Da La Repubblica del 22/10/2005

Corpi speciali e sequestro dei beni "Ecco il piano anti 'ndrangheta"

L'annuncio di Pisanu. Blitz in Calabria: 41 arresti

Il ministro: arriveranno investigatori da fuori per evitare condizionamenti
Tutela degli amministratori locali e pressione sui patrimoni illeciti dei boss
Più agenti per controlli serrati in tutta la regione

di Claudia Fusani

ROMA - Corpi speciali, nuclei di agenti e carabinieri e finanzieri specializzati nel pattugliamento del territorio e nella caccia ai patrimoni illeciti. Dia, Sco, Ros, Cio, Atpi, Scico, tutti acronimi di specialità investigative. Non sarà militarizzata la Calabria che lo Stato rischia di perdere nelle mani dell'ndrangheta diventata, parola di ministro dell'Interno, «la più pericolosa holding criminale a livello internazionale». Però questure, commissariati, procure saranno - anzi lo sono già da almeno 24 ore - "occupate" da circa trecento persone altamente specializzate che lavoreranno, assicura il ministro Pisanu, «per dare risposte puntuali ed efficaci e aggredire cosche e ‘ndrine». Tutto personale, aggiunge e ripete per ben tre volte il ministro, «che è stato inviato in Calabria da altre regioni per evitare che ci possano essere condizionamenti di tipo ambientale». Frase tortuosa che lascia intendere come il controllo del territorio da parte delle cosche sia tale da paralizzare anche l'attività investigativa. Specialisti da fuori, quindi, per rendere più efficaci le indagini «senza far correre eccessivi rischi, anche fisici e psicologici, al personale» aggiunge poi un alto funzionario del Viminale. Che fa un esempio: «Il condizionamento ambientale non è qualcosa che ti rende per forza colluso con il crimine ma può paralizzare al punto che una domenica pomeriggio un uomo a volto coperto cammini tra la gente, allontani quattro persone, uccida la quinta e se ne vada a piedi indisturbato».

E' quello che è accaduto domenica scorsa a Locri quando cinque colpi di calibro 9 hanno ucciso il vicepresidente della Regione Francesco Fortugno. Da allora per il Viminale è scattata una specie di emergenza nazionale. Ieri mattina i primi risultati operativi. I carabinieri del Ros hanno compiuto 41 arresti che hanno colpito le cosche Africo nuovo-Palamara-Bruzzaniti-Morabito e il traffico di cocaina in arrivo dalla Colombia e destinato a Milano e Roma. Nelle stesse ore la polizia ha fatto altri sette arresti con l'accusa di estorsione e omicidio tra gli uomini di due cosche del crotonese.

Ma per la Calabria serve altro. «Corpi speciali», «più magistrati», «un salto di qualità» aveva chiesto giovedì l'Ulivo alla Camera e al Senato mentre Pisanu informava le Camere. Ieri il ministro e il suo capo di gabinetto, il prefetto Carlo Mosca, hanno presieduto la riunione tecnica con i capi delle polizie, tra il cui il prefetto Luigi De Sena, e dei servizi d'intelligence che doveva dare le risposte «fredde, dure, proporzionate e non emotive». Le "direttive speciali" sembrano in realtà prendere molto in considerazione le richieste dell'Ulivo. «Più controllo e pressione sul territorio» ha spiegato Pisanu. Per farlo non è stato inviato l'esercito ma nuclei speciali come le Compagnie interventi operativi (Cio) dei carabinieri, l'Antiterrorismo e Pronto Intervento (Atpi) della Finanza, i reparti Cacciatori dell'Arma, che sanno volare bassi con gli elicotteri armati tra le valli dell'Aspromonte. Ros dei carabinieri e Sco della polizia alzeranno la capacità investigativa soprattutto contro il traffico di droga di cui la ‘ndrangheta ha il monopolio internazionale avendo sottomesso anche i cartelli colombiani. «Soprattutto - dice Pisanu - useremo strumenti sofisticati di indagine economica per confiscare i beni, controllare gli appalti, analizzare i flussi finanziari sospetti» come quelli che ruotano intorno al porto di Gioia Tauro.

Un piano «straordinario», dice Pisanu, che «prevede un'attenzione particolare per gli amministratori locali che sono i testimoni tra i più degni della presenza dello Stato in Calabria». Sono 67 gli attentati dall'inizio dell'anno al 15 ottobre. Solo ieri ce ne sono stati altri due. Se il ministro è convinto che «con pazienza alla fine lo Stato verrà a capo di questa sfida», l'opposizione si chiede perché si sia dovuto aspettare adesso per dare un segnale forte alla Calabria. «La Commissione Antimafia - dice il diessino Giuseppe Lumia - denuncia da oltre un anno il rischio Calabria».

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