Da La Repubblica del 29/10/2005

Il balletto dei conti

di Massimo Riva

Già una prima manovra correttiva, spuntata all'improvviso appena due settimane dopo la presentazione della Finanziaria, era suonata come un inquietante segnale di pericolo. Ora un secondo intervento a soli quindici giorni dal primo fa scattare l'allarme rosso. E, soprattutto, fa sorgere due interrogativi. Il primo economico: quale è la reale condizione del bilancio dello Stato?

Il secondo politico: in che mani si trova oggi la finanza pubblica? Il ministro Tremonti ha un bel dire che non c'è ragione di allarmarsi perché questa affannosa rincorsa di interventi obbedisce in realtà ad una precisa strategia che lui avrebbe ben chiara in testa. Quel che, viceversa, gli italiani cominciano ad avere sempre più chiaro nelle loro teste è che questo governo: 1) alterna impettite rassicurazioni sul pieno controllo della situazione con provvedimenti che smentiscono nei fatti tanta sicumera; 2) continua a far balenare cifre che danzano nell'aria affastellandosi l'una sull'altra in una sorta di incomprensibile balletto; 3) in ogni caso tutto è disposto a fare, fuorché dire la verità sullo stato effettivo dei conti pubblici.

Cosicché furbesche manipolazioni e dolosa reticenza si sommano fra loro offrendo un penoso spettacolo di marasma tecnico, forse prima ancora che politico. A questo punto diventa perfino lecito pensare che la verità sulla finanza pubblica non venga taciuta soltanto per mascherare la lunga catena di errori all'origine dei buchi che emergono ormai con cadenza quindicinale. Si è autorizzati a temere di peggio: cioè, che non si vogliano alzare i veli sui saldi del bilancio per la semplice - ma tremenda - ragione che si sia perso il controllo della cassa e non si sia in grado neppure di fare il punto della situazione.

Ecco perché, in fondo, i due interrogativi iniziali si saldano insieme: non si riesce a sapere lo stato effettivo della finanza pubblica perché chi la gestisce sta facendo finta di padroneggiare un bilancio che, in realtà, gli è scappato di mano. Per carità l'esperienza insegna che di interventi correttivi è stata costellata la strada accidentata di numerose Finanziarie del passato.

Ma mai, davvero mai, s'era assistito allo spettacolo di due manovre autunnali sovrapposte l'una all'altra, mentre il Parlamento è già impegnato nella sessione di bilancio per l'anno a venire.

Né può dirsi che in questi ultimi mesi o settimane si siano verificati eventi tali da alterare significativamente il quadro complessivo dell'economia nazionale. Anzi, semmai, è accaduto l'opposto: nel senso che la congiuntura produttiva ha dato qualche primo, seppur timido, segnale di ripresa tale da allontanare il timore che il 2005 si debba chiudere con una crescita negativa, come si aveva ragione di ritenere ancora poche settimane fa.

Insomma, non c'è spiegazione «tecnica» plausibile per questo angoscioso inseguimento ai saldi del bilancio pubblico se non quella che il pilota ha perso la rotta e naviga ormai a vista da un giorno all'altro.

In questa situazione c'è da augurarsi che il ministro Tremonti non voglia rifugiarsi nel facile alibi dello scaricare ogni colpa sull'eredità lasciatagli dal suo predecessore nell'incarico. Anche se il dicastero dell'Economia è ripassato di mano da appena un mese, il Consiglio dei ministri e il suo Presidente sono sempre quelli di prima: gli stessi che hanno approvato, sostenuto e avallato le stime e le previsioni di Domenico Siniscalco sul bilancio 2005. Dunque, gli eventuali errori di quest'ultimo sono stati condivisi dall'intero governo: fra gli altri, dal vice - presidente Tremonti oltre che dal presidente del Consiglio.

Quel Silvio Berlusconi che ha ostinatamente negato, fino all'ultimo istante, la necessità di una correzione dei conti, lasciando così degenerare una situazione che ora sta imponendo interventi improvvisati sotto il segno dell'emergenza. Quello stesso Berlusconi che anche oggi, dopo che il castello delle bugie contabili è rovinosamente crollato, insiste nel far credere di avere in pugno un bilancio di cui viceversa ha mostrato di ignorare l'andamento reale e di sottovalutare rischi e pericoli, sempre predicando quella favola del miracolo economico dietro l'angolo che ora sta rivelando la sua vera natura. Quella di un irresponsabile inganno agli occhi e, soprattutto, per la borsa degli italiani.

Inganno che, perversamente, anche Tremonti ha ora deciso di scimmiottare accompagnando la seconda manovra correttiva con il borioso annuncio: «Ancora una volta non mettiamo le mani in tasca ai cittadini». Parole che sono l'esatto contrario della verità, perché non c'è bisogno d'aver studiato ragioneria per sapere che gli aumenti del deficit e del debito pubblici in atto da tempo altro non sono che cambiali tratte a valere - guarda un po' - proprio sulle tasche dei contribuenti. E il fatto che con questi slogan demagogici si tenti di mascherare e anestetizzare la tosatura del gregge serve soltanto a rendere più odiosa l'operazione.

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