Da Corriere della Sera del 14/10/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/10_Ottobre/14/roman...

Vantaggi e rischi di una svolta energica

Lo spariglio del cavaliere

di Sergio Romano

Suppongo che per molti italiani la nuova legge elettorale, votata ieri alla Camera, sia una inammissibile manifestazione di arroganza e spregiudicatezza. Ma credo che molti altri provino una certa ammirazione per il Blitzkrieg con cui il leader di Forza Italia sta realizzando il suo obiettivo politico. In un Paese di prudenti calcolatori e di uomini politici che non scoprono quasi mai tutte le carte del loro gioco, Berlusconi è capace di fare scommesse coraggiose e di prendere decisioni difficili. È ottimista, sprizza energia, crede in se stesso, mette in gioco il proprio futuro e trasmette fiducia ai suoi compagni.

Lo ha dimostrato nel 1994 creando un partito e lo dimostra nuovamente in questi giorni cambiando la legge elettorale su cui ha costruito per molti anni l’edificio del suo successo politico. Sono queste le doti con cui Berlusconi ha sedotto una parte del Paese nel 1994 e nel 2001, sono queste le qualità che piacciono a molti suoi connazionali. Tutti sanno che la nuova legge è un abito tagliato su misura. Serve a ridurre il vantaggio dell’opposizione e a gettare un bastone nelle ruote della sua macchina elettorale. Serve a impedire che Romano Prodi resti olimpicamente al di sopra dei partiti facendosi eleggere come indipendente dell’Ulivo in un collegio uninominale.

Serve a scompigliare il gioco e a rendere meno importanti le primarie del centrosinistra domenica prossima. Credo tuttavia che queste constatazioni vengano largamente compensate, agli occhi di molti italiani, dall’abilità e dalla rapidità con cui Berlusconi annusa il vento (l’economia accenna a migliorare, i sondaggi registrano qualche consenso in più), concepisce le sue strategie, lancia le sue battaglie. Come dicevamo qualche giorno fa, la partita è ancora aperta, il risultato può riservare qualche sorpresa. Ma il Blitzkrieg del presidente del Consiglio suggerisce almeno due considerazioni. In primo luogo è lecito chiedersi perché Berlusconi non abbia dato prova di altrettanta energia nelle numerose questioni che il suo governo ha lasciato insolute.

Perché non ha riformato gli ordini professionali? Perché ha lasciato che il disegno di legge sul risparmio restasse in Parlamento per più di due anni? Perché ha prodotto, in materia di pensioni e mercato del lavoro, riforme incomplete e insufficienti? Perché ha delegato alla Banca centrale europea la soluzione del caso Fazio? Perché ha lasciato che la Lega, in molte occasioni, dettasse l’agenda del governo? La fermezza dimostrata in alcune circostanze (leggi ad personam e ritorno al proporzionale) rende ancora più macroscopicamente evidente la prudenza con cui ha trattato problemi che mettevano in discussione interessi corporativi o clientelari. Seconda considerazione. Con la nuova legge elettorale Berlusconi può forse scompigliare il gioco e nuocere all’opposizione. Ma nuoce certamente anche a se stesso.

Non avrà più il diritto di regolare la distribuzione dei seggi uninominali e di imporre così alla coalizione una certa disciplina. Sarà soggetto, se gli accadrà di vincere, al continuo ricatto dei suoi alleati-concorrenti. E impiegherà il suo tempo a negoziare compromessi soprattutto nelle situazioni in cui anche gli alleati più piccoli possono contrattare, ancor più di ora, il loro consenso. Quando serve a vivere e a vincere l’audacia è spesso ammirevole. Quando serve soltanto a sopravvivere lo è molto meno.

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