Da La Repubblica del 25/10/2005

Le conversazioni intercettate nello studio dell'avvocato Romeo, il Salvo Lima della Calabria

Prefetti da cacciare e questori sgraditi così dettava legge la Cupola di Reggio

di Attilio Bolzoni

REGGIO CALABRIA - In uno studio legale di un palazzo di Reggio Calabria l'avvocato Paolo Romeo alza la voce: «Il prefetto Sottile e il vice prefetto Rizzo si devono cacciare tutti e due». Il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino è davanti a lui e risponde: «Rizzo è solo un cretino, sta sull'attenti...». Ribatte l'avvocato: «Quando il prefetto gli chiedeva le cose, invece di fargli ostruzionismo per fargli perdere tempo...». E ancora il sottosegretario: «E poi è così coglione da venirlo a dire a noi, per non essere sospettato, tra l'altro...» Rimbomba ancora la voce sempre più furiosa di Romeo: «Devono essere cacciati tutti e due».

È un'intercettazione ambientale registrata non nell'altro secolo ma due anni fa e diventata pubblica nel novembre scorso. È una delle 60 mila intercettazioni che ancora oggi fanno tremare una Reggio Calabria che ha infiltrati dappertutto.

C'era e c'è ancora una Cupola che decide il destino della città. Che prova a condizionare le scelte dei prefetti, che mette veti sui questori, che sa in anticipo cosa avviene in certi uffici giudiziari, che controllava un foglio locale e lo scatenava contro i magistrati del pool antimafia, che aveva e probabilmente ancora ha buoni agganci con il Sisde, il servizio segreto civile.

Queste 60 mila conversazioni sono state tutte captate in quell'elegante studio affacciato su una traversa di corso Garibaldi, il quartiere generale di Paolo Romeo, avvocato, una militanza antica in Ordine Nuovo, parlamentare quando c'era il partito socialdemocratico, attualmente detenuto per una condanna a tre anni per associazione mafiosa (concorso esterno) confermata dalla Cassazione. Un pentito l'ha definito «il Salvo Lima di Reggio». Al tempo delle chiacchierate nel suo studio era a piede libero in attesa di sentenza definitiva. E riceveva, riceveva. E ancora di più parlava.

Uno dei più assidui frequentatori dello studio Romeo era proprio il vice prefetto Rizzo, oggi commissario straordinario in Sicilia al Comune di Villabate sciolto per mafia, evidentemente uscito indenne dall'inchiesta giudiziaria calabrese.

Sempre ostile nei confronti del prefetto Sottile, il suo vice chiedeva all'avvocato e si chiedeva in vista di una di quelle maxi rotazioni di alti burocrati che decide il Viminale: «È mai possibile che su quaranta prefetti non ci può stare un prefetto fiduciario qua Paolo?». Ma non era solo il prefetto Sottile (che da Reggio è poi stato trasferito a Trieste) a non avere il gradimento dell'avvocato Romeo. Non piaceva per nulla neanche il questore Giuseppe Maddalena che stava per andarsene e quello che - si diceva allora - stava per arrivare. Altra registrazione ambientale nello studio, presenti l'avvocato, il senatore di An Valentino e il dirigente della Provincia Nicola Cutrupi. È il sottosegretario che dice: «Il questore è andato via, però viene un altro uomo di De Gennaro, De Luca». L'avvocato Romeo: «Basta che non sia amico dei nostri avversari politici». Cutrupi: «...si trapiantano da un'altra parte». Tonino De Luca, ex capo della Criminalpol di Palermo e dirigente della sezione omicidi negli anni di Boris Giuliano, non è mai stato nominato questore di Reggio Calabria.

Erano molto interessati ai funzionari che lo Stato decideva di mandare giù. E certo non sospettavano di essere ascoltati dalle microspie. È sempre il vice prefetto Rizzo che una sera si lamenta con l'avvocato Romeo: «Ma ti rendi conto che siamo gestiti da una confraternita». L'avvocato bisbiglia: «Non c'è dubbio, non c'è dubbio». E ancora Rizzo: «Perché il nostro ministro dell'Interno sta permettendo gli affari delle logge mantenendo lo status quo anziché farsi gli affari privati, non della coalizione ma del suo partito». È un fiume in piena il funzionario prefettizio. Parla di tutto. E all'improvviso sbotta: «Minniti, un pezzo di merda di quelli, quando era sottosegretario che ha fatto? Dove ha mandato il colonnello Fazio perché gli dava fastidio, dove ha mandato il maggiore De Donno? (è il segretario particolare dell'attuale capo del Sisde Mario Mori ndr). In Cile l'ha mandato e il colonnello Fazio a dirigere una scuola di pupazzi vestiti da carabinieri».

Nelle tante riunioni che si svolgevano nello studio legale si affrontavano tutti i "problemi" di Reggio. Come la stele inaugurata sul lungomare e intitolata all'ex sindaco Italo Falcomatà appena scomparso. Un omaggio alla memoria che non è piaciuto agli amici dell'avvocato. O come i guai giudiziari dello stesso Romeo. Ne parla con un certo Ciccio. È lui che si preoccupa dei giudizio della Cassazione: «Se non cambia la musica...». Romeo gli risponde: «Ma io l'ho già messo in conto, me lo sono già programmato». E ancora Ciccio: «In Cassazione la superi Paolo, la superi». L'avvocato: «Eh, la supero». Poi fanno qualche nome di giudici della Suprema Corte. C'è T., c'è B., c'è P. Sospira alla fine Romeo: «Ce ne sono tanti ma mi possono pure condannare».

In un'affollatissima serata commentano tutti le dichiarazioni del magistrato Vincenzo Macrì al Tg 3. Quando parla l'avvocato Romeo tutti gli altri si ammutoliscono. E lui fa il suo comizio: «Ma che dicono che la ‘ndrangheta è più forte di prima? Che significa? Cosa hanno fatto allora fino adesso loro? Dice anche che ci sono infiltrazioni, dice che ci sono infiltrazioni nelle istituzioni». Si accavallano voci e la cimice non registra più nulla.

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