Da La Repubblica del 02/09/2005
A un anno dalla strage della scuola in Ossezia, il presidente russo promette di estendere le indagini ai vertici dei servizi e del governo
Putin cede alle madri di Beslan
Incontro al Cremlino, sotto accusa per la gestione del sequestro e i soccorsi
di Giampaolo Visetti
BESLAN - Un anno dopo la strage nella scuola di Beslan, è braccio di ferro tra i sopravvissuti e Vladimir Putin. Sette madri dei 186 bambini ammazzati, per la prima volta incontrano oggi il presidente al Cremlino. Chiedono verità e giustizia, mentre cause e responsabili del massacro restano coperti dalle bugie di Stato.
Putin è stato costretto ad ascoltare dal vivo le denunce sul processo-farsa contro l'unico terrorista arrestato e sulle finte inchieste di procura e commissioni parlamentari. Le donne, ormai una forza politica e vicine all'opposizione, minacciavano di marciare a piedi dall'Ossezia a Mosca. Secondo i sondaggi è con loro il 70 per cento della popolazione. Il nuovo presidente osseto e il plenipotenziario per il Caucaso hanno mediato ieri per ore con la delegazione di Beslan. Una partita politica delicata.
Il Cremlino, primo accusato per complicità nel sequestro e nei catastrofici soccorsi, cerca di riacquistare consenso. Putin sarebbe pronto ad assicurare alle madri di Beslan l'estensione delle indagini ai vertici dei servizi segreti e del ministero degli Interni. In cambio chiede la fine delle proteste e la possibilità di visitare Beslan senza contestazioni. Per questo, in Ossezia, le misure anti-terrorismo sono imponenti. Se la trattativa andrà in porto, nel giorno dell'anniversario i russi potranno vedere Putin fare le condoglianze ai parenti. In caso contrario lo scontro diventerà il primo inciampo serio del presidente. Temeva di essere ignorato, nei tre giorni di lutto iniziati ieri con la partecipazione di migliaia di persone. Ha invece già ottenuto di spaccare le madri sull'opportunità dell'incontro: strappandole per un giorno dalle foto dei 331 morti ufficiali, affisse sul muro della palestra.
Sotto i riflettori torna anche Shamil Basaev, capo militare della guerriglia cecena. Mercoledì ha accusato l'Fsb di aver collaborato al sequestro e favorito la strage. Ieri un video, che una tivù americana ha diffuso come «gli ultimi preparativi prima dell'assalto», lo mostra mentre impartisce ordini ai suoi terroristi. Luogo e data delle riprese, contenuto dei discorsi, non sono comprensibili: l'ennesimo mistero da servizi segreti.
Putin è stato costretto ad ascoltare dal vivo le denunce sul processo-farsa contro l'unico terrorista arrestato e sulle finte inchieste di procura e commissioni parlamentari. Le donne, ormai una forza politica e vicine all'opposizione, minacciavano di marciare a piedi dall'Ossezia a Mosca. Secondo i sondaggi è con loro il 70 per cento della popolazione. Il nuovo presidente osseto e il plenipotenziario per il Caucaso hanno mediato ieri per ore con la delegazione di Beslan. Una partita politica delicata.
Il Cremlino, primo accusato per complicità nel sequestro e nei catastrofici soccorsi, cerca di riacquistare consenso. Putin sarebbe pronto ad assicurare alle madri di Beslan l'estensione delle indagini ai vertici dei servizi segreti e del ministero degli Interni. In cambio chiede la fine delle proteste e la possibilità di visitare Beslan senza contestazioni. Per questo, in Ossezia, le misure anti-terrorismo sono imponenti. Se la trattativa andrà in porto, nel giorno dell'anniversario i russi potranno vedere Putin fare le condoglianze ai parenti. In caso contrario lo scontro diventerà il primo inciampo serio del presidente. Temeva di essere ignorato, nei tre giorni di lutto iniziati ieri con la partecipazione di migliaia di persone. Ha invece già ottenuto di spaccare le madri sull'opportunità dell'incontro: strappandole per un giorno dalle foto dei 331 morti ufficiali, affisse sul muro della palestra.
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