«Ci sono aziende italiane che comprano all’estero e aziende straniere che comprano in Italia».
Se se la prende Murdoch?
«A suo tempo, si parlò di questa eventualità. Berlusconi raccontò che ci penso una notte, e poi non vendette».
Ma magari il magnate australiano ci riprova.
«Io non ho pregiudiziali contro nessuno. Non sono xenofobo, dal punto di vista finanziario. Ma tifo Italia. Mi auguro fortemente che le aziende italiane restino italiane».
La vendita di Mediaset che conseguenze avrà sul duopolio?
«Nessuna, perchè questo è un discorso di assetti proprietari. E comunque, in Italia, non c’è un duopolio. I poli sono tre, con LaSette e Mtv di Tronchetti Provera».
Lo sa che Cattaneo, il dg della Rai, come premio di fedeltà politica potrebbe ottenere la più importante poltrona di Wind?
«Non mi risulta proprio».
Lei vuole tenerlo a Viale Mazzini?
«Ha lavorato benissimo. E mi auguro che la Rai non se ne privi».
Così resta militarizzata dal Polo?
«Se fosse come dice lei, prenderemmo il 70 per cento dei voti. Cosa che non mi sembra sia accaduta. La televisione è importante, ma certamente non decide gli esiti delle partite elettorali».
Intanto, con la vendita Mediaset, Berlusconi sarà ancora più ricco!
«E che volete, l’esproprio proletario?! Per far contento Bertinotti, invece di vendere la sua proprietà privata, il Cavaliere avrebbe dovuto regalarla? Si sarebbe dovuto ridurre - come si è augurato D’Alema tempo fa - a chiedere l’elemosina, con un piattino in mano, all’angolo di una strada?».
«Non credo che il premier agisca sulle proprie aziende, per far contenti Fini, La Russa o Gasparri. Io stesso, quando mi si chiese che cosa pensavo dell’eventualità di una vendita di Mediaset, risposi: è come domandare a un tifoso del Milan che cosa pensa dello scioglimento dell’Inter».
Insomma, lei è contentissimo?
«Voglio dire che , essendo il conflitto di interessi un argomento polemico che mi viene sempre avanzato nei dibattiti, più viene alleggerito e più io come ministro delle comunicazioni invece di parlare sempre delle stesse cose posso passare ad altri argomenti».
Come è nata, secondo lei, la decisione di vendere?
«Io non lo so. Non so se influiscano, sulla scelta di Berlusconi, decisioni di vita e di famiglia. Ma giudico molto positivamente questa iniziativa. Va, appunto, nella direzione di ridurre il conflitto di interessi».
Finalmente?
«Parlano le cifre e dicono che, adesso, Mediaset è contendibile sul mercato. Anche se l’azionista di riferimento resta la famiglia Berlusconi».
Siccome è contendibile, se la possono comprare pure gli stranieri?
«E’ il mercato, bellezza!».
E a lei, piacerebbe Mediaset in mani forestiere?
«Ci sono aziende italiane che comprano all’estero e aziende straniere che comprano in Italia».
Se se la prende Murdoch?
«A suo tempo, si parlò di questa eventualità. Berlusconi raccontò che ci penso una notte, e poi non vendette».
Ma magari il magnate australiano ci riprova.
«Io non ho pregiudiziali contro nessuno. Non sono xenofobo, dal punto di vista finanziario. Ma tifo Italia. Mi auguro fortemente che le aziende italiane restino italiane».
La vendita di Mediaset che conseguenze avrà sul duopolio?
«Nessuna, perchè questo è un discorso di assetti proprietari. E comunque, in Italia, non c’è un duopolio. I poli sono tre, con LaSette e Mtv di Tronchetti Provera».
Lo sa che Cattaneo, il dg della Rai, come premio di fedeltà politica potrebbe ottenere la più importante poltrona di Wind?
«Non mi risulta proprio».
Lei vuole tenerlo a Viale Mazzini?
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«Se fosse come dice lei, prenderemmo il 70 per cento dei voti. Cosa che non mi sembra sia accaduta. La televisione è importante, ma certamente non decide gli esiti delle partite elettorali».
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