Da RaiNews24 del 22/10/2005
Originale su http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=57480
Mafia. Il pentito Giuffre': Cosa Nostra sospettava che Provenzano fosse un confidente
Milano - Cosa Nostra sospettava che Bernardo Provenzano fosse un confidente dei carabinieri. Il giorno dopo l'accusa lanciata da Piero Grasso sulla latitanza 'protetta' del boss mafioso, e' un pentito, Antonino Giuffre', a parlare dei dubbi dei 'capi' su presunti legami tra Provenzano e le forze dell'ordine.
Giuffre' parla nell'aula bunker di Milano dove, per due giorni, si e' trasferito il processo palermitano avviato contro il direttore del Sisde Mario Mori e il colonnello Sergio De Caprio, il 'capitano Ultimo', accusati di favoreggiamento aggravato per la mancata perquisizione del covo di Toto' Riina nel giorno del suo arresto. "All'interno di Cosa Nostra -dice Giuffre', scegliendo quasi le parole- c'era una voce, che serpeggiava. C'erano persone che mettevano in dubbio l'integrita' dello stesso provenzano, come se fosse un confidente dei carabinieri". La 'voce', spiega poi Giuffre', veniva da Catania, "dal gruppo dei Mazzei". Ma non solo. Il pentito ricorda di averne parlato anche con Eugenio Galea, quindi non uno qualsiasi, ma uno "che veniva mandato direttamente da Nitto Santapaola".
"Ne parlavano un po' tutti", aggiunge Giuffre' che gia' nel novembre del 2002 aveva riferito ai magistrati che queste 'voci' non venivano fatti solo in riferimento a fatti specifici. Lui pero' "quando Provenzano stesso mi chiese se io ci credevo a queste voci, siccome non ne avevo la prova, gli risposi di 'no"'.
Giuffre' parla nell'aula bunker di Milano dove, per due giorni, si e' trasferito il processo palermitano avviato contro il direttore del Sisde Mario Mori e il colonnello Sergio De Caprio, il 'capitano Ultimo', accusati di favoreggiamento aggravato per la mancata perquisizione del covo di Toto' Riina nel giorno del suo arresto. "All'interno di Cosa Nostra -dice Giuffre', scegliendo quasi le parole- c'era una voce, che serpeggiava. C'erano persone che mettevano in dubbio l'integrita' dello stesso provenzano, come se fosse un confidente dei carabinieri". La 'voce', spiega poi Giuffre', veniva da Catania, "dal gruppo dei Mazzei". Ma non solo. Il pentito ricorda di averne parlato anche con Eugenio Galea, quindi non uno qualsiasi, ma uno "che veniva mandato direttamente da Nitto Santapaola".
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