Da La Repubblica del 18/05/2005

Conti allo sfascio senza terapie

di Massimo Riva

Lungamente attesa l'operazione verità sui conti pubblici e sullo stato dell'economia, finora promessa invano dal governo Berlusconi, è giunta ieri non dalla bocca del ministro Siniscalco ma dalla voce forte, chiara e preoccupata del presidente della Repubblica. Da quello stesso Carlo Azeglio Ciampi che, essendo stato anche l'artefice della grande svolta risanatrice del bilancio negli anni Novanta, ha tutti i titoli e le ragioni per perdere la pazienza dinanzi alle persistenti reticenze governative e all'ennesimo tentativo di dipingere di rosa un orizzonte ogni trimestre sempre più plumbeo.

Altro che la "lenta crescita" alla quale il ministro dell'Economia si è ritualmente aggrappato per giustificare le difficoltà di quadratura dei conti, senza comunque indicare una sola misura concreta contro i guai incombenti. In aperto controcanto all'insipido compitino ministeriale, il capo dello Stato ha richiamato la drammatica realtà statistica di una crescita non lenta ma negativa, ha parlato di momento quanto mai «serio e delicato», ha raccomandato di non indebolire i già precari argini della stabilità finanziaria, infine ha sollecitato «decisioni credibili» e mirate «ai punti nevralgici dei problemi».

Parole che, pronunciate appena un paio d'ore dopo l'inutile recita di Siniscalco dinanzi al Parlamento, segnalano insieme l'evidente insoddisfazione e il sentimento di grande allarme con cui dal Quirinale si segue la situazione. Un sentimento che, a questo punto, interpreta lo sconcerto di gran parte del Paese: dal mondo imprenditoriale a quello sindacale fino all'ultimo dei contribuenti. Ieri tutti si aspettavano che il gran tecnico Siniscalco facesse finalmente luce sullo stato dei conti e sugli interventi progettati dal governo. Ebbene, su quest'ultimo punto il ministro è stato di un'evasività totale, anzi si è soltanto preoccupato di escludere che in corso d'anno ricorrerà a qualche manovra correttiva. Ogni intervento, a suo dire, si farà nel biennio 2006/2007. Ma come e in quale direzione non si dice e non si sa.

Su un punto specifico e non marginale, poi, Siniscalco ha toccato il colmo della latitanza di progetti e di idee. Da un lato, infatti, si è beato di fare bella figura annunciando che la stagione dei condoni - fioriti come non mai sotto l'egida di Berlusconi - «è finita». Magnifico si dovrebbe dire, peccato che non una parola il medesimo ministro abbia speso per spiegare come farà, già con la prossima Finanziaria 2006, a rimpiazzare le cospicue entrate da sanatorie varie che stanno aiutando a tamponare i conti di quest'anno. Il mistero, per nulla glorioso, rimane.

Appena un poco meno vago il ministro dell'Economia è stato sui dati della finanza pubblica, indicando un tetto massimo di sforamento del rapporto deficit/Pil al 3,75 per cento. Subito chiosando soddisfatto che si tratta comunque di un livello «ben al di sotto del 4 per cento», ma dimenticandosi di annotare che i parametri europei continuano a prevedere una soglia massima al 3 per cento e proprio per questo la Commissione di Bruxelles il mese prossimo farà partire un formale (e già annunciato) richiamo al nostro Paese. Con conseguenze che non sarà facile rinviare agli anni successivi. Quanto poi all'andamento del debito pubblico e di quell'indicatore fondamentale che è l'avanzo primario (cioè, il saldo fra entrate e uscite al netto degli interessi), Siniscalco è stato addirittura impenetrabile.

Ma più che questa renitenza ad assumere impegni e ad indicare obiettivi, è l'impostazione stessa del suo rapporto al Parlamento ad allarmare. Perché essa appare dominata da una tara congenita alla gestione berlusconiana della finanza pubblica ovvero dal vizio di puntare solo sulla crescita del Pil come chiave di risanamento dei conti. Ora, non c'è bisogno di aver studiato economia per sapere che con una torta più larga si possono aggiustare più appetiti. Ma il punto è che dal 2001, dapprima con Tremonti e adesso con Siniscalco, si è perseverato nel predisporre bilanci il cui equilibrio era fondato su stime di crescita del tutto fuori della realtà. Da ultimo, anche il bilancio 2005 è stato costruito immaginando un aumento del pil al 2,1 per cento, poi di recente ridimensionato all'1,2 ma ora prevedibilmente - il ministro è stato elusivo anche su questo - in caduta ben sotto l'uno per cento.

Quando si commettono tanti, deliberati e pervicaci errori di previsione non si ha né il diritto né la ragione di riparare i guai contabili che sopravvengono dietro l'alibi della bassa crescita. Questo è il comportamento di quei giocatori del lotto che, spesa in anticipo la mancata vincita, si giustificano coi creditori scaricando le colpe sulla cattiva sorte. Dopo quattro anni di queste irresponsabili scommesse berlusconiane, non c'è proprio da stupirsi che il presidente della Repubblica solleciti, inquieto ed allarmato, misure finalmente credibili. Il dramma vero è che egli sia costretto ad indirizzare il suo appello a chi è in larga misura la causa dei problemi da risolvere.

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0