Da Corriere della Sera del 11/05/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/05_Maggio/11/catania....

Il presidente del Consiglio tenta la riscossa dopo le ultime sconfitte

Comunali a Catania, il Cavaliere si gioca tutto

Umberto Scapagnini: so come rigenerarlo. Il rivale Enzo Bianco: corro qui perchè alla Regione la mafia mi ucciderebbe in 6 mesi

di Aldo Cazzullo

CATANIA - «Se domenica vinco io, l’anno prossimo avremo Romano a Palazzo Chigi, Luca a Palazzo delle Aquile, Ferdinando a Palazzo d’Orleans», profetizza Enzo Bianco: Prodi capo del governo, Orlando sindaco di Palermo, Latteri presidente della Sicilia.

Per questo «a Catania si combatte la battaglia delle battaglie», dice Umberto Scapagnini sindaco e medico: se Berlusconi ce la fa adesso, ce la può fare nel 2006 e per sempre, da qui all’immortalità. Uno è il candidato del centrosinistra, l'altro del Cavaliere. Bianco, siciliano di Aidone, è venuto a Catania a sei mesi; Scapagnini è di Napoli, si è formato in Belgio e in America, è arrivato qui da docente universitario.

Bianco ha fatto la sua prima campagna in città alle elezioni del '72, quelle dell'impennata del Msi; Scapagnini è un outsider della politica, a parte un anno da assessore socialista all'urbanistica. Bianco ha sposato la figlia di un medico catanese, Maria Antonietta detta Nanni, laureata in econometria e ritiratasi a seguire la figlia Giulia; Scapagnini è il compagno di Surama, artista brasiliana. Bianco vive in condominio nella frazione di Trecase, Scapagnini in albergo («Ne cambia di continuo, prima l'Angiolucci, poi le Dune, ora il Katana, in modo da lasciare il conto in sospeso» sussurra il rivale. «Al Katana hanno la mia carta di credito, l'hotel è di un amico di Bianco e forse anche lui ha una quota, quindi è anche a lui che pago il conto» risponde il sindaco). Bianco cucina piatti siciliani («Il migliore è la caponata in agrodolce: melanzane, mandorle, acciughe, miele di zagare, aceto e, fondamentale, il cioccolato»).

Scapagnini è il padre di una dieta - «Primo giorno: solo acqua, a litri, e frutta. Dal secondo al nono giorno: niente alcol, né pane, né pasta, solo proteine» - ribattezzata ovviamente dieta Berlusconi, dal nome del suo paziente più illustre. E' qui la vera distanza tra i due, e la chiave che fa di Catania un caso nazionale. Bianco si è arrabattato dietro vari leader, è stato segretario dei giovani repubblicani con Ugo La Malfa, ha organizzato scherzi a Spadolini («Aveva lasciato le scarpe nere ministeriali fuori dalla camera d'albergo perché fossero pulite, noi le riempimmo di schiuma da barba; minacciò di espellermi dal Pri»), seguito concerti con Visentini e la figlia musicologa Olga, ottenuto cinque minuti di applausi al congresso della Fgci di D'Alema intervenendo in difesa della linea della fermezza su Moro, litigato con Orlando «mio fratello siamese e grande rivale», retto il Viminale con Amato, seguito prima Prodi poi Rutelli. Scapagnini è il medico di Berlusconi. Ne cura salute e leggenda.

Del Cavaliere custodisce l'elisir di lunga vita e contribuisce a creare il mito: non solo il Milan, il potere, la tv; anche il mausoleo, la confraternita, i tifosi usciti dal coma, i molossi ammansiti con un grido, e appunto la quasi-immortalità. «Lo visito una volta al mese. Sta benissimo». Anche dopo la batosta delle Regionali? «Ha reagito». Gli ha cambiato la cura? «Appena appena: qualche antiossidante in più; una leggera modifica nel rapporto con gli aminoacidi». Non è un po' appesantito? «No. Ogni tanto si lascia andare con i dolci, ma è in una fase intermedia, né magro né grasso. Piuttosto, qui a Catania è arrivato stanco. Ma si è subito ripreso: il bagno di folla l'ha rigenerato. Lui certe cose le sente. E' un tipo previsivo: la sua intelligenza fuori dalla norma gli consente di prevedere come andrà a finire».

Forse per questo Berlusconi ha accettato il rischio. Prima si è scontrato con Fini che voleva candidare Nello Musumeci, anima popolare della destra catanese, ora designato vicesindaco. Poi si è buttato nella campagna. Il premier punta ancora sulla Sicilia, l'isola della vittoria del 2001, la terra del 61 a 0: da qui ora può venire la conferma del declino, o il segno della riscossa. Dice Bianco che Berlusconi sta esercitando «una pressione tremenda»: «Stavolta non potrà dire che il centrodestra ha perso perché lui non c'era. Anzi. Micciché è sceso allo Sheraton a coordinare le operazioni. RaiDue ha pagato un concerto con Marcella Bella ma non l'ha trasmesso perché lo spot di Scapagnini è stato accolto da una bordata di fischi. Due candidati, Attanasio del nuovo Psi e l'ex presidente dell'Ordine dei giornalisti Petrina, sono stati indotti a ritirarsi. Ogni giorno arriva un ministro diverso: ieri Alemanno, oggi Buttiglione, domani Fini». E il centrosinistra? «Prodi è venuto un mese e mezzo fa. Nell'ultima settimana io non voglio nessun leader nazionale: se mi affido ai partiti sono perduto, il voto di lista mi penalizza, rischio di non avere la maggioranza in Consiglio comunale.

