Da La Repubblica del 25/10/2005
Alle politiche di "midterm" vittoria per il "peronismo di sinistra" di Kirchner
Plebiscito per il partito del presidente e la first lady batte la rivale Duhalde
Menem solo secondo nel suo "feudo", ma viene eletto e si assicura l'immunità
Il più forte oppositore è Mauricio Macri, rampollo di una grande famiglia di palazzinari
di Omero Ciai
BUENOS AIRES - Nestor Kirchner s'avvia, molto comodamente tra due anni, alla rielezione come presidente dell'Argentina. E' questo il primo dato significativo del voto di midterm di domenica. Senza avversari, dentro e fuori il peronismo, Kirchner ha avuto dalle urne un consenso addirittura superiore a quello che, anche nelle più rosee previsioni, si aspettava. «Un plebiscito, quasi un plebiscito», sussurravano ieri ministri e portavoce del governo. Neppure nel duello più atteso, quello per i seggi del Senato nella provincia di Buenos Aires, tra la moglie del presidente, Cristina Kirchner, e quella dell'ex presidente, Hilda "Chiche" Duhalde, c'è stata storia. Cristina ha trionfato staccando la sua avversaria di oltre 25 punti in percentuale. 46,1 per cento alla first lady contro appena 19,7 a Chiche.
La vittoria del fronte del presidente è stata abbastanza omogenea un po' in tutto il paese e costituisce una svolta importante se si considera che Kirchner vinse le presidenziali con appena il 22 per cento. In due anni alla Casa Rosada e grazie ad una ripresa economica che, dopo la svalutazione del peso, ha avuto punte dell'8-9 percento all'anno, Kirchner è riuscito ad acquistare una grande popolarità che, domenica, ha avuto anche il sigillo delle urne. Un sigillo importante soprattutto per il suo laboratorio politico, "Il Fronte per la Vittoria", che rappresenta l'affermazione nel paese di un nuovo peronismo chiaramente orientato a sinistra.
Ma è un po' tutto lo scenario politico argentino che è profondamente cambiato dopo la disastrosa crisi del Duemila. Il peronismo ufficiale, quello ormai storico dei Duhalde e dei Menem, esiste appena. Stesso discorso per l'opposizione dove tende a scomparire il partito radicale che, per vari decenni, da Alfonsin a De La Rua, s'era alternato al potere con i peronisti. Mentre emergono nuovi personaggi e nuove aggregazioni. Il più forte, tra gli oppositori di Kirchner, è così diventato Mauricio Macri, rampollo italo-argentino di una grande famiglia di palazzinari che, oltre ad essere il presidente del Boca Juniors è, dall'altro ieri, anche il candidato più votato alla Camera per Buenos Aires. Un risultato che, per ora, lo trasforma nel più probabile antagonista di Kirchner per le presidenziali anche se Macri, ed è questa la sua più evidente debolezza, fuori dalla capitale non prende un voto.
Grande sconfitto ancora una volta Carlos Menem. L'ex presidente, imbattibile nell'ultimo decennio del secolo scorso, s'è presentato al Senato nel suo Stato, La Rioja, ma è arrivato nettamente secondo, molto lontano dal candidato di Kirchner che lo ha battuto anche in quello che fu il suo feudo personale, Anillaco. Un risultato lo ha raggiunto comunque. E' stato eletto ed ha l'immunità nei numerosi processi nei quali è coinvolto.
La vittoria del fronte del presidente è stata abbastanza omogenea un po' in tutto il paese e costituisce una svolta importante se si considera che Kirchner vinse le presidenziali con appena il 22 per cento. In due anni alla Casa Rosada e grazie ad una ripresa economica che, dopo la svalutazione del peso, ha avuto punte dell'8-9 percento all'anno, Kirchner è riuscito ad acquistare una grande popolarità che, domenica, ha avuto anche il sigillo delle urne. Un sigillo importante soprattutto per il suo laboratorio politico, "Il Fronte per la Vittoria", che rappresenta l'affermazione nel paese di un nuovo peronismo chiaramente orientato a sinistra.
Ma è un po' tutto lo scenario politico argentino che è profondamente cambiato dopo la disastrosa crisi del Duemila. Il peronismo ufficiale, quello ormai storico dei Duhalde e dei Menem, esiste appena. Stesso discorso per l'opposizione dove tende a scomparire il partito radicale che, per vari decenni, da Alfonsin a De La Rua, s'era alternato al potere con i peronisti. Mentre emergono nuovi personaggi e nuove aggregazioni. Il più forte, tra gli oppositori di Kirchner, è così diventato Mauricio Macri, rampollo italo-argentino di una grande famiglia di palazzinari che, oltre ad essere il presidente del Boca Juniors è, dall'altro ieri, anche il candidato più votato alla Camera per Buenos Aires. Un risultato che, per ora, lo trasforma nel più probabile antagonista di Kirchner per le presidenziali anche se Macri, ed è questa la sua più evidente debolezza, fuori dalla capitale non prende un voto.
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