Da Punto Informatico del 16/06/2005
Originale su http://punto-informatico.it/p.asp?i=53470

Il Canada contro il file sharing

Il Governo intende dare un giro di vite dopo le critiche all'attuale normativa formulate dai detentori di diritti d'autore. La prima mossa sarà rendere illegale il bypass delle protezioni su CD e DVD

Ottawa (Canada) - Lo aveva anticipato lo scorso aprile ed ora il Governo canadese ha deciso di confermare l'intenzione di dare una stretta alla legislazione sul diritto d'autore e il diritto di copia, andando incontro almeno in parte alle richieste dell'industria dei contenuti.

Il disegno di legge governativo punta come prima cosa a rendere illegali quelle tecnologie che abbiano per finalità l'aggiramento delle protezioni sui supporti o i file con i quali vengono distribuiti musica, film ed altri materiali protetti dal diritto d'autore. Va detto, però, che sistemi di questo tipo sarebbero consentiti qualora servano al possessore di un prodotto originale di copiarlo su propri supporti, come il proprio computer o un player digitale: in quel caso lo scopo dell'utilizzo di queste tecnologie non verrebbe considerato illegale perché rientrerebbe in una logica di fair use.

Sebbene l'iter del provvedimento sia appena iniziato, e il testo sia tuttora aperto a modifiche, è prevista una normativa più severa anche sul file sharing, fino ad oggi oggetto di un aspro dibattito legato al fatto che l'attuale legislazione viene considerata dall'industria di settore non sufficiente a garantire il rispetto del diritto d'autore.

Secondo gli osservatori, la normativa che si prepara in Canada differisce sostanzialmente da quella americana, in particolare perché non condanna tout-court lo sviluppo di determinate tecnologie. Viene fatto in particolare l'esempio di DVD Jon, l'hacker norvegese autore del celeberrimo programmino DeCSS: perseguibile negli USA perché si tratta di una tecnologia capace di aggirare un sistema di protezione dalla copia, "un" DVD Jon non sarebbe perseguibile in Canada in quanto tali tecnologie, come detto, possono avere un uso legittimo. Negli States, come noto, viene considerato illegale il semplice sviluppo di certi sistemi.

Il testo, comunque, chiarisce in modo definitivo che scaricare o uploadare materiali protetti su Internet è un illecito. Questo non impedirà il download ma consentirà ai detentori dei diritti di perseguire chi ponesse questi materiali in condivisione, favorendone quindi la distribuzione.

Un altro nodo fondamentale della legge che si prepara è il fatto che i provider verranno considerati semplici intermediari e come tali non potranno essere considerati responsabili per i materiali protetti eventualmente scambiati o residenti sui propri network. Gli ISP dovranno rimuovere eventuali contenuti abusivi solo su richiesta della magistratura e saranno invece tenuti a notificare agli utenti eventuali segnalazioni provenienti dai detentori dei diritti.

Non verrebbe prevista invece la cancellazione del tributo sui supporti ottici: similmente a quanto avviene in Italia con il cosiddetto "equo compenso", infatti, anche in Canada ogni supporto vergine venduto viene gravato di un "quid" in base alla presunzione che possa essere utilizzato per copiare materiali coperti da diritti d'autore, e dunque per compensare gli stessi. I rivenditori e distributori canadesi avevano premuto sul Governo affinché venisse rimossa questa sorta di gabella, che l'Italia ha attivato con il recepimento della direttiva europea sul copyright, ma per ora non sembrano esserci spazi perché ciò avvenga. In Italia, come noto, a questo proposito i produttori di supporti hanno denunciato la SIAE dopo aver registrato un crollo delle vendite.

Soddisfazione per i contenuti del progetto di legge è stata espressa dalla CRIA, la "Canadian Recording Industry Association". Graham Henderson, il presidente, ha spiegato che questa legge avvicina il Canada agli altri paesi più avanzati nelle normative applicate all'era digitale. "Dalla nostra prospettiva - ha spiegato - si tratta di una buona legge". Unica perplessità espressa dalla CRIA è la scelta di non fornire spazi di manovra per perseguire chi realizzasse tecnologie capaci di aggirare le protezioni anticopia.

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