Da Corriere della Sera del 31/08/2005

Fazio, fronte nel governo per le dimissioni

La Malfa: lasci nell’interesse dello Stato e dell’istituto. E Maroni apre alla riforma

di Mario Sensini

ROMA - Superate le resistenze, caduti i distinguo, nel governo si profila un accordo addirittura unanime sulla riforma della Banca d’Italia. Dopo aver alzato per giorni un pesante fuoco di sbarramento, la Lega Nord ha accettato la linea del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, favorevole a un intervento legislativo per introdurre collegialità, mandato a termine per il governatore e la revisione dell’assetto di controllo della Banca d’Italia, che passerebbe al Tesoro. Dal governo è intanto arrivato il primo invito esplicito a Fazio perché consideri l’opportunità di dimettersi. Lo ha fatto, a sorpresa e pur continuando a difenderlo, il ministro repubblicano Giorgio La Malfa, proprio il politico che in questi giorni è stato più vicino al Governatore.


VERTICE AD ARCORE - Decisiva sarà la posizione di Silvio Berlusconi. Ieri sera, appena tornato dalla Russia, il premier ha ricevuto ad Arcore lo stato maggiore della Lega Nord, proprio per affrontare la questione Bankitalia che il ministro Roberto Maroni aveva discusso poche ore prima con il ministro dell’Economia. Una soluzione sembra ormai vicina, anche perché Berlusconi nel corso della visita a Vladimir Putin è stato costantemente aggiornato sugli sviluppi della situazione e sul progressivo ravvicinamento delle posizioni nella maggioranza dal sottosegretario Gianni Letta, che ieri sera ha visto anche Siniscalco.


PROPOSTA IN ARRIVO - Dal ministro dell’Economia, al Consiglio dei ministri di venerdì, potrebbe dunque arrivare, insieme alla relazione sulle opa bancarie, anche una proposta concreta di riforma della banca, come hanno chiesto Forza Italia, An e, ancora ieri, l’Udc. «Se la riforma affronta non solo il mandato a termine, ma elimina anche questo grande conflitto di interessi» insito nella proprietà delle azioni Bankitalia in mano ai controllati, cioè alle banche, «noi siamo d’accordissimo» ha detto Maroni dopo un colloquio con Siniscalco. «Se non sarà una riforma per punire, noi non abbiamo problemi. Siniscalco è una persona seria che vuole una riforma seria: venerdì non ci sarà alcuno scontro in Consiglio, ma una soluzione concordata e condivisa» ha detto Maroni sottolineando che «una riforma bipartisan sarebbe la cosa migliore».


LE DIMISSIONI - Anche La Malfa è pronto «a rimettersi all’opinione prevalente del governo e del Parlamento», benché nutra ancora dubbi sulla collegialità, a rischio di «lottizzazione», e sul passaggio della concorrenza bancaria all’Antitrust. Secondo La Malfa, benché «non sussistano elementi per una censura dell’operato di Fazio», il protrarsi delle polemiche sul caso delle opa bancarie e le intercettazioni «determina un’indubbia influenza negativa sulla capacità operativa della Banca». Al punto che Fazio, come La Malfa gli ha anticipato in un colloquio privato, dovrebbe «considerare, nell’interesse precipuo dello Stato e della Banca, la possibilità di offrire le sue dimissioni». Una decisione, secondo La Malfa, che avrebbe «la forza di una condanna morale verso una campagna denigratoria di portata inusitata e, nello stesso tempo, di una difesa dell’istituzione». La sortita ha sorpreso anche la Lega. «Il governo non può costringere Fazio a dimettersi. Noi non lo chiediamo, anche se lui è libero di farlo» ha commentato Maroni.

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