Da Corriere della Sera del 24/10/2005
L’APPELLO
Al Qaeda e l’Arma del Sisma
di Guido Olimpio
La scenografia qaedista è quella tradizionale. Uno sfondo marrone alle spalle, il mitra - sempre lo stesso - appoggiato sulla destra, l’inquadratura stretta, il video affidato alla redazione di «Al Jazira». Ma questa volta, Ayman Al Zawahiri, tornato a indossare il turbante bianco, ha cambiato decisamente registro. Non lancia più proclami bellicosi, ma appelli alla solidarietà.
Non il guerriero jihadista, ma il Buon Samaritano. Un ritorno alle origini, un ricordo di quanto hanno fatto i movimenti islamici storici quando la loro terra è stata colpita da disastri naturali. In Egitto, il Paese dove il numero due di Al Qaeda è nato, furono i Fratelli musulmani a soccorrere le vittime di un sisma disastroso. Erano loro a distribuire coperte e latte mentre il governo era latitante. Un modo per aiutare i più deboli e, al tempo stesso, suscitare consenso. Nei giorni successivi al terremoto che ha devastato grandi aree del Pakistan sono stati di nuovo gli estremisti islamici - anche quelli finiti nell’alveo di Al Qaeda - a muoversi con decisione e generosità, sostituendosi ad una macchina dei soccorsi statale carente in modo colpevole. Gli integralisti si sono mostrati compassionevoli e hanno investito sul futuro. Un giorno - neppure troppo lontano -, chi è scampato al disastro si ricorderà di chi lo ha aiutato.
Identica la mossa e gli intenti di Al Zawahiri. Il dottore egiziano punta a sfruttare la crisi umanitaria in un Paese sensibile tanto per gli americani che per lo stesso gruppo dirigente qaedista. Il Pakistan è base per la caccia ai vertici terroristici, ma nel contempo offre rifugi per i capi in fuga. E’ un formidabile serbatoio di reclute, è una scuola ideologica radicale. Si è persino detto che le onde del sisma abbiano devastato «le grotte dove si nasconde Bin Laden» e le basi dei mujahedin del Kashmir. Con il messaggio l’estremista egiziano vuole allargare il fossato tra regime pachistano e popolazione. Incita ad usare il piccone per scavare tra le macerie e per colpire il regime del nemico Musharraf, il presidente buon partner degli Stati Uniti. Quindi dimostra l’abilità e il pragmatismo della sua organizzazione, capace di cavalcare qualsiasi situazione con retorica e gesti adeguati. Predica jihad agli iracheni, invoca solidarietà per i terremotati pachistani anche se riconosce che «il governo è un agente degli Stati Uniti». Evita gli eccessi di certi predicatori oscurantisti che considerano le calamità naturali un segno della collera di Allah sui peccatori. E’ uno sforzo continuo da parte della setta assassina di avvicinarsi all’uomo della strada, di fare proselitismo in contrasto con quanti fanno roteare solo la scimitarra.
Infine, se mai ce ne fosse ancora bisogno, prova il perfetto tempismo mediatico di Al Qaeda, veloce a commentare a caldo gli eventi internazionali. Perché, nel video trasmesso da Al Jazira, Al Zawahiri si riferisce ad un terremoto avvenuto «ieri».
Questo fa presumere che sia stato registrato il 9 ottobre, all’indomani della catastrofe. Il ritardo nella diffusione può essere legato alla linea adottata dalla tv del Qatar che non manda in onda subito i comunicati dei capi qaedisti ma aspetta qualche giorno. Un ritardo - secondo alcuni - per consentire l’analisi del filmato agli agenti dell’intelligence americana. Che intanto continuano a chiedersi dove sia finito Osama Bin Laden, comparso l’ultima volta in video nell’ottobre di un anno fa.
