Da Corriere della Sera del 12/10/2005
Resta la carta di identità elettronica, ma il ministero punta ad escludere i privati dalla gestione
Tremonti: non ci sarà condono
Il debito pubblico scende di 13 miliardi. Emendamento per rivedere la «tassa sul tubo»
di Mario Sensini
ROMA - «Per quello che dipende dal governo e dalla sua maggioranza non ci sarà il condono». Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, chiude la porta alla riapertura della sanatoria fiscale, per la quale insistono invece alcuni parlamentari di An. Nello stesso tempo sottolinea la ragionevolezza delle maggiori entrate previste dalla lotta all’evasione, invitando anche l’opposizione a sostenerle. «Prevediamo solo 300 milioni di euro nel primo anno, che in seguito potranno salire» ha spiegato ieri sera il ministro ascoltato sulla manovra dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Tremonti ha insistito sulla natura strutturale della Finanziaria, dalla quale ieri il presidente del Senato, Marcello Pera, ha disposto lo stralcio di quattro articoli marginali. I nuovi fondi di riserva, previsti dall’articolo 2, confluiranno nel ddl di bilancio. E resta anche la carta d’identità elettronica prevista dalla legge 43 del 2005, che la Finanziaria modificava solo parzialmente (anche se Tremonti non esclude che la gestione, oggi affidata al Poligrafico e ai privati, venga riservata a società al 100% pubbliche). «Tutti gli interventi per ridurre il deficit e le spese incomprimibili, pari a 16 miliardi saranno coperti da misure di carattere permanente» ha detto Tremonti. Disponibile anche a trovare misure «che diano lo stesso gettito», per sostituire la contestata «tassa sul tubo», che garantirebbe 800 milioni l’anno. Il ministro ha poi sdrammatizzato sull’andamento dei conti pubblici, smentendo le «voci» su un deficit 2005 al 5,1%. Gli obiettivi che fissano il deficit al 4,3%, ha detto, «sono raggiungibili».
A conforto, sono giunte ieri buone notizie sul debito pubblico, che a luglio è sceso di 13 miliardi rispetto a giugno. E il Tesoro interpreta come un buon segnale anche l’ottima accoglienza del mercato all’asta dei Btp trentennali (con un tasso del 4%): 14 miliardi di richiesta per un’emissione alla fine raddoppiata nel suo importo, da 3 a 6 miliardi.
La maggioranza intanto polemizza per la decisione dei sindacati di proclamare lo sciopero generale. «E’ sbagliato perché la Finanziaria rilancia l’economia e serve all’occupazione» ha detto il viceministro dell’Economia, Giuseppe Vegas. Mentre secondo il ministro dell’Agricoltura di An, Gianni Alemanno, i sindacati «hanno un atteggiamento pregiudiziale. Non c’erano gli estremi per lo sciopero, visto che la Finanziaria può esser migliorata in Parlamento, anche con il maxi-emendamento del governo». Nel quale, secondo Alemanno, dovrà trovar spazio la fiscalità di favore per il Sud. Obiettivo per il quale sia Tremonti, che i ministri delle Politiche Ue, Giorgio La Malfa e del Mezzogiorno, Gianfranco Miccichè, si dicono pronti a giocare tutte le loro carte con Bruxelles. Un giudizio negativo sullo sciopero è arrivato anche dal vicepresidente degli industriali, Alberto Bombassei, secondo il quale «la Finanziaria va interpretata».
I sindacati, nel frattempo, continuano a lavorare su una proposta unitaria alternativa per la Finanziaria. Proposta sulla quale due giorni fa, nel corso del vertice dei confederali, il dialogo si era bloccato. Con i sindacati cercano un asse anche gli enti locali. Il presidente dell’Associazione dei Comuni, Leonardo Domenici, ha chiesto a Cgil, Cisl e Uil uno spazio nel corso delle manifestazioni per lo sciopero del 25 novembre. Oggi, intanto, i tre segretari confederali incontreranno una delegazione dei presidenti delle Regioni.
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