A chiudere la campagna verranno i presidenti delle Regioni da Roma in giù, da Marrazzo a Soru. Slogan: il Sud che vince. Sono stato a lungo incerto se ricandidarmi. Mia moglie voleva che provassi a fare il presidente della Regione; lì c’è il core-business della mafia; mi ammazzerebbero dopo sei mesi. Sarei potuto tornare al governo; ma i prossimi cinque anni saranno di ricucitura, lavoro in cui Prodi è bravissimo, non ancora di svolta. Meglio passarli qui, nella mia città». Il weekend catanese di Berlusconi, assicura Bianco, è andato maluccio: «Non è neppure sceso al mercato del pesce. " Ti scanti dal lurdariti i scarpi ", hai paura di sporcarsi le scarpe, gli hanno urlato". «Non è così e ho le prove: ecco il video - replica Scapagnini -. Guardi, questo è Berlusconi alla gelateria Caprice. E' sabato mattina. Da qui al mercato sono 200 metri: abbiamo impiegato un'ora e un quarto. Il presidente non riusciva a farsi largo tra la folla. Voleva scendere tra i banchi del pesce, ho dovuto fermarlo perché eravamo in ritardo, ci attendevano gli industriali. Le assicuro che quando Bianco ha portato Prodi a mangiare la caponata col cioccolato non c'era quasi nessuno».

Anche Scapagnini ha preso il suo rischio: «Berlusconi mi aveva offerto il ministero della Sanità nell'autunno scorso. Ho rifiutato. Se avessi voluto fare il ministro l'avrei fatto subito, invece sono stato tra coloro che hanno suggerito il nome di Sirchia. Né mi sono ricandidato al Parlamento europeo. Fare il sindaco mi piace. E il partito unico è una grande idea». Non sarà realizzata qui: il centrodestra è diviso in 14 liste, di cui quattro legate al presidente della Provincia Salvatore Lombardo, un tempo sostenitore di Follini, ora capo di un movimento autonomista. Sulla scheda-lenzuolo lunga 95 centimetri ci saranno sette candidati sindaci, tra cui Antonio Fiumefreddo, che è stato assessore alla Cultura di Scapagnini, ha avuto Bianco come testimone di nozze e ora definisce entrambi «camerieri dei poteri forti»: «La differenza è che Bianco passava la settimana a Roma e veniva a Catania per il week end, Scapagnini vive qui ma nel week end non c'è mai» («Non è vero, vado solo una volta al mese a Napoli a trovare mia madre Giacinta che ha 87 anni!»).

Potrebbe essere una competizione tra l'ex sindaco e l'attuale. E' invece un test nazionale in una città postideologica, ancorata a destra ma capace di mandare al ballottaggio nel '93 Bianco e Claudio Fava. Ora Bianco si accredita 20 punti di vantaggio (Scapagnini se ne attribuisce 2). Franco Battiato appoggia Bianco: «Se Catania non cambia me ne vado». La Sicilia , il quotidiano di Mario Ciancio proprietario anche di tv, radio e tipografie, non è ostile a Scapagnini. Si assiste a prove di riposizionamento che tra qualche mese si rivedranno a Roma: Lombardo ha portato in città alcuni antichi democristiani, tra cui Cirino Pomicino «maialino pilota» come da definizione di Diliberto, pure lui di passaggio per un comizio; tre deputati regionali di Forza Italia vicini a Latteri sono passati con la Margherita, tra cui Ottavio Garofalo che Bianco ha designato assessore.

La giunta ha restaurato 12 piazze ma continuano i lavori in cattedrale, il mese scorso 39 senzatetto l'hanno occupata, una volta la settimana un disoccupato minaccia di lanciarsi dalla gru. Nell'infinita vertigine dei possibili, è dato che questa città singolarissima - né araba né normanna come Palermo ma greca e spagnola, le osterie della carne di cavallo e dei ricci di mare, il miracolo della Microelectronics e l'ombra di Nitto Santapaola, la City costruita dai cavalieri del lavoro, Brancati di cui si pubblicano le lettere al Duce, il porto Ulisse dove l'eroe visse le ultime ore serene prima di affrontare Polifemo, l'afa su cui incombe l'Etna innevato come il Kilimangiaro - non sia laboratorio di nulla che ci riguardi; ma anche che sia specchio dell'Italia che verrà.

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