Da La Repubblica del 08/07/2005

I proseliti della Jihad

di Giuseppe D'Avanzo

SE al Qaeda è mai stata un coeso gruppo terroristico gerarchizzato, con un solo capo, un'ideologia condivisa, una capacità di programmare e realizzare attacchi globali grazie a un'organizzazione disciplinata di quadri e "cellule dormienti", questa al Qaeda oggi non esiste più.

L'attacco a Londra, dopo gli attentati di Bali Casablanca Madrid, conferma le analisi che invitano a scorgere, da oltre un anno, il nuovo volto del terrorismo nato dal moderno Islam radicale. Svela la vittoria strategica (e politica) che Osama Bin Laden, vivo morto o moribondo che sia, raccoglie a più di tre anni dalla distruzione dei suoi campi in Afghanistan. Lo "sceicco del terrore" ha sempre avuto l'obiettivo di superare i frazionismi, i localismi (la fitna); di radicalizzare e mobilitare quei musulmani che in passato hanno ignorato i suoi appelli alla jihad globale; di dimostrare che è in corso una battaglia mondiale tra il Bene e il Male, e l'Islam è in una tale situazione di «umiliazione e disprezzo» che impone ai "buoni" musulmani di aggredire, «con la benedizione di Dio», l'Occidente. Come si può, dove si può. Questo desiderio di Jihad che, negli ultimi venti anni, ha attratto decine di migliaia di giovani nei campi di addestramento afghani e sui fronti bosniaci e ceceni, oggi pare diventato accettabile per milioni di persone. «È da questi milioni che verrà la nuova ondata di terroristi», avverte da due anni Jason Burke, forse il più attento studioso di Al Qaeda. I nuovi terroristi, paventava Burke, saranno «operatori free-lance» privi di connessioni palesi con alcuni dei gruppi tradizionali. Saranno così «nuovi» da non avere precedenti legami né con il terrorismo né con il radicalismo né con l'antica geografia qaedista (Sudan, Afghanistan…). Potranno non avere accesso alle risorse finanziarie o distruttive della vecchia Al Qaeda, ma si industrieranno alla conversione in armi di materie comuni, semi di ricino, un coltello da cucina, carburante, polvere da cava. Saranno "invisibili" al lavoro di un'intelligence abituata soprattutto a lavorare con profiling di comportamento e analisi dei dati (età, sesso, luogo di nascita, permesso di soggiorno, spostamenti, storia bancaria…).

L'attacco a Londra può essere la prova che il nuovo terrorismo transnazionale è dentro le comunità della diaspora islamica e la sua nuova dimensione di riferimento non è un polveroso e desertico spiazzo in Oriente, ma la grande città «dove le infrastrutture disponibili, l'anonimato, la privacy, le attività di copertura» (Fabio Mini) ma anche la nascita in Occidente, il passaporto europeo, la scuola, gli amici, quel che sei stato prima di oggi, rendono senza rischi le comunicazioni, i movimenti, il reclutamento, la preparazioni di attentati a costo contenuto.

