Da Corriere della Sera del 19/10/2005
Originale su http://www.corriere.it/Rubriche/Politica/commento_politica.shtml
Il Polo invidia il successo prodiano
Nel governo affiora la difficoltà a spiegare il ritorno al proporzionale
di Massimo Franco
E’ paradossale, ma sembra che il centrodestra si senta un po’ orfano delle primarie. Definisce quelle dell’Unione prodiana truccate, gonfiate, inutili, «infiltrate» dalla Cdl. Eppure, anche se Silvio Berlusconi non è in discussione e la maggioranza è una falange graniticamente allineata al presidente del Consiglio, si avverte quasi una sottile invidia. I quattro milioni e rotti di elettori, seppure—a sentire palazzo Chigi—tutti inquadrati dalla sinistra e dai sindacati, hanno lasciato il segno: al punto che ieri il presidente del Consiglio ha lanciato l’idea singolare di una «consultazione di massa non per votare il leader ma sul programma».
Insomma, la sensazione è che una coalizione abituata da mesi a imporre la propria agenda all’opposizione, stavolta sia costretta a inseguire. E’ come se si cominciasse a capire che il ritorno al sistema proporzionale imposto dal governo è difficile da digerire per tutti. Oltre all’Unione, lo stesso centrodestra fatica ad assimilarne la mentalità. Ed è forte, nella Cdl, il sospetto che una parte dei votanti siano stati mossi dal risentimento per il blitz sulla riforma elettorale. Nella maggioranza non è facile spiegare in positivo perché sia stato cambiato il sistema di voto. Il vicepremier Gianfranco Fini precisa che Berlusconi punta a «rafforzare il bipolarismo». E quando cerca di rassicurare «chi teme che la legge proporzionale riporti l’Italia all’instabilità del passato», sembra rivolgersi ai suoi elettori. Lo stesso Berlusconi promette che se nel 2006 «Casini e Fini prenderanno più voti, non esiterei a fare il tifo per loro ». E, senza accorgersene, rinvia alle politiche le primarie che il centrodestra non ha voluto fare, per non arrivare alla resa dei conti sulla leadership.
La maggioranza aspetta di vedere come finirà il braccio di ferro fra Romano Prodi e la Margherita di Francesco Rutelli sulla lista dell’Ulivo. La speranza è che i loro contrasti riaffiorino, e rovinino la festa del Professore. Ma intanto si danno interpretazioni contraddittorie della mobilitazione. Si oscilla fra la tesi delle «truppe cammellate» diessine; e quella dei militanti del centrodestra infiltrati alle primarie. Esponenti della Cdl come il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, invitano però a non sottovalutare quanto è successo.
In fondo, il primo ad esserne consapevole è proprio Berlusconi. L’Unione considera un segno di insicurezza la sua decisione di rifiutare l’election day: e cioè di concentrare il voto in un solo giorno. L’aveva rilanciata Prodi. Il premier ha risposto che non bisogna «mischiare le propagande». Controreplica: «L’aveva detto lui che le voleva, per risparmiare soldi. Vuol dire che ha cambiato idea. E che si sciuperanno 150 milioni di euro». Il timore del premier, secondo l’Unione, è che l’election day possa «trainare» un’eventuale vittoria dell’Unione alle politiche rispetto al voto locale. Per questo, Berlusconi conferma le elezioni il 9 aprile, e prevede le amministrative a maggio.
Insomma, la sensazione è che una coalizione abituata da mesi a imporre la propria agenda all’opposizione, stavolta sia costretta a inseguire. E’ come se si cominciasse a capire che il ritorno al sistema proporzionale imposto dal governo è difficile da digerire per tutti. Oltre all’Unione, lo stesso centrodestra fatica ad assimilarne la mentalità. Ed è forte, nella Cdl, il sospetto che una parte dei votanti siano stati mossi dal risentimento per il blitz sulla riforma elettorale. Nella maggioranza non è facile spiegare in positivo perché sia stato cambiato il sistema di voto. Il vicepremier Gianfranco Fini precisa che Berlusconi punta a «rafforzare il bipolarismo». E quando cerca di rassicurare «chi teme che la legge proporzionale riporti l’Italia all’instabilità del passato», sembra rivolgersi ai suoi elettori. Lo stesso Berlusconi promette che se nel 2006 «Casini e Fini prenderanno più voti, non esiterei a fare il tifo per loro ». E, senza accorgersene, rinvia alle politiche le primarie che il centrodestra non ha voluto fare, per non arrivare alla resa dei conti sulla leadership.
La maggioranza aspetta di vedere come finirà il braccio di ferro fra Romano Prodi e la Margherita di Francesco Rutelli sulla lista dell’Ulivo. La speranza è che i loro contrasti riaffiorino, e rovinino la festa del Professore. Ma intanto si danno interpretazioni contraddittorie della mobilitazione. Si oscilla fra la tesi delle «truppe cammellate» diessine; e quella dei militanti del centrodestra infiltrati alle primarie. Esponenti della Cdl come il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, invitano però a non sottovalutare quanto è successo.
In fondo, il primo ad esserne consapevole è proprio Berlusconi. L’Unione considera un segno di insicurezza la sua decisione di rifiutare l’election day: e cioè di concentrare il voto in un solo giorno. L’aveva rilanciata Prodi. Il premier ha risposto che non bisogna «mischiare le propagande». Controreplica: «L’aveva detto lui che le voleva, per risparmiare soldi. Vuol dire che ha cambiato idea. E che si sciuperanno 150 milioni di euro». Il timore del premier, secondo l’Unione, è che l’election day possa «trainare» un’eventuale vittoria dell’Unione alle politiche rispetto al voto locale. Per questo, Berlusconi conferma le elezioni il 9 aprile, e prevede le amministrative a maggio.
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