Da La Repubblica del 23/10/2005

Delitto Fortugno, i contatti tra il medico boss coinvolto nel caso e un'utenza in uso al ministero dell'Interno. Ecco i documenti

Le telefonate della 'ndrangheta al Viminale

di Attilio Bolzoni, Carlo Bonini

REGGIO CALABRIA - NELL'INCHIESTA sull'omicidio di Francesco Fortugno ci sono cinque proiettili calibro 9 x 21 marca Luger e una consulenza tecnica che ha rovesciato tanta polvere sul morto. Ci sono tanti, troppi contatti, diretti e indiretti, che in questa storia portano al Viminale. È il giallo delle telefonate, quelle che apparentemente sono al centro della scena investigativa, quelle che erano state intercettate tra il vice presidente del parlamento calabrese ucciso domenica al seggio e il medico Giuseppe Pansera, al tempo solo il genero incensurato del boss Giuseppe Morabito detto "Tiradritto" e poi schedato come boss.

Siamo andati a vederla quella perizia, abbiamo sfogliato centinaia di pagine di tabulati, abbiamo trovato un groviglio di numeri che raccontano alcuni fatti.

Il primo fatto: in tre anni, dal 1997 al 2000, Francesco Fortugno e Giuseppe Pansera si sono parlati al telefono solo 12 volte e sempre per una manciata di secondi. Il secondo fatto: su 464 utenze portate all'attenzione della magistratura dal consulente tecnico, quelle 12 tracce telefoniche non sono state né trascritte né presentate al pubblico ministero di Milano perché «assolutamente ininfluenti per le indagini». Il terzo fatto: tra centinaia di cellulari sospetti il consulente ne ha individuato due intestati al «Ministero degli Interni Dipartimento di Pubblica Sicurezza» e poi ne ha scoperti almeno altri 18 senza codici, cellulari «blindati», senza numero e senza identificativo. Il quarto e ultimo fatto: Giuseppe Pansera, quando era già latitante per un traffico di stupefacenti, telefonava a un personaggio che a sua volta era in contatto con un'utenza del ministero degli Interni. Cosa si potevano mai dire un ricercato della ‘ndrangheta e uomini collegati al Viminale?

A una settimana dall'uccisione dell'uomo politico calabrese il Racis di Messina (il reparto delle investigazioni scientifiche dei carabinieri) sta completando il rapporto sulla scena del delitto. Di certo, al momento, ci sono il calibro e la marca delle pallottole che hanno ucciso Francesco Fortugno. E più di un dubbio sulle testimonianze che parlano «di un killer che si è allontanato con un complice su una A112». Gli investigatori sono molto perplessi: «Fare un omicidio di questo tipo utilizzando un'A112, vuol dire farsi trovare: in Italia di quelle macchine non ne girano ormai più di cento». E sospettano anche che i killer non siano della Locride ma siano venuti da Reggio o da lì vicino. Naturalmente con un nulla osta di una o di più ‘ndrine locali.

Ma torniamo al giallo del tabulato. E cominciamo a ricostruire tutti i «collegamenti» telefonici tra Fortugno e il suo collega Pansera in 36 mesi, sfogliando pagina per pagina la consulenza tecnica. Bisogna precisare subito che il nome di Francesco Fortugno neanche compare in quel documento che si chiama «Elaborazione analitico-relazionale dei dati di traffico di utenze radiomobili e di telefonia di base», la perizia che il consulente Gioacchino Genchi ha consegnato al sostituto procuratore della repubblica di Milano Laura Barbaini, la titolare di un'inchiesta su mafia e coca nella Locride con agganci in Lombardia. Il nome di Francesco Fortugno - al contrario di altri 464 tra i quali professionisti calabresi, trafficanti, professori universitari di Messina, farmacisti della Locride, tanti imprenditori, qualche avvocato - era stato relegato in una specie di «cestino» con tanti altri uomini e donne individuati attraverso l'esame dei tabulati.

Ripescando il nome di Francesco Fortugno da quel contenitore e verificando a una a una tutte le tracce telefoniche si scopre che le conversazione tra lui e il futuro boss non sono 31 né 26, ma solo 12. Alcune sono state rivelate da due ponti radio diversi e così, una telefonata fatta nello stesso momento risulta come due telefonate. È il caso di una conversazione tra i due - chiama Giuseppe Pansera dall'ospedale di Melito Porto San Salvo in località Acquedotto (la perizia indica sempre il luogo preciso delle chiamate) - alle 9, 55 minuti e 7 secondi del 29 novembre 2000. Nel tabulato è riportata due volte da due diversi ponti radio. Qualche mese prima, siamo nel novembre del 1999 - esattamente il giorno 22 - Pansera chiamava ancora Fortugno.

