Da Corriere della Sera del 24/08/2005

Sgomberate Sa-Nur e Homesh: solo qualche episodio simbolico di resistenza prima di cedere all’azione dell’esercito

Sharon vince la sfida anche in Cisgiordania

Conclusa l’evacuazione degli insediamenti. Il governo pensa agli «avamposti illegali»

di Lorenzo Cremonesi

SA-NUR (Cisgiordania) - Dal pericolo della guerra fratricida a una sorta di grande gioco senza frontiere tra coloni estremisti e poliziotti. Spintoni e offese al posto dei temuti spari e bombe molotov. Che la sfida fosse definitivamente vinta i comandi israeliani l'hanno capito ieri verso mezzogiorno, quando sono giunti all'accordo per stabilire le regole del gioco con i ragazzini e i loro mentori della destra religiosa arroccati sul tetto della stazione di polizia nella colonia ebraica di Sa-Nur. «Come a Kfar Darom una settimana fa. Vogliamo essere portati via dal tetto con i container appesi alle gru della polizia. Lasciateci manifestare per qualche tempo. Poi ci arrenderemo», aveva promesso ai militari Dov Lior, uno dei rabbini più militanti tra gli ultranazionalisti della Cisgiordania. E così è avvenuto. Le ultime due colonie da evacuare sono da ieri sera completamente vuote. Sono 25 in tutto (21 a Gaza e 4 in Cisgiordania): nelle prossime settimane, dopo lo smantellamento delle strutture, le loro terre dovrebbero passare sotto il controllo dell'Autorità palestinese.

Una scena quella di ieri voluta e architettata soprattutto per le centinaia di giornalisti presenti (addirittura più numerosi dei manifestanti). Sharon cerca di garantire il massimo accesso. Dopo tutto è raro per lui godere tanta simpatia tra i media di tutto il mondo. I coloni a loro volta ci tengono a far conoscere le loro sofferenze. Ieri a Sa-Nur, come del resto nella vicina colonia di Homesh, prevaleva l'impressione che una serie di sequenze potenzialmente drammatiche si stesse trasformando nella parodia di se stessa. «Oggi abbiamo scoperto che i coloni sono molto meno forti di quanto volessero far credere. Sono una tigre di carta, ricordano la nostra sorpresa nello scoprire le debolezze del comunismo al momento dello sfaldamento dell'Unione Sovietica», commentava tra gli altri Amnon Dankner, direttore del quotidiano Maariv e attento osservatore della società israeliana. «L'ex premier laburista Yitzhak Rabin si rivolterà nella tomba. Avrebbe voluto essere lui il primo ad avviare lo smantellamento delle colonie, specie dopo che un estremista ebreo uccise oltre 30 musulmani a Hebron nel 1994. E invece lo fa il suo arcinemico Sharon», diceva non senza ironia, godendosi sotto il sole l'ennesima scena dei poliziotti che caricano di forza sui bus decine di ragazzini scalcianti nell'aria.

Vengono così smentite le preoccupate predizioni dei media israeliani, che negli ultimi giorni avevano paventato la possibilità di uno scontro a fuoco. «Non erano timori infondati. I nostri informatori avevano parlato di tre militari disertori fuggiti con i mitra di ordinanza a Homesh e Sa-Nur. E di un notevole numero di bombe molotov accatastate nelle sinagoghe», ci confidava il tenente colonnello della polizia Zvi Lencovsky. Proprio per evitare pericoli inutili, alle sei di mattina si erano già concentrati nella zona oltre 6.000 tra agenti e poliziotti. Un numero enorme quando si è scoperto che i «resistenti», quasi nessuno tra gli abitanti originari delle colonie, non erano molti: 700 a Homesh e 600 a Sa-Nur. Seduti all'ombra, una cinquantina di agenti delle unità speciali che hanno svolto le operazioni più delicate a Gaza. «A Kfar Darom siamo rimasti sorpresi dalla violenza dei ragazzini sui tetti della sinagoga. Molti di noi sono rimasti feriti dalla soda caustica tirataci negli occhi», racconta il capitano Oman Eynav.

«Tutto sommato siamo soddisfatti. I nostri uomini erano pronti, ben addestrati, e anche i coloni più estremisti alla fine hanno rispettato gli accordi. Gli evacuati sono stati in tutto oltre 15.000», ha detto in serata il capo di Stato maggiore, generale Dan Halutz. Un successo che potrebbe indurre Sharon a smantellare presto alcune colonie minuscole stabilite illegalmente in Cisgiordania. La prospettiva è rivelata da «alte fonti militari» alla stampa locale. E potrebbe rappresentare un modo per ridurre gli attriti con gli Stati Uniti, dopo l'annuncio del premier dell’avvio di un ampio programma di costruzioni all'interno dei blocchi di colonie in Cisgiordania.

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