Da La Repubblica del 07/11/2005
Dopo il fallimento del vertice delle Americhe, il presidente Usa riallaccia stretti rapporti con l'ex sindacalista. La "maledizione" di un deputato socialista
Lula abbraccia il "socio" Bush "Siamo uniti nei valori e negli affari"
di Alberto Flores D'Arcais
BRASILIA - Fino a pochi anni chi si fosse immaginato un incontro così cordiale tra Lula, il sindacalista di San Paolo che guidava le marce contro «l'imperialismo americano» (ed erano i tempi di Clinton) e George W. Bush, che di quell'«imperialismo» è oggi il Commander in Chief, sarebbe stato preso per un visionario. Ma Luiz Inacio Lula da Silva di strada da allora ne ha fatta tanta; non solo perché da «eterno secondo» alle presidenziali brasiliane, nel 2002 finalmente riuscì a vincerne una ma soprattutto perché dal palazzo di Plan Alto di Brasilia l'«operaio Lula» si è trasformato in «Lula da Silva», un presidente accorto e sensibile anche ai suggerimenti del grande nemico di un tempo, il Fondo Monetario Internazionale.
Nella residenza di Granjo do Torto il Sindacalista e il Commander in Chief si sono scambiati un sacco di complimenti: con Lula a ricordare il primo incontro a Washington - «Non mi ero ancora insediato e il presidente Bush fu così gentile da ricevermi alla Casa Bianca» - e con George W. a ringraziarlo per il churrasco offerto a pranzo che «mi ricorda il barbecue del Texas».
Non sono mancate piccole proteste, inevitabili quando Bush mette piede all'estero; nulla a che vedere con i 50mila di Mar del Plata eccitati dalle frasi del caudillo Chavez e dalla presenza di Maradona, ma chiassosi e vocianti, un po' come lo erano che un tempo guidava lui, il "presidente-operaio". Bush ha ringraziato anche i contestatori: «Spero proprio che vi sia dissenso, è di questo che è fatta la libertà, bisogna permettere alla gente di esprimersi. Credo però che le proteste contro di me, in quanto presidente americano, si debbano ad una percezione degli Usa che non è una percezione giusta». Nessuna risposta invece per quel deputato, Babà, di un partitino dell'estrema sinistra (Psol) che ha scagliato la sua "maledizione": «Spero che oggi nel churrasco con Lula Bush mangi carne piena di afta e che riparta da qui con una malattia grave».
La visita di Bush è stata un successo soprattutto se paragonata al vertice di Mar del Plata. «Stati Uniti e Brasile sono le più grandi democrazie del mondo», ha detto Lula, sottolineando i molti «punti in comune» che lo legano oggi a Washington e le cordiali relazioni tra due Paesi che condividono i «principi di difesa della democrazia, difesa della libertà e rispetto dei diritti umani». Con il tocco finale di una dichiarazione che forse farà arricciare il naso ai suoi ex compagni di lotta di San Paolo ma che è veritiera: «Gli Stati Uniti sono il nostro socio principale, il maggior mercato per le nostre esportazioni e la nostra principale fonte di investimenti diretti».
Bush, per la prima volta apparso a suo agio in questo viaggio latinoamericano, si è rammaricato per non poter visitare (è il suo primo viaggio in Brasile) «le vaste bellezze del Brasile» e ha offerto al gongolante Lula: «Le relazioni tra Brasile e Stati Uniti sono essenziali e molto strette; i nostri due Paesi hanno in comune il fatto di essere diversi, con gente che viene da differenti background capace di vivere insieme in pace ed armonia. Questo è stato un viaggio costruttivo perché, Mr. President io sono molto contento di lavorare con lei».
E con un abbraccio e una pacca sulle spalle il Sindacalista e il Commander in Chief sono andati a mangiare il churrasco.
Nella residenza di Granjo do Torto il Sindacalista e il Commander in Chief si sono scambiati un sacco di complimenti: con Lula a ricordare il primo incontro a Washington - «Non mi ero ancora insediato e il presidente Bush fu così gentile da ricevermi alla Casa Bianca» - e con George W. a ringraziarlo per il churrasco offerto a pranzo che «mi ricorda il barbecue del Texas».
Non sono mancate piccole proteste, inevitabili quando Bush mette piede all'estero; nulla a che vedere con i 50mila di Mar del Plata eccitati dalle frasi del caudillo Chavez e dalla presenza di Maradona, ma chiassosi e vocianti, un po' come lo erano che un tempo guidava lui, il "presidente-operaio". Bush ha ringraziato anche i contestatori: «Spero proprio che vi sia dissenso, è di questo che è fatta la libertà, bisogna permettere alla gente di esprimersi. Credo però che le proteste contro di me, in quanto presidente americano, si debbano ad una percezione degli Usa che non è una percezione giusta». Nessuna risposta invece per quel deputato, Babà, di un partitino dell'estrema sinistra (Psol) che ha scagliato la sua "maledizione": «Spero che oggi nel churrasco con Lula Bush mangi carne piena di afta e che riparta da qui con una malattia grave».
La visita di Bush è stata un successo soprattutto se paragonata al vertice di Mar del Plata. «Stati Uniti e Brasile sono le più grandi democrazie del mondo», ha detto Lula, sottolineando i molti «punti in comune» che lo legano oggi a Washington e le cordiali relazioni tra due Paesi che condividono i «principi di difesa della democrazia, difesa della libertà e rispetto dei diritti umani». Con il tocco finale di una dichiarazione che forse farà arricciare il naso ai suoi ex compagni di lotta di San Paolo ma che è veritiera: «Gli Stati Uniti sono il nostro socio principale, il maggior mercato per le nostre esportazioni e la nostra principale fonte di investimenti diretti».
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