Da Corriere della Sera del 05/10/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/10_Ottobre/04/finanzi...

Presentata la Finanziaria al Senato

Tremonti: l'Italia è in crisi strutturale

Il ministro dell'Economia assolve l'euro e l'11 settembre, la colpa è di un Paese che non è entrato nella competizione globale

ROMA - «In Europa l'economia cresce di meno ed in Italia continua a crescere meno dell'Europa. Le cause non sono congiunturali, ma strutturali. Sono cause profonde e remote. Negli anni '90 l'Italia è entrata nell'euro ma non è riuscita ad entrare nella competizione globale internazionale». Lo ha detto il ministro del'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo in aula al Senato per illustrare la Finanziaria.

«Le criticità accumulate e che hanno determinato l'andamento dell'economia italiana vanno cercate dalle parti dell'euro e della Cina»: ha ribadito il ministro dell'Economia. Tremonti ha aggiunto però che «l'euro è stato straordinariamente positivo per la Repubblica italiana perchè ha permesso di consolidare il debito pubblico. E questo è un dato fondamentale. Ma nella transizione tra la vecchia moneta e l'euro ci sono stati fatti che non possiamo considerare irrilevanti». Dal punto di vista della situazione economica inoltre per Tremonti «non c'entra nulla l'11 settembre con l'Italia e l'Europa». Anche l'entrata nell'euro viene considerata da Tremonti un successo «straordinario» del centrosinistra


LA POLITICA DEL GOVERNO - Tremonti ha poi difeso la politica economica del governo: «In un contesto economico non positivo in Italia e in Europa noi siamo riusciti a garantire la tenuta sociale e la tenuta dei conti pubblici e abbiamo fatto anche alcune riforme strutturali, in un contesto avverso». Tra le riforme strutturali approvate dal governo il ministro ha ricordato la riforma delle pensioni "considerata la migliore riforma d’Europa", la riforma del lavoro, delle infrastrutture, dell’istruzione e del diritto fallimentare.


LA RICETTA PER USCIRE DALLA CRISI - «In Europa non è più il tempo di garanzie e promesse, di garantismo e del buonismo. È il tempo dell'impegno e dei doveri. Non ci sono soluzioni buone per il passato, servano soluzioni buone per il futuro» ha poi affermato il ministro dell'Economia che ha spiegato in cinque punti la strategia di intervento che dovrebbe adottare l'Europa «partendo dal basso», cioè dalle esigenze dell'economia: smettere di applicare regole unilaterali (che non si applicano invece sui competitors esterni); emettere titoli di debito pubblico europei per favorire la riconversione; avviare una politica industriale europea; promuovere l'attrazione di capitali esterni; spostare il prelievo fiscale dalle persone alle cose.

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