La nascita del nuovo stile di Al Qaeda, secondo gli analisti, si mostra a Bali il 12 ottobre del 2002 con l'orrore di 202 morti provocati da tre bombe, la più disastrosa sistemata in una discoteca frequentata da occidentali. La cellula di Bali è composta per gran parte da giovani che non sono mai stati coinvolti nel terrorismo. Anche la polizia indonesiana concorda che non c'è nessuna evidenza di un loro legame con Al Qaeda. Non sono stati reclutati da Bin Laden né da uomini che a Bin Laden fanno riferimento. Probabilmente si rivolgerebbero al "nocciolo duro" di Al Qaeda, se ci fosse. Ma non c'è, e fanno tutto da soli. Si associano di loro iniziativa e lanciano una campagna di violenza anche contro la volontà dei capi della Jemaa Islamiya. Semplicemente «condividono l'agenda di Al Qaeda» e compiono un attentato nello stile di Al Qaeda. Come lo farebbe Al Qaeda, se ancora esistesse da qualche parte nel mondo. Nove mesi dopo, l'attentato a Casablanca ribadisce il "modello" del nuovo del terrorismo. Quattordici kamikaze si lasciano esplodere con ordigni rudimentali ma efficaci. Uccidono 29 persone. Anche in questo caso, la polizia marocchina non tenta nemmeno di dimostrare legami significativi con Al Qaeda. Gli attentatori sono tutti tra i 20 e il 24 anni. Nascono e vivono nello stesso povero quartiere di Casablanca, Sidi Moumin. Nessuno è sposato, tutti sono disoccupati e molto poco istruiti. Nessuno di loro è stato finito all'attenzione della polizia. Mai sono stati coinvolti nell'attivismo islamico. Tutti sono stati reclutati negli ultimi quattro mesi. Al Qaeda non ha fornito loro alcun aiuto.

Bali e Casablanca sono gli episodi maggiori della nuova forma del terrorismo nata tra il 2002 e il 2003. Ma anche se si guarda ai minori (bombe nelle Filippine; attentati in Kuwait e in Giordania; il tentativo di far saltare il consolato Usa in Pakistan; la morte di un britannico a Riad; l'assalto al Mariott di Giacarta; un'autobomba a Bombay…), il disegno non muta: cellule autonome si formano e colpiscono senza il coordinamento di un vertice, di un capo, di una direzione politico-strategica. La minaccia dell'attacco terroristico, da sempre caotica e non-lineare, diventa pulviscolare e frammentata. Lo si scopre l'11 marzo del 2004 a Madrid quando simultaneamente esplodono dieci ordigni nella stazione di Atocha uccidendo duecento persone e ferendone duemila. In un attentato che può sovrapporsi con molti punti di contatto a quanto è accaduto ieri nella metropolitana di Londra. A Madrid non si colpisce un bersaglio simbolico (una chiesa) o un obiettivo militare (una caserma), amministrativo (una sede del governo) o commerciale (una compagnia occidentale), da sempre per la vecchia Al Qaeda "copertura" delle stragi di innocenti. Gli assassini di Madrid, come a Londra, uccidono alla cieca tra la folla di pendolari. Il bersaglio è esclusivamente civile. Non si curano nemmeno di portare a termine un attentato "alla maniera di Al Qaeda". Utilizzano molte bombe, ma piccole anziché devastanti esplosivi al plastico. Al contrario del passato, non vogliono morire nell'attentato e diventare martiri: innescano gli ordigni con un timer (si faranno saltare soltanto dopo, quando sono stretti nell'assedio della polizia in un appartamento della città che non hanno abbandonato). La maggior parte degli attentatori è marocchina, qualcuno ha avuto connessioni con i militanti attivi in Europa, ma altri sono nuovi adepti. Come a Bali e Casablanca, l'intervento di Bin Laden o di quel che resta del "nocciolo duro" di Al Qaeda è «nullo o scarso».

Il nuovo terrorismo pulviscolare è lo scenario che gli analisti definiscono «l'incubo». Presuppone che la situazione della nostra sicurezza è peggiorata dal tempo in cui Bin Laden lanciava la sua sfida all'Occidente. Lascia pensare che la visione del mondo jihadista, la degradata ideologia radicale siano diventate dominanti nei paesi islamici e nella diaspora in Occidente. Ci dice che la nuova radicalizzazione di individui che, nelle grandi aree urbane, mai si erano mostrati interessati alla "Jihad globale" ha creato un nuovo terrorismo. Più tragicamente pericoloso perché invisibile, anonimo e autonomo da ogni organizzazione e comando superiore. Sono le nuove coordinate dell'incubo con cui da tempo avremmo dovuto fare i conti e che dobbiamo imparare a conoscere e sconfiggere, dopo i lutti di Londra.

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