WASHINGTON - Vaccino per 20 milioni di persone con precedenza al personale sanitario, stoccaggio di farmaci antivirali, ricerche accelerate su farmaci contro i nuovi virus, piano di emergenza in ognuno dei 50 stati americani. Il tutto per un investimento complessivo di 7 miliardi e 100 milioni di dollari. E’ il progetto di George W. Bush, il più costoso e articolato dell’Occidente contro la febbre aviaria. Il presidente lo ha varato ieri, in un discorso all’Istituto nazionale della sanità. «Prima o poi dovremo affrontare una pandemia - ha detto -. Potrebbero morire non solo gli anziani e i deboli, ma anche i giovani e i forti. Dobbiamo poterci difendere e sapere individuare qualsiasi focolaio in qualsiasi parte del mondo». Ottantotto Paesi e nove organizzazioni internazionali, ha ricordato Bush, si stanno coordinando per combattere l’influenza, che ha colpito 122 persone in Asia uccidendone 62.

Bush ha precisato come verranno divisi i sette miliardi di dollari: 1 miliardo 200 milioni per il vaccino; 1 miliardo per la conservazione degli altri farmaci antivirali Tamiflu e Relenza; 2 miliardi 800 milioni per le ricerche dei nuovi farmaci; oltre 600 milioni per i piani di emergenza. Il presidente ha aggiunto che se scoppierà una epidemia gli ospedali e le cliniche saranno affiancati da basi militari e i trasporti tra le regioni colpite e le altre verranno sospesi. I malati, ha aggiunto, non dovranno uscire di casa e chiamare subito i medici.

Bush infine ha chiesto al Congresso una legge che protegga le ditte produttrici dei vaccini da querele e da richieste di risarcimenti danni: «Proprio per questo la produzione è scesa», ha evidenziato, ricordando che lo scorso anno una ditta, la Chiron, la sospese, e gli Usa si trovarono quasi senza vaccino contro la normale influenza.

Nessuna difesa, ha ammonito però il presidente, sarebbe totalmente efficace contro una pandemia: «E’ probabile che si verifichino mutazioni nella febbre aviaria, ne siamo già stati informati. Dobbiamo sperare che il vaccino ci offra qualche protezione almeno per i primi mesi e che nel frattempo si trovi quello adatto». Bush si è soffermato sulle tre epidemie dello scorso secolo: «Quella del 1918 costò circa 20 milioni di vite umane in tutto il mondo, più di mezzo milione negli Stati Uniti, dove si ammalò un terzo della popolazione, e ridusse l’aspettativa di durata della vita di 13 anni. Le altre, del 1957 e 1968, furono meno mortali, ma costituirono ugualmente una dura lezione». Il ministro della sanità Michael Lewitt ha spalleggiato il presidente: «Non c’è motivo di pensare che una pandemia scoppi entro uno o due mesi, ma 140 milioni di volatili sono già stati abbattuti e il male si diffonde ovunque».

L’America ha reagito al disegno del presidente con allarme e speranza insieme: secondo gli esperti, gli Usa sono attualmente meno esposti alla influenza aviaria rispetto all’Ue ma è soltanto questione di tempo prima che il virus varchi anche l’Atlantico. I leader democratici al Congresso sostengono che Bush è intervenuto tardi: «Nessuno sa se queste misure risulteranno adeguate - ha detto il senatore Ted Kennedy -. L’Inghilterra e il Canada le presero mesi fa».

L’Istituto nazionale della sanità è sembrato invece sollevato. Il suo direttore Anthony Fauci ha auspicato che il «Piano Bush», come lo hanno chiamato i media, sia messo in atto senza esitazione. «Siamo in corsa contro il tempo, non c’è spazio per ritardi o per errori».