Da La Repubblica del 11/11/2005

Il ministro alla Camera evoca la banlieue parigina: "Un problema futuro, ma potremmo piangere anche noi"

"Periferie a rischio anche in Italia"

Pisanu sul Cpt di Lampedusa: ci sono stati disagi ma non abusi

di Claudia Fusani

ROMA - È, per ora, un problema che riguarda «il futuro». Ma se l'Italia non saprà gestire il duplice problema del controllo dei clandestini e della loro integrazione, «due facce della stessa medaglia», i roghi delle banlieues francesi «potranno essere un problema su cui avranno da piangere anche le periferie italiane».

Il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu risponde nell'aula di Montecitorio all'onorevole Luciano Violante e ai ds che lo hanno interpellato sulla gestione dei Centri per gli immigrati clandestini, primo tra tutti quello di Lampedusa. Dice, Pisanu, che, contrariamente a quanto sostenuto nel reportage dell'Espresso, nel Cpt di Lampedusa ci sono sicuramente «disagi gravissimi e umanamente inaccettabili ma non sono stati commessi né reati né abusi». Così risulta dall'inchiesta interna del prefetto e del colonnello dei carabinieri, nella duplice veste di controllati e controllori. «Attendo l'esito dell'inchiesta della magistratura - aggiunge il ministro - convinto che le sue conclusioni non saranno lontane dalle nostre». Dice anche, Pisanu, che «i Centri vanno anzi aumentati di numero e migliorati nelle strutture» e spiega un piano speciale che riguarda l'isola di Lampedusa, dove è stato nominato il commissario ad hoc Dioniso Spoliti, e più in generale la Sicilia dove saranno aperti in pochi mesi tre nuovi Centri: Porto Empedocle, Agrigento e Caltanissetta. Infine un avviso all'Unione europea, molto critica con Pisanu in questi ultimi mesi: la verità è che in questi anni di emergenze continue Bruxelles ha fatto poco o nulla per il problema dell'immigrazione clandestina, «ed io non intendo farmi ascoltare da quel parlamento se è un modo per mettere pregiudizialmente in stato d'accusa il governo». In materia di immigrazione, arringa Pisanu, «abbiamo molto da discutere, poco da rimproverarci ed ancor meno da nascondere».

Ma è «l'ondata migratoria» che sale dal sub-Sahara e dal Corno d'Africa che preoccupa il ministro: «È così ampia e tumultuosa da travolgere le limitate capacità di contenimento di alcuni paesi nordafricani e da mettere a durissima prova quelle della Libia». E lo sfruttamento dei clandestini è «sempre più spietato e disumano». Così, nel giro di due giorni, il ministro corregge in parte se stesso sul destino delle periferie italiane. Martedì, sempre alla camera, Pisanu aveva detto che nel paese «le insidie maggiori non vengono dalle periferie urbane degradate ma dal terrorismo, dalla criminalità organizzata e dall'eversione interna». Ieri la correzione: «Se non riusciamo a far funzionare al meglio il sistema dei centri di permanenza e ad evitare l'emarginazione degli immigrati regolari, la situazione precipiterebbe a tal punto da costringere il governo a scegliere tra anarchia e repressione» e anche le periferie italiane, «non certo paragonabili alle banlieues francesi», diventerebbero un serio problema.

Un'analisi, quella di Pisanu, che quasi coincide con quella del leader dell'Unione Romano Prodi che all'inizio della settimana aveva detto: «Per le nostre periferie è solo questione di tempo». La via da intraprendere è, secondo il ministro, una sola: «Governare l'immigrazione senza la politica dei muri. Solo il dialogo e la lotta sistematica ad ogni forma di emarginazione sono le chiavi per evitare prove durissime» come quelle francesi. Ha convinto quasi tutti Pisanu, a cominciare dall'opposizione. Violante lo ringrazia per la risposta «positiva, seria e civile».

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