Da Corriere della Sera del 07/09/2005

Siniscalco continua il pressing «La fiducia o c’è o non c’è»

di Mario Sensini

ROMA - «Non si può dare ad Antonio Fazio solo un po’ di fiducia. O sì, o no». Ieri pomeriggio, nel bel mezzo di un’altra lunga giornata di attesa, Domenico Siniscalco, sembrava ancora deciso a tornare alla carica per ottenere le dimissioni del Governatore della Banca d’Italia. Il ministro dell’Economia le aveva chieste esplicitamente, ma dall’esecutivo sono giunti finora segnali un po’ ambigui. Vuoi per la delicatezza istituzionale della questione, vuoi per le difficoltà sollevate dalla Lega Nord, convinta che il massimo che il governo potesse fare sia stato già fatto. Il ministro dell’Economia, che sulla vicenda si è esposto, ha invece bisogno di qualcosa in più. Anche perché tra due giorni è atteso a Manchester per la riunione informale dei ministri delle Finanze e dei governatori Ue, proprio con Fazio. «O il governo dà la fiducia al Governatore oppure non gliela dà» ripeteva così Siniscalco, ieri, ai suoi interlocutori. Convinto che l’autosospensione del Governatore, l’ipotesi più morbida sulla quale ha lavorato invano Gianni Letta, «non sia una soluzione valida per recuperare la credibilità perduta dalla Banca d’Italia». E determinato a riportare il caso Fazio all’attenzione del Consiglio dei ministri. A compiere cioè quel «passo formale» nelle «sedi istituzionali» che aveva preannunciato domenica scorsa a Cernobbio agli imprenditori e allo stesso presidente del Consiglio. L’obiettivo del ministro dell’Economia è chiaro: ottenere un avallo politico pieno alla sua linea, prima della partenza per l’Ecofin di Manchester.

Il leader dell’Udc, Marco Follini, ha già chiesto al governo di valutare collegialmente la questione. Alleanza Nazionale sembra altrettanto convinta della necessità di ridiscutere della faccenda, cosa che quanto meno avrebbe lo scopo di intensificare il pressing sul governatore. Nel Consiglio dei ministri di venerdì sarà dunque «opportuno verificare le indicazioni di Siniscalco e giungere a un atto ufficiale, se nel frattempo la situazione non si sarà sbloccata», ha fatto sapere ieri il ministro dell’Agricoltura di An, Gianni Alemanno.

Oltre all’atto politico, che poteva sintetizzarsi in una dichiarazione del governo, l’Economia e gli uffici di Palazzo Chigi avrebbero già soppesato, però, anche l’opportunità di una mossa ben più incisiva. Ovvero, quella di trasferire in un decreto legge, immediatamente operativo, almeno una parte dell’emendamento al ddl sul risparmio già approvato dall’esecutivo, se non tutto.

Dare subito forza di legge, e con la necessità e l’urgenza che sarebbero il presupposto del decreto, anche al solo mandato di sette anni non rinnovabile per il governatore, avrebbe un significato politico inequivocabile. Anche nei confronti del Consiglio superiore della Banca d’Italia, cui spetta la nomina e la revoca del Governatore. Al quale, insieme alla riforma da applicare entro due mesi, arriverebbe anche la notifica dell’ormai venuta meno fiducia nei riguardi di Fazio. In questo caso da parte del governo, e non più del solo ministro dell’Economia. Una moral suasion pesante, insomma. Sempreché la Lega accetti.

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