Risultano due conversazioni di 34 secondi l'una. La prima inizia alle 11,22,06, ma nella perizia si certifica che quattro secondi dopo - cioè contemporaneamente - Fortugno e Pansera hanno un'altra conversazione. Così si arriva prima a 26 telefonate tra i due e poi a 31. Capita anche il 18 gennaio del 2000 alle 11,55,02. E capita il 22 gennaio altre tre volte, tra le 9,01,36 e le 11,23,19. La perizia è molto precisa, asettica, svela ogni contatto, ogni numero che chiama e riceve, la località da dove partono le chiamate e la località dove arrivano. Basta leggerla per scoprire quanto hanno parlato in quei 3 anni, il medico ucciso e il medico che oggi è in carcere con una condanna a sedici anni per traffico internazionale di droga. Nella consulenza poi c'è un ultimo particolare: tutte le telefonate «rintracciate» sono state fatte o ricevute dagli ospedali di Locri e da quello di Melito Porto Salvo, nel primo lavorava Fortugno e nel secondo Pansera. Dodici conversazioni: la più lunga è di 181 secondi.

Fin qui le strisce dei tabulati che riguardano l'uomo politico ammazzato dalla ‘ndrangheta. Uscendo da quel «cestino» dove era finito Fortugno si entra invece nel vivo di quell'inchiesta su mafia e droga. E analizzando - anche qui uno dopo l'altro - quelle 464 utenze intercettate nei contatti dalla perizia, si trovano tracce che gli investigatori avevano ritenuti «spunti interessanti». Soprattutto due: quei numeri di telefono intestati al Ministero degli Interni Dipartimento di Pubblica sicurezza. I numeri si trovano nel quarto foglio delle 464 utenze «attenzionate». Il primo è un 33559879.. che è stato monitorato dal 6 febbraio del 1999 al 3 gennaio del 2002. Il secondo è un 33559878.. monitorato dal 25 febbraio 1999 al 31 dicembre 2001. La sorpresa è al primo numero. Viene chiamato due volte - la prima dalla Puglia e la seconda dalla Campania - da un uomo che è in stretto contatto con Giuseppe Pansera quando il medico è già latitante. Due conversazioni. Una alle 21,50,52 dell'8 dicembre del 2000, l'altra alle 12,13,45 del primo gennaio 2001. In quei giorni Pansera era ricercato. Qualche mese prima era sfuggito alla cattura della polizia mentre viaggiava sulla costa jonica, scortato da cinque auto cariche di picciotti. Qualche mese dopo sarà catturato dai carabinieri. A chi appartenevano quei numeri che il consulente tecnico ha individuato come intestati al Viminale? Abbiamo chiamato, prima uno e poi l'altro. Sono ancora attivi. Al primo ci ha risposto la voce giovane di una ragazza: «Non so niente della Calabria, non conoscono il signor Pansera o il signor Fortugno, ha acquistato tre anni fa questo telefono usato». Al secondo cellulare intestato al Ministero ci ha risposto un uomo: «Sono un funzionario del ministero e non autorizzato a rivelare la mia identità, posso solo dirvi che questo è un telefono di servizio che ho in uso da tre anni».

Ma nel tabulato dei contatti telefonici c'è altra materia per le indagini. Una miriade di nomi stranieri e una miriade di telefonate fatte in tutti gli angoli del mondo: in Spagna, tante in Bulgaria, a Sao Tome, in Svizzera, in Francia, in Germania. E poi ci sono 18 utenze non identificate. Diciotto numeri chiamati da personaggi in qualche modo sotto indagine o sfiorati dalle indagini sul traffico di droga che non sono stati individuati. Il consulente non è riuscito a risalire né al numero né al codice di quei telefoni. Telefoni fissi o radiomobili assolutamente «bui».

Nel secondo foglio del tabulato sono stati registrati 13 numeri top secret con un movimento telefonico dal 1 luglio 2001 al 28 ottobre 2001, dal 4 gennaio 2000 al 28 marzo 2001, dal 14 maggio 2001 al 15 maggio 2002. Nel terzo foglio del tabulato altri 5 telefoni senza codice identificativo. Con un'altra marea di contatti telefonici: dal 19 febbraio 2002 al 18 gennaio 2003, dal 11 giugno 2002 al 14 gennaio 2003. A chi sono intestati questi telefoni «blindati»? Sono telefoni e numeri e codici mandati al macero? Sono numeri «inaccessibili» perché in uso a uomini di apparati riservati? E perché tutti quei contatti - di mesi, di anni - in quel contesto d'indagine sui traffici di droga della ‘ndrangheta? La consulenza tecnica nel procedimento numero 3308/03 del registro generale della Procura della Repubblica di Milano naturalmente non lo spiega e non lo può spiegare. Una perizia è solo una perizia. Cerca dati, sforna numeri, li incrocia, li confronta.

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