Da Corriere della Sera del 26/07/2005

Indagine dell’Isae: ritengono di non guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente. La soglia di duemila euro mensili

Affitti e bollette: si sentono sempre più poveri 7 italiani su 10

di Mario Sensini

ROMA - Dopo anni di crisi, si sentono poveri anche i ricchi. Su dieci famiglie italiane, sono oggi ben sette quelle che ritengono di non guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente. Dove per «dignitosamente» si intende la possibilità di acquistare il necessario, pur rinunciando al lusso. E dove per «abbastanza» si legge una cifra sempre più alta, che cresce spaventosamente di anno in anno. Millesettecento euro nette mensili, per una famiglia italiana media nel 2004, oltre duemila oggi. Vivere al di sopra delle proprie possibilità è una tipica arte italiana, ma l’esercizio sta diventando sempre più difficile. Almeno a giudicare dall’ultima ricerca dell’Isae, l’istituto pubblico di analisi economica, sulla «povertà soggettiva» in Italia. Dati preoccupanti, perché sono l’immagine dello choc dell’euro, del prodotto interno lordo che cala, della crisi economica riflessa nel comportamento delle famiglie italiane. Che al di là dei dati dell’Istat (che misura la povertà oggettiva, problema di una famiglia su 10) si percepiscono sempre più povere.

La soglia di reddito sufficiente, o «di povertà soggettiva», come la chiama l’Isae, si è alzata di oltre 300 euro tra il 2004 e il 2005, con una crescita del 20%. Misura che vale per una famiglia media, perché per quelle numerose le esigenze sono maggiori. Se la soglia di povertà individuale è salita da 1.056 a 1.250 euro tra il 2004 e il 2005, per le famiglie con più di cinque componenti è schizzata dai 2.170 euro dell’anno scorso agli oltre 2.600 di quest’anno. E non sorprende che il 13% degli intervistati dichiari difficoltà per acquistare il cibo, che uno su tre abbia problemi a pagare a fine mese le bollette, che quasi uno su cinque abbia l’incubo dell’affitto, del condominio o delle rate del mutuo. In pratica, l’80% di chi vive in una casa in affitto o deve pagare il mutuo.

I numeri dell’Isae confermano una diffusione preoccupante della sensazione di povertà, benché soggettiva. I grafici svelano invece qualche cosa sulle origini del divario tra il reddito necessario e quello disponibile. Che seguono una linea comune fino al luglio del 2004, quando la curva del reddito ritenuto necessario per vivere bene senza strafare s’impenna. Di lì in poi la forbice si è solo allargata, tornando a chiudersi, ma leggermente, solo nei primi mesi di quest’anno.

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