Da Corriere della Sera del 26/08/2005

Bankitalia all'esame del governo

E a sorpresa tra i ministri ci sarà anche il leghista Castelli Oggi al Cicr la difesa del banchiere centrale. L'Ue: attenzione alta

di Mario Sensini

ROMA - Arrivati allo snodo cruciale del Cicr, il Comitato interministeriale che questa mattina ascolterà il governatore della Banca d'Italia sulla vicenda delle opa bancarie, la linea non può che essere quella della prudenza. L'indicazione di mantenere il più basso profilo possibile è arrivata all'esecutivo direttamente da Silvio Berlusconi. Preoccupato di gestire nel modo più lineare possibile il primo confronto tra il governo e il governatore dopo la diffusione delle intercettazioni che lo riguardano. La questione è delicatissima come dimostrano anche l'attenzione di Bruxelles (definita ieri «alta» da fonti interne della Commissione) e le divisioni nella maggioranza sul futuro del Governatore. Sa che tra i suoi il malumore verso la Banca d'Italia sta crescendo, così come la determinazione nel procedere a una riforma profonda della Banca, ma il premier non vuole strappi, né sorprese.


LA LEGA AL CICR - Così, dopo aver evitato accuratamente la calendarizzazione di un Consiglio dei ministri subito dopo il Cicr (il governo si riunirà solo il 2 settembre per parlarne), il premier ha fatto in modo che alla riunione di oggi fosse invitato anche Roberto Castelli, ministro della Giustizia della Lega Nord, uno dei partiti che difende più strenuamente l'operato del governatore. Un fatto straordinario, poiché al Cicr, almeno negli ultimi anni, non sono mai stati invitati altri ministri al di fuori di quelli che vi partecipano per legge: Economia, Attività produttive, Infrastrutture, Agricoltura e Politiche comunitarie.


EQUILIBRIO POLITICO - La ragione ufficiale è che il Guardasigilli dovrà spiegare al Consiglio del 2 settembre il ruolo avuto dalla magistratura, soprattutto nella diffusione delle intercettazioni tra gli scalatori della Banca Antonveneta e il Governatore. La presenza di Castelli, tuttavia, assicura anche un certo equilibrio politico in seno al Cicr, dove l'unica forza di maggioranza a non esser rappresentata sarà l'Udc. Equilibrio che il premier ritiene evidentemente necessario, considerato che il ministro dell'Economia è molto critico sull'operato di Fazio e che anche Alleanza nazionale, fino a poche settimane fa schierata in difesa di Fazio, si è ormai spostata sulla linea dura.


AN SULLA LINEA DURA - «Quando ho detto che il governo non deve intervenire a gamba tesa sulla Banca d'Italia non ho mai voluto intendere che bisogna affidarsi solo all'autoriforma di Bankitalia» ha detto ieri il ministro dell'Agricoltura, Gianni Alemanno. Anche An, dunque, sostiene ormai apertamente l'idea di un intervento legislativo per trasformare l'istituto in un organo collegiale e più trasparente, ed imponendo un mandato a termine al Governatore. E pian piano anche l'Udc comincia ad abbandonare l'idea di lasciar che sia l'Istituto stesso a darsi nuove regole. Un'ipotesi che il centrosinistra, pronto a dare una mano ai falchi del governo, definisce con Enrico Letta «una presa in giro».

«Aspettiamo la relazione di Fazio al Cicr poi dobbiamo aprire una riflessione per vedere se sia più opportuno procedere in un modo o nell'altro» ha detto il capogruppo alla Camera, Luca Volontè. «Meglio un provvedimento ad hoc che un emendamento al disegno di legge sul risparmio» ha aggiunto il suo collega Maurizio Eufemi, che di quel ddl nato sulla scia degli scandali Cirio e Parmalat, è relatore. «Ogni modifica - dice Eufemi - rischia di essere penalizzante per i tempi di approvazione».

Renato Brunetta, Forza Italia, consigliere economico del premier preferisce «un atto di indirizzo bipartisan del Parlamento per dare mandato alla Banca d'Italia di riformarsi». Come il responsabile economico di Forza Italia, Luigi Casero, che chiede «un messaggio chiaro dal Parlamento, poi l'autoriforma». Prudenza. Come chiede il premier. E così sarà anche oggi. Del resto i "falchi" del governo da Fazio oggi si aspettano «solo una difesa d'ufficio basata sulla sentenza del Tar che gli dà ragione», dicono. Comunque sicuri che questo non basterà a scongiurare la nascita di una «nuova» Banca d'Italia.

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