Da La Repubblica del 01/09/2005

I focolai dell'influenza aviaria in Russia dimostrerebbero che il contagio passa dagli animali allevati a quelli selvatici

Virus dei polli, allarme Fao per l'Italia

"Possibile arrivo a primavera con gli uccelli migratori". Caccia al via, è polemica

L'organizzazione mondiale avverte i Paesi occidentali "Rischio pandemia"
Il ministro Storace: valuteremo con rigore gli atti per adottare le misure necessarie

di Mario Reggio

ROMA - L'influenza aviaria viaggia dall'Est all'Ovest sulle rotte migratorie degli uccelli selvatici e nella primavera del 2006 potrebbe arrivare in Italia. E una volta diffuso, contro il virus dei polli a ben poco potrebbero servire le misure di prevenzione e le dosi di vaccino prenotate da molti Paesi occidentali tra cui l'Italia. L'allarme è stato lanciato ieri dalla Fao (Food and agricolture organization). L'unico modo per scongiurare una pandemia dalle conseguenze catastrofiche sarebbe quello di bloccare il virus proprio lì dove nasce e si replica tra gli uccelli selvatici ed i polli.

«L'influenza aviaria è ormai un problema mondiale che necessita assolutamente di una forte risposta a livello internazionale - spiega Joseph Domenech, responsabile del servizio Veterinario della Fao - dal 2003 ad oggi l'influenza ha ucciso più di 60 persone in Asia e oltre 140 milioni di volatili sono morti o sono stati abbattuti nel tentativo di contenere i focolai epidemici. Assieme all'Organizzazione per la salute animale abbiamo sviluppato una strategia per il controllo dell'influenza aviaria in Asia che avrà un costo di oltre 100 milioni di dollari, per sostenere le operazioni di sorveglianza, il lavoro di diagnosi e le altre misure di controllo tra cui le vaccinazioni - prosegue - ma sinora i paesi donatori si sono impegnati solo per 25 milioni di dollari».

E il quadro tracciato dalla Fao non è affatto confortante: i focolai epidemici si sono verificati per lo più in Indonesia, Vietnam, Tailandia, Laos Cambogia e Cina. Ma a luglio, Russia e Kazakistan hanno confermato casi di infezione sia nel pollame domestico che nei volatili selvatici. In Mongolia 90 uccelli migratori sono morti a causa del virus H5N1, mentre tra l'aprile e il giugno del 2005, oltre 6 mila volatili migratori sono deceduti nella riserva naturale del Lago Qinghai, in Cina. Nel frattempo il virus è stato individuato anche nel Tibet, dove ha colpito 133 galline d'allevamento.

«Questi nuovi focolai dimostrano - afferma Joseph Domenech - che il virus, altamente patogeno, non è più limitato al sud-est asiatico, ma si sta progressivamente diffondendo verso nord ovest. Sospettiamo che in Russia e Kazakistan il contatto tra pollame domestico e uccelli acquatici in laghi e zone umide sia la principale fonte d'infezione dei polli».

Un allarme confermato ieri dal ministro dell'Agricoltura russo: nella Siberia occidentale il virus è stato confermato in 47 villaggi, mentre altri 80 sono sotto costante osservazione. E in Italia? Il ministro della Salute, Francesco Storace, afferma: «acquisiremo gli atti della Fao per una valutazione rigorosa e adottare le misure necessarie». Dorina Bianchi, parlamentare della Margherita replica: «Si parla di ricerca, di scorte di medicinali, di prenotazione di 37 milioni di dosi di vaccino. A questo punto ad essere importanti non sono solo le cifre, ma soprattutto i tempi. La primavera non è lontana e gli italiani hanno diritto di essere informati su quali misure verranno adottate per affrontare questa norma di diffusione del virus». Ed oggi in Italia si apre la stagione venatoria. La Lega abolizione caccia chiede di «Sottrarre alle Regioni tutte le competenze sulla caccia alla fauna migratrice per affidarle ad un'agenzia tecnica nazionale, e imporre uno stop cautelare alle cacce agli acquatici nelle grandi zone umide, come il Delta del Po, dopo l'allarme lanciato dalla Fao».

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