Da Corriere della Sera del 25/08/2005

Teheran si prepara alla quarta edizione delle Olimpiadi musulmane. Diciotto discipline

I Giochi delle donne islamiche Atletica e calcetto con il chador

In Iran ragazze di 45 Paesi. Forse anche americane

di Paolo Conti

L'appuntamento è per il 22 settembre e mezza Teheran è già in fermento: per quel giorno è fissata la cerimonia di apertura della quarta edizione dei Giochi islamici delle donne che dal 1993 si svolgono, sempre nella capitale iraniana, ogni quattro anni. Sarà uno spettacolo inedito per molti occidentali: centinaia di donne in gara tra loro e rigorosamente coperte dal chador. Gran parte delle manifestazioni, sia al chiuso che all'aperto e fatta eccezione per le cerimonie ufficiali di apertura e di premiazioni finali, saranno riservate a un pubblico femminile. E così inevitabilmente sarà per la stampa internazionale che, nel caso di troupe televisive, dovrà dotarsi di operatori donne. Diciotto le discipline: tiro con l'arco, ginnastica, judo, pallamano, basket, golf, karate, squash, tennis, ping-pong, nuoto, volley, badminton (tennis con volano), tiro a segno, calcetto, taekwondo, atletica, ping-pong per disabili. Le gare dureranno una settimana.

La lista ufficiale dei Paesi che parteciperanno ai giochi non è stata ancora resa ufficiale: si sa solo che le rappresentanze iscritte fino a pochi giorni fa erano 45. Ma stavolta potrebbero esserci sorprese non secondarie. Basta consultare per esempio il sito www.mwlusa.org, ovvero la Lega delle donne musulmane Usa che ha sede a Los Angeles, per scoprire un invito: «Questa Lega e altre organizzazioni americane stanno cercando di dar vita alla prima rappresentanza di donne musulmane americane ai prossimi giochi di Teheran. Le atlete sono invitate a procurarsi il visto e a conformarsi con le regole di abbigliamento del Paese ospite».

E proprio in Iran c'è chi tenta un timidissimo passo. Rispetto alle altre tre edizioni è cambiata l'intestazione vera e propria. Non più «Muslim Women Games», ovvero giochi delle donne musulmane. Ma «Women Islamic Games», cioè giochi islamici delle donne. Una semplice sfumatura? Non proprio. Lo ha spiegato la segretaria generale dei giochi, Farideh Hadavi: «In questa edizione potranno partecipare anche le atlete non musulmane». E per sottolineare come l'appuntamento sia volutamente diretto non solo all'universo dell'islam, stavolta il comitato esecutivo ha un vicepresidente che rappresenterà i paesi non islamici. Si tratta del cittadino britannico Ahmad Versi.

A guidare la macchina organizzativa resta salda al timone Faezeh Hashemi, figlia di Rafsanjani, potente ex presidente della Repubblica e uomo-chiave dell'economia iraniana, nonché candidato moderato sonoramente bocciato alle recenti elezioni presidenziali vinte poi al ballottaggio dal conservatore Mahmoud Ahmadinejad. Faezeh Hashemi è un personaggio molto popolare in Iran: si deve a lei (come si legge sul sito ufficiale dei giochi, www.icwsf.org, che ha una pagina in lingua inglese) l'idea di una competizione al femminile «da tenersi secondo i criteri e i valori islamici». Molte donne musulmane nel mondo, si legge ancora, «osservano le regole dell'abbigliamento islamico e sono quindi nell'impossibilità di partecipare ai Giochi Olimpici». Si tratta di una quota di umanità non indifferente, calcola l'organizzazione iraniana, poiché si tratta «di un quarto di tutte le donne della Terra». La Federazione nacque nel 1991 e due anni dopo arrivarono i primi Giochi.

Fahezeh Hashemi, 42 anni, ex deputata al Majilis (il parlamento iraniano), passo elastico e sguardo ironico, è una grande sportiva lei stessa: sci, nuoto, equitazione. Dalla metà del 1998 diresse con grinta, nei mesi ancora pieni di promesse della prima presidenza Khatami, il quotidiano progressista «Zan», ovvero «Donna», destinato alle lettrici della repubblica islamica. Durò pochi mesi, venne chiuso nell'aprile 1999 per aver pubblicato il messaggio di auguri agli iraniani per il Nooruz (il capodanno iraniano che coincide con l'ingresso della primavera, quindi il 21 marzo) dell'ex imperatrice Farah Diba. Stavolta, con Ahmadinejad al potere, preferisce dedicarsi prudentemente al suo vecchio amore, lo sport. Ovviamente coperto dal chador.

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