Da La Stampa del 01/08/2005
Record di suicidi tra i giovani
Per i cinesi competizione troppo dura
di Francesco Sisci
Sangue e ossa degli operai morti nella costruzione della Grande Muraglia, secondo la leggenda, hanno contribuito a renderla solida e invincibile. Oggi, quasi allo stesso modo, i giovani cinesi che si uccidono, depressi per la crescente competitività sociale, dovrebbero rendere resistente il boom economico. Di certo il suicidio è la prima causa di decesso in Cina tra i giovani sotto i 35 anni. Si uccidono in 250 mila all’anno. Oltre 2,5 milioni ci provano senza riuscirci. In città si butta dalla finestra chi non regge la pressione dell’università o del lavoro.
In campagna ingoiano pesticidi le donne costrette a matrimoni che non vogliono. Nelle Università è il panico. Wu Xiaoyong, prorettore a Pechino, racconta: «Non sappiamo come fare. Se diamo meno lezioni ai ragazzi le famiglie si lamentano perché offriamo poche opportunità di studiare. Se ne diamo di più qualcuno non ce la fa, impazzisce e le famiglie vengono da noi e ci accusano di ogni cosa». Sotto accusa non è solo la competitività, ma il cambiamento sociale e culturale. I manager incapaci di conciliare antichi doveri verso la famiglia e impegni verso il datore di lavoro vanno in tilt. Vanno in depressione i trentenni che guadagnano milioni senza dare un senso alla lotta per la carriera.
La depressione del resto ha cominciato a essere considerata una malattia e trattata come tale solo da un paio di anni. Fino al 1980 in Cina non si studiava psicologia e oggi c’è uno psichiatra ogni 100 mila abitanti, 30 volte meno che in Europa. Quella del suicidio è una sorta di tragico rischio professionale per i genitori che vedono i loro figli camminare in bilico tra ansie e sogni di successo. La versione moderna dell’antico sistema gerarchico, dove chiunque aveva un grado in base al voto ottenuto agli esami imperiali. E già allora i suicidi non si contavano.
Le nuore depresse si impiccavano a una trave della stanza da letto, i contadini indebitati si gettavano in un pozzo e tutti erano seppelliti con ignominia, perché il suicidio è peccato mortale anche qui, contro gli antenati. Quel sistema, come questo odierno, garantiva i migliori al comando, ed era spietato. Oggi invece i giornali gridano allo scandalo e il «Settimanale del Sud», il giornale più venduto del Paese, conduce una campagna di denuncia sul tema. Alla fine, forse, non sarà come la mastodontica, inutile Grande Muraglia.
In campagna ingoiano pesticidi le donne costrette a matrimoni che non vogliono. Nelle Università è il panico. Wu Xiaoyong, prorettore a Pechino, racconta: «Non sappiamo come fare. Se diamo meno lezioni ai ragazzi le famiglie si lamentano perché offriamo poche opportunità di studiare. Se ne diamo di più qualcuno non ce la fa, impazzisce e le famiglie vengono da noi e ci accusano di ogni cosa». Sotto accusa non è solo la competitività, ma il cambiamento sociale e culturale. I manager incapaci di conciliare antichi doveri verso la famiglia e impegni verso il datore di lavoro vanno in tilt. Vanno in depressione i trentenni che guadagnano milioni senza dare un senso alla lotta per la carriera.
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