Da Corriere della Sera del 11/11/2005
Il tagliatore di teste torna alle origini. E segue la linea tracciata da Zawahiri
di Guido Olimpio
Al Zarkawi torna alle origini ed esegue le indicazioni dei vertici qaedisti. Due mosse in una per rilanciare una campagna terrrostica contro i Paesi confinanti con l’Iraq e amici degli Usa. Partiamo dalla prima. Al Zarkawi è giordano e quando era ancora un «apprendista» nell’accademia jihadista in Afghanistan pensava solo di fare guerra alla monarchia di Amman. Quasi un’ossessione. Infatti i suoi padri spirituali erano giordani e il suo gruppo (Al Tawhid) composto solo da suoi connazionali. Un atteggiamento che all’epoca sembra abbia provocato una scomunica da parte di Bin Laden. Poi, con l’esplosione della guerra in Iraq, il tagliatore di teste si è di nuovo avvicinato alla casa madre. O forse è quest’ultima che ha cercato di riagganciare il ribelle così popolare nel mondo integralista. Pochi giorni fa gli Usa hanno diffuso il testo di una lettera scritta dall’ideologo di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, allo stesso Al Zarkawi. Nel documento viene indicata quale debba essere la strategia: il primo punto prevede la cacciata degli americani dall’Iraq; il secondo l’instaurazione del Califfato; il terzo l’allargamento della lotta all’intera regione. Per dirla con le parole del dottore egiziano: «Bisogna estendere le ondate della Jihad nei Paesi confinanti con l’Iraq».
Si è discusso a lungo sull’autenticità del messaggio, ma quel che conta è che i gruppi qaedisti si sono messi al lavoro per portare avanti questa missione. Lo dimostrano i massacri di Sharm El-Sheikh, gli attacchi in Arabia Saudita, i ripetuti piani sventati in Giordania, le infiltrazioni in Siria, in Libano e, sembra, nella Striscia di Gaza. Le diverse organizzazioni locali tendono anche a usare una sigla che ricorda quella di «Al Qaeda nella terra dei due fiumi» la formazione guidata da Al Zarkawi.
Fonti mediorientali sostengono che il terrorista vuole usare la Giordania come base per estendere il raggio d’azione nella regione. E’ stata creata una formazione di copertura - la «Sahwa Al Kubra» - vengono usati per il finanziamento dei cambiavalute basati a Dubai mentre i mujahidin sono egiziani, iracheni e giordani di origine palestinese. Appartengono a questi ambienti sei attivisti incriminati mercoledì da un giudice giordano. Il gruppo, guidato da due uomini ancora latitanti, voleva attaccare locali pubblici e hotel a cinque stelle frequentati dagli stranieri. Di fatto un avviso di quanto stava per accadere. Forse le autorità avrebbero dovuto stare più in guardia, tenendo conto che i capi della cellula erano ancora in libertà. Per la polizia erano scappati in Libano, forse sono rimasti in Giordania. Oppure c’era un secondo gruppo - tipico nella strategia dei qaedisti - che preparava la sorpresa di morte.
Si è discusso a lungo sull’autenticità del messaggio, ma quel che conta è che i gruppi qaedisti si sono messi al lavoro per portare avanti questa missione. Lo dimostrano i massacri di Sharm El-Sheikh, gli attacchi in Arabia Saudita, i ripetuti piani sventati in Giordania, le infiltrazioni in Siria, in Libano e, sembra, nella Striscia di Gaza. Le diverse organizzazioni locali tendono anche a usare una sigla che ricorda quella di «Al Qaeda nella terra dei due fiumi» la formazione guidata da Al Zarkawi.
Fonti mediorientali sostengono che il terrorista vuole usare la Giordania come base per estendere il raggio d’azione nella regione. E’ stata creata una formazione di copertura - la «Sahwa Al Kubra» - vengono usati per il finanziamento dei cambiavalute basati a Dubai mentre i mujahidin sono egiziani, iracheni e giordani di origine palestinese. Appartengono a questi ambienti sei attivisti incriminati mercoledì da un giudice giordano. Il gruppo, guidato da due uomini ancora latitanti, voleva attaccare locali pubblici e hotel a cinque stelle frequentati dagli stranieri. Di fatto un avviso di quanto stava per accadere. Forse le autorità avrebbero dovuto stare più in guardia, tenendo conto che i capi della cellula erano ancora in libertà. Per la polizia erano scappati in Libano, forse sono rimasti in Giordania. Oppure c’era un secondo gruppo - tipico nella strategia dei qaedisti - che preparava la sorpresa di morte.
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