Da La Stampa del 14/10/2005

Ombre sui conti pubblici

di Tito Boeri

In attesa di una nuova operazione verità (ci siamo ormai abituati a vederne una o anche più di una, ogni volta che cambia il ministro dell’Economia), è stata ieri la Corte dei conti a fornirci qualche delucidazione in più sullo stato dei nostri conti pubblici. Dall'audizione parlamentare del suo presidente, Corrado Staderini, è emerso un quadro preoccupante non solo sui saldi 2005, ma anche sull’entità della manovra messa in cantiere per il 2006. Alla luce di questi rilievi, appare davvero eccessivamente ottimistico lo scenario a bocce ferme, il cosiddetto tendenziale, su cui dovrebbe intervenire la prossima Finanziaria. Anche se questa dovesse perciò pienamente realizzarsi (e abbiamo già espresso forti dubbi al riguardo), non basterebbe a farci rispettare gli impegni che abbiamo preso a livello europeo.

Staderini ha ieri fornito finalmente quelle cifre che il governo sin qui non aveva reso di pubblico dominio. Ci riferiamo ai risultati della campagna di dismissioni immobiliari. Avrebbe dovuto fruttare 8 miliardi nel 2005, secondo le previsioni contenute nel Bilancio dello Stato. Invece ha portato alle casse dello Stato nei primi nove mesi del 2005 solo 600 milioni. Deludenti sin qui, sempre secondo la ricostruzione offerta da Staderini, anche i risultati dell'azione di contrasto dell'evasione e di riduzione dell'elusione, quella «manutenzione della base imponibile» cui era stato assegnato un ruolo centrale nella Finanziaria 2005. Gli scarsi progressi compiuti su questo fronte non stupiscono. I decreti attuativi che avrebbero dovuto permettere il recupero di base imponibile non sono mai stati varati, l'anagrafe dei conti bancari è ancora in alto mare e sono stati davvero modesti i progressi compiuti nell'aggiornamento degli studi di settore e nella rivalutazione degli estimi catastali. Utile notare che proprio a queste entrate era stato assegnato il compito di finanziare i tagli dell'Irpef decisi l'anno scorso. Si dimostra quanto allora anticipato da molti anche su queste colonne: si è trattato di un taglio di tasse senza coperture. Nelle prossime settimane il governo dovrà decidere se varare una manovra correttiva per il 2005. Se non la farà, ciò si ripercuoterà negativamente sul bilancio del 2006. Ma anche se il governo intervenisse per colmare subito il vuoto aperto da questi risultati largamente al di sotto delle previsioni, ciò non basterà a distogliere le ombre gettate dai dati diffusi ieri sulla manovra 2006.

Il fatto è che il tendenziale su cui dovrebbe intervenire la manovra ipotizza risultati molto ambiziosi tanto per le dismissioni immobiliari che per il recupero di base imponibile. Le prime dovrebbero fruttare 6 miliardi (a cui si aggiungerebbero poi altri 3 miliardi ottenuti grazie alla manovra), dunque 10 volte quanto ottenuto nei primi nove mesi di quest'anno. Come documentato ieri da Cecilia Guerra e Giuseppe Pisauro su www.lavoce.info, gli accertamenti della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Entrate dovrebbero invece fruttare 13,8 miliardi, con un incremento del 64% rispetto a quanto (irrealisticamente) ipotizzato per il 2005. Su cosa si reggono queste previsioni a bocce ferme? Perché ciò che non è avvenuto sin qui dovrebbe materializzarsi in modo così imponente nei prossimi 12 mesi? Sono gli interrogativi cui dovrà rispondere, forse ancora prima che il ministro Tremonti, la Ragioneria Generale dello Stato che ha il compito istituzionale di elaborare lo scenario tendenziale.

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