Da La Repubblica del 19/10/2005
Secondo un testimone anche il vice di Bush avrebbe contribuito a svelare l'identità dell'agente segreto Plame
Cia-gate, rischia anche Cheney
Imminenti le incriminazioni, nervosa attesa alla Casa Bianca
Lo scandalo, che ha minato la credibilità del New York Times, potrebbe travolgere l'amministrazione americana
Il procuratore Fitzgerald ha esaurito le indagini e potrebbe comunicare oggi stesso le sue conclusioni
di Alberto Flores D'Arcais
NEW YORK - Da oggi ogni giorno è buono. Patrick Fitzgerald, il procuratore speciale che sta indagando sul cosiddetto Cia-gate, ha praticamente concluso la sua inchiesta e deve adesso decidere se incriminare o meno alcuni alti funzionari della Casa Bianca per avere "soffiato" alla stampa il nome di un'agente Cia sotto copertura (Valery Plame), reato federale punibile con il carcere. Fitzgerald ha tempo fino al 28 ottobre, ma negli ultimi giorni sono filtrate voci di tribunale (lo riporta anche il Washington Post) secondo le quali il procuratore renderebbe pubblica la propria decisione entro questa settimana, magari già questa mattina durante la prevista udienza del Gran Giurì.
Ieri un tabloid di New York, il Daily News ha scritto che l'asso nella manica di Fitzgerald sarebbe un testimone interno alla vicenda (che secondo un sito internet sarebbe John Hannah, uno stretto collaboratore dell'ex sottosegretario di stato e oggi ambasciatore all'Onu John Bolton) che avrebbe dato al procuratore notizie e dati estremamente importanti per l'inchiesta: notizie che potrebbero portare perfino all'incriminazione del vice presidente, Dick Cheney.
Di Cheney ha parlato ieri anche il Washington Post. Secondo il quotidiano della capitale Fitzgerald avrebbe diverse prove di un suo ruolo per smascherare Valery Plame, dovuto a vecchi rancori e qualche conto ancora da regolare che il vicepresidente aveva con la Cia. Un ex funzionario dell'agenzia di spionaggio avrebbe detto agli inquirenti che già nel maggio 2003 - due mesi prima dell'articolo di Robert Novak che rese pubblico il nome della Plame - l'ufficio di Cheney fece di tutto per ottenere informazioni sulla missione di Joseph Wilson (ex ambasciatore in Africa e marito dell'agente Cia) inviato in Niger per appurare se quel paese aveva venduto uranio a Saddam Hussein.
Fitzgerald starebbe cercando di appurare se questi sforzi possano essere considerati parte di un complotto criminale ordito dal vicepresidente e dagli altri membri del cosiddetto "gruppo Iraq" (tra cui Condoleezza Rice), per punire Wilson, feroce critico dell'amministrazione Bush e della guerra in Iraq.
Secondo l'Associated Press l'ufficio di Cheney avrebbe peró commesso un errore, dando alla giornalista del New York Times, Judith Miller, informazioni sbagliate sulla Plame: che stando agli appunti della reporter lavorava presso la divisione Winpac (Weapons Intelligence, Non-Proliferation and Arms Control), una unità pubblica dell'agenzia di spionaggio, mentre in realtà era alle dipendenze del Direttorato delle operazioni, l'ala della Cia i cui agenti lavorano sotto copertura.
Negli ultimi giorni il Cia-gate si è fatto ancora più complicato. L'intreccio politico-legale che vede protagonisti alcuni degli uomini più potenti dell'amministrazione Bush, famosi giornalisti e agenti segreti sta diventando un giallo dalla difficile soluzione; una vicenda partita dall'articolo di Novak, che potrebbe vedere sul banco degli imputati Karl Rove (il potente consigliere di George W. Bush che ieri ha cancellato tre appuntamenti che aveva in questi giorni per raccogliere fondi tra i gruppi conservatori) e Lewis "Scooter" Libby (il capo dello staff del vicepresidente Cheney), che ha già rovinato mezza reputazione di un giornale famoso e potente come il New York Times e quella di una delle sue reporter di punta, Judith Miller.
