Da La Repubblica del 27/07/2005

Il prestigio da salvare

di Massimo Riva

«TONINO, io ti ringrazio. Ti darei un bacio sulla fronte. Ho la pelle d´oca. Prenderei l´aereo e verrei da te in questo momento se potessi». È la mezzanotte del 12 luglio. Chi parla così non è una donna innamorata No, quel «Tonino» è niente meno che Antonio Fazio, governatore della Banca d´Italia. E chi gli si rivolge con tanta complice riconoscenza è Gianpiero Fiorani, amministratore delegato della Banca Popolare Italiana (ex-Lodi), protagonista della grande impresa patriottica di difesa della Banca Antonveneta dai barbari appetiti degli olandesi di Abn-Amro.

Quanto al senso e all´autenticità delle parole è presto detto.

Senso: Fiorani sta ringraziando Fazio perché gli ha appena comunicato di aver dato il via libera all´offerta di scambio azionario con la quale la Lodi punta a sconfiggere il nemico olandese.

Autenticità: la conversazione è registrata agli atti dell´inchiesta della magistratura che, indagando sulla dubbia liceità delle mosse del banchiere di Lodi e dei suoi compagni di cordata, ha posto sotto intercettazione il telefono di Fiorani dal giugno scorso.

Per chi ha conosciuto l´alto grado di dignità e di autorevolezza con il quale anche i più recenti predecessori di Fazio - da Paolo Baffi a Carlo Azeglio Ciampi - hanno esercitato il loro ruolo, questa telefonata suona come un´offesa imperdonabile al prestigio e alla reputazione di un´istituzione che, nel suo secolo abbondante di vita, è stata punto di riferimento fondamentale anche nei momenti più bui della storia del paese. Un banchiere che si rivolgesse a Baffi o a Ciampi con le parole di Fiorani a Fazio è semplicemente qualcosa di irreale e di impensabile. Un governatore, poi, che accettasse rapporti così confidenziali con un amministratore di banca è addirittura qualcosa di estraneo e stridente con la tradizione della Banca d´Italia.

Non c´è neppure bisogno di registrare qui altre, a prima vista incredibili, rivelazioni che emergono dalle intercettazioni dei magistrati: come il ruolo attivo svolto nella vicenda Antonveneta perfino dalla consorte del governatore ovvero come il maldestro tentativo di Fiorani di allestire una sorta di "linea rossa" con Antonio Fazio per sfuggire ai controlli degli inquirenti. Lo spezzone di conversazione sopra riportato è già più che sufficiente per portare a conclusioni molto amare. Siamo di fronte a una caduta verticale di stile nel comportamento dell´attuale governatore che, purtroppo per il paese, coinvolge gravemente anche l´istituzione da lui al momento rappresentata.

Non è la prima volta che parole ovvero atti del dottor Fazio suscitano problemi ed inquietudine. Per restare soltanto alle recenti guerre bancarie, va ricordato che i suoi comportamenti sono stati e sono ancora oggetto di uno sgradevolissimo contenzioso con la Commissione europea a tutto danno dell´immagine internazionale dell´intero paese. Mentre, fra le mura domestiche, in più di un´occasione le decisioni del governatore sono state apertamente contestate da voci autorevoli della business community con l´accusa di disprezzo del mercato e di abbandono del ruolo arbitrale a favore di questa o quella parte in causa:

come provato dal fatto che, nella specifica vicenda Lodi - Antonveneta, Fazio si è mosso anche contro il parere tecnico dei suoi uffici interni. Un giorno bisognerà anche capire che cosa possa aver spinto il governatore a compromettere così rozzamente l´immagine di un´autorità finora circondata dal generale rispetto.

Ma al momento il testo delle registrazioni telefoniche, insieme ad altri elementi raccolti dalla magistratura, spazza via ogni residuo dubbio ed apre un serio problema istituzionale.

Il paese può ancora tollerare che la perdita di credibilità di una persona, titolare di un mandato a vita, trascini con sé anche l´istituzione da questi rappresentata? Va registrato in proposito che ieri Bankitalia ha reagito con un comunicato nel quale ribadisce la piena correttezza del suo operato in tema di guerre bancarie, rivendicando una puntuale applicazione delle norme vigenti in materia. Ma con un codicillo, che sembra chiaramente riferirsi alle intercettazioni telefoniche, nel quale si dice: "Strumentalizzazioni di notizie, che non incidono sulla legittimità e sul merito dei provvedimenti assunti, non possono che essere respinti".

Ebbene che i vertici di Via Nazionale insistano sulla legittimità del loro operato tecnico può essere comprensibile a fronte delle inchieste giudiziarie in corso. Ma che, a proposito delle incresciose telefonate, ci si arrocchi nella respinta di non si sa bene quali strumentalizzazioni è un segnale pessimo. Dal quale si deve ricavare che, evidentemente, non ci rende conto di quale danno irrimediabile l´affettuosa amicizia Fazio-Fiorani abbia inferto alla figura dell´attuale governatore, ma soprattutto - ed è quel che conta - al ruolo e al prestigio della Banca d´Italia.

C´è una logica primitiva da muoia Sansone in questo atteggiamento che lascia sgomenti, anche perché dall´interno della banca non è giunto finora alcun segnale di tentativi di riscatto del buon nome dell´istituzione. Certo, nell´ordinamento attuale, non c´è qualcuno che possa obbligare il governatore a farsi da parte. E questo è il guaio più serio perché, per il bene del paese e della Banca d´Italia, i destini di Antonio Fazio e dell´istituto di Via Nazionale vanno separati al più presto. Compito che, nel vuoto di iniziativa politica, magari rischia una volta di più - con buona pace del ministro Castelli - di dover ricadere sulle spalle della magistratura.

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