Da La Repubblica del 20/05/2005

Dopo Lecce, nuova operazione con 56 perquisizioni

Sardegna, 7 arresti fra gli anarchici

L'accusa: aver promosso un'organizzazione sovversiva

di Claudia Fusani

ROMA - Un piano in quattro mosse per smantellare la ragnatela dei gruppi anarchici che, federati da un anno e mezzo in un'unica organizzazione, fanno brillare di tanto in tanto, in tutta Italia ma anche all'estero, cassonetti, bottiglie esplosive e libri-trappola. La prima puntata a Lecce, la scorsa settimana, con l'arresto di cinque giovani accusati di attentati a bancomat e chiese. La seconda puntata riguarda la Sardegna. Da ieri mattina sette persone sono agli arresti domiciliari con l'accusa di aver «promosso un'organizzazione sovversiva finalizzata all'eversione dell'ordine democratico». Nelle stesse ore l'Antiterrorismo del Viminale diretto dal prefetto Carlo De Stefano e il Ros dei carabinieri hanno perquisito altre 56 persone tra Cagliari, Roma, Viterbo e Genova. La procura di Cagliari, il pm Paolo De Angelis, è convinta di aver smantellato il gruppo sardo responsabile di almeno sei episodi tra cui le tre videocassette esplosive inviate il 2 ottobre 2003 (alla caserma dei carabinieri di Stampace a Cagliari; alla sede romana della Regione Sardegna e all'ufficio postale del ministero dell'Interno) e la Land Rover dei carabinieri incendiata il 16 marzo 2004. L'ultimo episodio è quello che ha dato la svolta all'indagine: il 12 giugno la polizia arrestò tre persone (Francesco Di Marco, 33 anni di Genova, Simone de Luca, 26 anni di Foggia e Vinicio Frigau, 39 anni di Cagliari) che avevano appena fatto esplodere un ordigno davanti alla sede di Forza Italia di Quartu Sant'Elena. Tre arresti quasi in flagranza di reato, circostanza rarissima quando si parla degli sfuggevoli anarchici-insurrezionalisti organizzati in «gruppi di affinità che - si legge nell'ordinanza - esistono solo per lo spazio di un'azione diretta anche di modesta entità contro obiettivi come caserme delle forze dell'ordine e militari, tribunali e carceri». Grazie a quegli arresti Digos e Antiterrorismo del Viminale hanno ricostruito il gruppo sulla base di pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che dimostrerebbero l'attività associativa. La sede del gruppo è il centro sociale Fraria, chiuso da un anno e per l'accusa «schermo per occultare pratiche illecite riferibili all'associazione sovversiva». Nell'ordinanza, lunga 120 pagine, si parla di «attività di solidarietà, raccolta di soldi, contatti epistolari con anarchici detenuti», di «sopralluoghi per realizzare attentati»: Paolo Todde e Licia Petta sono stati visti mentre studiavano confini, perimetri e sistemi di sicurezza di un'officina dove si riparano le auto di polizia e carabinieri. L'identikit del gruppo descrive giovani e meno giovani "informatici" - internet è il principale mezzo di comunicazione, organizzazione e reclutamento - e informali, mediamente colti, normali e lontani anni luce dai riti della clandestinità. Basterà tutto questo per dimostrare che i gruppi anarchici, individualisti per definizione, sono in realtà tasselli di un'unica associazione eversiva? «Mi auguro - ha detto il ministro dell'Interno Beppe Pisanu - che gli ulteriori elementi di prova raccolti consentano alla magistratura di qualificare i cosiddetti gruppi di affinità degli anarco-insurrezionalisti come vere e proprie associazioni eversive». Il piano in quattro mosse dell'Antiterrorismo punta a questo. Lazio e Emilia Romagna le prossime puntate.

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