Non il guerriero jihadista, ma il Buon Samaritano. Un ritorno alle origini, un ricordo di quanto hanno fatto i movimenti islamici storici quando la loro terra è stata colpita da disastri naturali. In Egitto, il Paese dove il numero due di Al Qaeda è nato, furono i Fratelli musulmani a soccorrere le vittime di un sisma disastroso. Erano loro a distribuire coperte e latte mentre il governo era latitante. Un modo per aiutare i più deboli e, al tempo stesso, suscitare consenso. Nei giorni successivi al terremoto che ha devastato grandi aree del Pakistan sono stati di nuovo gli estremisti islamici - anche quelli finiti nell’alveo di Al Qaeda - a muoversi con decisione e generosità, sostituendosi ad una macchina dei soccorsi statale carente in modo colpevole. Gli integralisti si sono mostrati compassionevoli e hanno investito sul futuro. Un giorno - neppure troppo lontano -, chi è scampato al disastro si ricorderà di chi lo ha aiutato.
Identica la mossa e gli intenti di Al Zawahiri. Il dottore egiziano punta a sfruttare la crisi umanitaria in un Paese sensibile tanto per gli americani che per lo stesso gruppo dirigente qaedista. Il Pakistan è base per la caccia ai vertici terroristici, ma nel contempo offre rifugi per i capi in fuga. E’ un formidabile serbatoio di reclute, è una scuola ideologica radicale. Si è persino detto che le onde del sisma abbiano devastato «le grotte dove si nasconde Bin Laden» e le basi dei mujahedin del Kashmir. Con il messaggio l’estremista egiziano vuole allargare il fossato tra regime pachistano e popolazione. Incita ad usare il piccone per scavare tra le macerie e per colpire il regime del nemico Musharraf, il presidente buon partner degli Stati Uniti. Quindi dimostra l’abilità e il pragmatismo della sua organizzazione, capace di cavalcare qualsiasi situazione con retorica e gesti adeguati. Predica jihad agli iracheni, invoca solidarietà per i terremotati pachistani anche se riconosce che «il governo è un agente degli Stati Uniti». Evita gli eccessi di certi predicatori oscurantisti che considerano le calamità naturali un segno della collera di Allah sui peccatori. E’ uno sforzo continuo da parte della setta assassina di avvicinarsi all’uomo della strada, di fare proselitismo in contrasto con quanti fanno roteare solo la scimitarra.
Infine, se mai ce ne fosse ancora bisogno, prova il perfetto tempismo mediatico di Al Qaeda, veloce a commentare a caldo gli eventi internazionali. Perché, nel video trasmesso da Al Jazira, Al Zawahiri si riferisce ad un terremoto avvenuto «ieri».
Questo fa presumere che sia stato registrato il 9 ottobre, all’indomani della catastrofe. Il ritardo nella diffusione può essere legato alla linea adottata dalla tv del Qatar che non manda in onda subito i comunicati dei capi qaedisti ma aspetta qualche giorno. Un ritardo - secondo alcuni - per consentire l’analisi del filmato agli agenti dell’intelligence americana. Che intanto continuano a chiedersi dove sia finito Osama Bin Laden, comparso l’ultima volta in video nell’ottobre di un anno fa.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Gli studenti delle madrasse arrivano dove il governo non c’è
Dalle scuole di Peshawar alle «zone tribali», rinunciando alle vacanze del Ramadan
Dalle scuole di Peshawar alle «zone tribali», rinunciando alle vacanze del Ramadan
di Lorenzo Cremonesi su Corriere della Sera del 24/10/2005
di Elisa Giunchi su Lettera 22 del 17/10/2006
News in archivio
su RaiNews24 del 15/08/2006
su Agenzia Fides del 11/04/2006
UNHCR avvia la distribuzione degli aiuti per l'inverno
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha avviato la distribuzione di tende, coperte e stufe ai 137mila terremotati del Kashmir
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha avviato la distribuzione di tende, coperte e stufe ai 137mila terremotati del Kashmir
su Agenzia Fides del 09/01/2006