Cosa farà ora il procuratore speciale? L'ipotesi di complotto criminale è difficilissima da provare; sul fatto che Rove o Libby abbiano fatto il nome della Plame ai giornalisti le testimonianze sono contraddittorie; e l'ipotesi di incriminare gli alti funzionari della Casa Bianca per spergiuro è giuridicamente una mezza mostruosità (sarebbero accusati di un reato commesso nel corso dell'inchiesta e non di quello per cui l'inchiesta è partita). Ma un nulla di fatto verrebbe letto come un'inutile perdita di tempo e di denaro di un procuratore politicizzato (anche se Fitzgerald non è considerato tale) o come un tentativo di affossamento della verità da parte della Casa Bianca. In ogni caso, un grande pasticcio.
Ieri un tabloid di New York, il Daily News ha scritto che l'asso nella manica di Fitzgerald sarebbe un testimone interno alla vicenda (che secondo un sito internet sarebbe John Hannah, uno stretto collaboratore dell'ex sottosegretario di stato e oggi ambasciatore all'Onu John Bolton) che avrebbe dato al procuratore notizie e dati estremamente importanti per l'inchiesta: notizie che potrebbero portare perfino all'incriminazione del vice presidente, Dick Cheney.
Di Cheney ha parlato ieri anche il Washington Post. Secondo il quotidiano della capitale Fitzgerald avrebbe diverse prove di un suo ruolo per smascherare Valery Plame, dovuto a vecchi rancori e qualche conto ancora da regolare che il vicepresidente aveva con la Cia. Un ex funzionario dell'agenzia di spionaggio avrebbe detto agli inquirenti che già nel maggio 2003 - due mesi prima dell'articolo di Robert Novak che rese pubblico il nome della Plame - l'ufficio di Cheney fece di tutto per ottenere informazioni sulla missione di Joseph Wilson (ex ambasciatore in Africa e marito dell'agente Cia) inviato in Niger per appurare se quel paese aveva venduto uranio a Saddam Hussein.
Fitzgerald starebbe cercando di appurare se questi sforzi possano essere considerati parte di un complotto criminale ordito dal vicepresidente e dagli altri membri del cosiddetto "gruppo Iraq" (tra cui Condoleezza Rice), per punire Wilson, feroce critico dell'amministrazione Bush e della guerra in Iraq.
Secondo l'Associated Press l'ufficio di Cheney avrebbe peró commesso un errore, dando alla giornalista del New York Times, Judith Miller, informazioni sbagliate sulla Plame: che stando agli appunti della reporter lavorava presso la divisione Winpac (Weapons Intelligence, Non-Proliferation and Arms Control), una unità pubblica dell'agenzia di spionaggio, mentre in realtà era alle dipendenze del Direttorato delle operazioni, l'ala della Cia i cui agenti lavorano sotto copertura.
Negli ultimi giorni il Cia-gate si è fatto ancora più complicato. L'intreccio politico-legale che vede protagonisti alcuni degli uomini più potenti dell'amministrazione Bush, famosi giornalisti e agenti segreti sta diventando un giallo dalla difficile soluzione; una vicenda partita dall'articolo di Novak, che potrebbe vedere sul banco degli imputati Karl Rove (il potente consigliere di George W. Bush che ieri ha cancellato tre appuntamenti che aveva in questi giorni per raccogliere fondi tra i gruppi conservatori) e Lewis "Scooter" Libby (il capo dello staff del vicepresidente Cheney), che ha già rovinato mezza reputazione di un giornale famoso e potente come il New York Times e quella di una delle sue reporter di punta, Judith Miller.
Cosa farà ora il procuratore speciale? L'ipotesi di complotto criminale è difficilissima da provare; sul fatto che Rove o Libby abbiano fatto il nome della Plame ai giornalisti le testimonianze sono contraddittorie; e l'ipotesi di incriminare gli alti funzionari della Casa Bianca per spergiuro è giuridicamente una mezza mostruosità (sarebbero accusati di un reato commesso nel corso dell'inchiesta e non di quello per cui l'inchiesta è partita). Ma un nulla di fatto verrebbe letto come un'inutile perdita di tempo e di denaro di un procuratore politicizzato (anche se Fitzgerald non è considerato tale) o come un tentativo di affossamento della verità da parte della Casa Bianca. In ogni caso, un grande pasticcio.
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